Mille e una notte. Anzi, 1001 profumi d’Egitto.

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Duello all’ultimo centesimo in un mercato egiziano.

 

Questa è la nostra avventura del Dicembre 1967 nel suq di Khan al-Khalili al Cairo.

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Il negozio è una vera scenografia teatrale, degna della pittura orientalista dell’800, con divani, poltrone, tende, musica in sottofondo e profumi nell’aria.

Si chiama infatti “1001 Perfumes”, o forse “1001 Nights Perfumery”.

Prologo

Dove si scopre di vivere un deja vu mai vissuto prima. Non da noi e forse nemmeno da altri.

 

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Il Maestro Profumiere e proprietario della Galleria, elegante e colto signore sui 50-60 anni, parla un inglese impeccabile e ha più classe in quel ruolo che non David Niven. Ci accoglie come vecchi amici che si rivedono con piacere e commozione dopo una lunga assenza. Appare, anzi è davvero felice che noi si sia tornati (?) da lui : che lui e noi si sia finalmente di nuovo insieme. Mai visti prima.

 

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Non ricordo il suo nome, potrebbe essere il padre dell’oggi famoso profumiere Mamdouh Youssef Riad. Lui (d’ora in poi con la Maiuscola) ci fa accomodare in salotto. Quasi a riprendere un discorso lasciato interrotto tra noi, batte una sola volta lievemente le mani ed ecco, senza bisogno di nessuna sua richiesta, che arrivano due silenziosi assistenti. A quattro mani, dividendosi l’onere e l’onore gli recapitano un gigantesco album rilegato in pelle :

 

book-cover

 

 

 

Con un lieve cenno della mano Lui ordina che l’album venga posato, chiuso sulle mie ginocchia. Saranno 40 chili. book cover

Poi Lui si china leggermente in avanti, verso di me, e con la stessa sacralità di un sacerdote che scoperchia il Santo Graal,
lentamente solleva la pesante copertina dell’album.

Lo apre.

Appaiono all’interno pagine e pagine scritte da visitatori ospitati lì prima di noi :

 

guest-book

 

 

Ecco le firme di Jacqueline e John Kennedy … di famiglie reali europee ed asiatiche … di politici e uomini di stato internazionali … colgo al volo la firma di Clementine Hozier (chi è ?) con Winston Churchill (ah !) … di Farah Diba e Mohammad Reza Pahlavi  … di Henry Kissinger da solo.

Ognuno dei visitatori ha scritto con la sua calligrafia e con inchiostri di diversi colori, un pensiero, un’emozione, un ricordo : frasi di una verità indiscutibile.

Ovviamente Lui non ci impone la lettura dell’intera rassegna delle celebrità mondiali. Quasi scusandosi per la sovrabbondanza di reverenti testimonianze, con un altro silenzioso cenno invita i due assistenti a prelevare delle mie ginocchia l’album. E’ evidente che a richiesta lui potrebbe mostrarci altri “Guest Book”, altre dimostrazioni autografe di ammirazione e riconoscenza per lui e per i suoi profumi da parte di personalità risalenti come minimo all’Egitto predinastico.

Atto Primo

Dove si crede di compiere una scelta già scelta da altri.

Fatto rientrare dietro le quinte l’album, come seguendo un millenario rituale, senza minimamente parlare di profumi, il nostro anfitrione ci accompagna davanti a una serie di stupendi contenitori di cristallo. Sono anfore, bocce e boccette, bottiglie e bottigliette, ampolle e ampolline, flaconi di vetro soffiato, forme bizzarre, alcune slanciate ad evocare i minareti, altre panciute. Una addirittura è una colombina o un ibis.

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Forse dovremmo sceglierne una, ma non ce ne viene concessa l’opportunità. Non c’è nulla da scegliere perché,
senza la minima esitazione ci indica Lui tra le infinite diverse forme e dimensioni, una scultura di cristallo, bellissima e pesantissima.
Elegante, sofistica, sensuale (?) non è una boccetta qualsiasi : è ‘LA boccetta’ :

 

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E’ ovvio che soltanto quella e nessun’altra è la più bella, la più giusta per Giovanna, l’unica boccetta tra “1001 boccette” che è stata inspiegabilmente ma indubitabilmente creata anni e forse secoli fa per il profumo di cui ancora nessuno di noi ha minimamente fatto cenno. Noblesse oblige.

 

Atto Secondo

Dove non basta la pelle del mio amore. Allora anch’io ho dato una mano; anzi : due braccia.

Arrivano ora, portati in una silenziosa processione di addetti, preziosi cofanetti di legno intarsiato in oro e avorio. Ci starebbero bene anche incastonate delle pietre preziose, ma non ci sono.

Ad uno ad uno aperti, ogni scrigno mostra all’interno alcune preziose fiale appoggiate nel velluto. O forse è seta purissima. All’interno di ogni fiala liquidi densi e coloratissimi.

Con il tappo che all’interno della fiala si prolunga in un ago di cristallo sottilissimo, quasi un raggio di luna, il sacerdote sfiora, forse nemmeno tocca il polso di Giovanna … posa forse una goccia, forse ancora meno di una goccia …

Si attende qualche istante, immobili ………. poi con un’impercettibile cenno di sopracciglia l’Officiante concede a Giovanna l’autorizzazione ad annusare dove si è posato il profumato raggio di luna … Giovanna si concentra … riflette …  annusa ancora un volta … lei e Lui si guardano negli occhi. Non una parola !
Il giudizio è evidente e immediato, senza bisogno di verbalizzarlo.

Si passa a un’altra fiala e si ripete il rituale. In silenzio.
C’è nell’aria una concentrazione di tutti i presenti così intensa che si potrebbe affettarla.
Non soltanto qui tra noi : è come se l’intero suq brulicante di voci, di suoni e di odori fino ad un attimo fa,
ora quasi folgorato dall’apparizione del raggio di luna si sia improvvisamente immobilizzato,
in attesa del responso di Giovanna :

 

3-buono-stretto

 

E ogni volta il responso – espresso in assoluto silenzio, solo con uno sguardo prolungato e intenso tra Giovanna e il sacerdote – arriva.
Inesorabile.

Il rito si ripete per sette-otto volte, però non può prolungarsi all’infinito. Infatti esaurito lo spazio praticabile sui polsi e sugli avambracci di Giovanna, vengo coinvolto anch’io. Divento per qualche minuto una ‘mouillette’, la speciale striscia di carta assorbente utilizzata in profumeria per apprezzare e valutare la qualità e l’evoluzione di un profumo. Pratica eretica perché è noto persino a noi che ogni profumo reagisce diverso su ogni diversa persona, ma certo mai avrei osato opporre resistenza al cortese ma implacabile invito a denudare i miei avambracci. Eppure no : nonostante tutto, non ci siamo.

Esaurite le superfici di pelle disponibili ed estenuata la nostra olfattiva possibilità di distinguere un profumo da un altro, Lui ci comunica che dovremo ritornare il giorno successivo.

Non è nemmeno in discussione se noi vogliamo o possiamo tornare il giorno dopo.
Lui sa che così deve essere e noi due ci chiediamo : chi siamo noi per mettere in discussione una così monolitica decisione ?

Torniamo, credo, non solo una volta, ma due volte in giorni successivi.

 

2-esterno
Torniamo e finalmente arriva l’attimo preciso della Rivelazione. Ecco è questa, e non poteva essere altro che questa l’essenza così a lungo cercata.

“Satori” direbbe un monaco zen. “Samādi”, direbbe un guru indiano. “Estasi” per noi mistici occidentali.

«Eὕρηκα!»grida al cielo Archimede correndo nudo per le vie di Siracusa :

 

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corre

 

“Eureka !” ripete Archimede Pitagorico dalle strip di Topolino :

pitagorico

 

C’è !

Il Profumiere Indiana Jones è davvero felice : ha trovato il tesoro a lungo ricercato. Felice lui, figurarsi se non siamo felici noi due, stremati da troppe decisioni da prendere in decimi di secondo, strafatti di aromi profondi e persistenti e in crisi di astinenza di aria pura. Meglio lo smog di Milano dopo settimane senza vento,  meglio il freschìn’ in Pescheria quando sbaraccano i banchi del pesce a Rialto, piuttosto che questa vertigine di profumi.

A questo punto, avendo scelto (Lui !) la preziosa boccia di cristallo che Giovanna senza saperlo preferisce
e avendo deciso (Lui) l’essenza –  l’unica tra 1000, anzi tra 1001, e comunque 960 di sicuro, se guardi la boccetta in fondo a destra :

990-di-sicuro

 

l’unica perfetta per Giovanna – ineluttabile arriva il momento di affrontare la questione del prezzo.

(a parte)


( A parte’ è la battuta che un attore dice rivolto al pubblico o fra sé e sé. Le parole detta ‘a parte’ non le sentono gli altri personaggi in scena, che pure sono lì accanto a lui. In questo caso le parole qui di seguito non le sente nessuno nel negozio di profumi del Cairo).
Siamo al Cairo reduci da lunghe contrattazioni con i cocchieri di Luxor e con i barcaioli di Assuan. Abbiamo così imparato (teoria e pratica) che sarebbe estremamente offensivo accettare tout court il prezzo richiesto. Ancora più offensivo poi sarebbe chiederne una riduzione senza allegare alla richiesta di sconto dettagliate e coinvolgenti giustificazioni. Il galateo locale esige da parte nostra una lunga e accanita contrattazione e in quella io mi tuffo. Ovviamente è una questione tra uomini; Giovanna assiste in silenzio e partecipa ostentando signorile indifferenza. Si tratta di vile denaro, la cosa non la riguarda. Le è consentito annuire, non troppo spesso. A Luxor, poi ad Assuan, persino ad Abu Simbel abbiamo studiato e poi provato e riprovato. Dopo queste lezioni di teoria mediorientale e pratica egiziana il metodo Stanislavskij e l’Actors Studio diventano esercizi per principianti. La Commedia dell’Arte l’abbiamo insegnata noi italiani al mondo. Non sarà un profumiere cairota a mettermi in soggezione.

Certo, bisogna seguire un copione, una traccia di testo, ma si gioca e si vince soprattutto con fulminee improvvisazioni, spesso dettate dalla natura dell’ultima argomentazione proposta dall’interlocutore.
Il cocchiere di Luxor parla della sua numerosa famiglia ? Noi inventiamo una figliolanza mai avuta. La prole (peraltro inesistente) io però adesso non mi limito a dichiararla : cavo teatralmente dal portafoglio le fotografie dei figli. Sono due bambini, maschio e femmina, i figli di mia sorella e sono da giorni la mia arma segreta. Già molto mi hanno aiutato.

A Luxor il primo giorno infatti avevo incautamente confessato che Giovanna ed io siamo sì sposati, ma non abbiamo figli.

Niente figli ? ! ?

luxor

 

Il cocchiere tirò le redini del suo macilento cavallino, mi fece scendere dalla carrozza e salire a cassetta accanto a lui.  Riprese la marcia e poi sottovoce, per non farsi sentire da Giovanna, si offrì di procurarmi miracolose cure o incontri con persone per superare la mia infertilità. Per fortuna avevamo con noi una fotografia dei figli di mia sorella e così il secondo giorno per il secondo vetturino e da quel giorno per tutti i nostri nuovi amici egiziani, noi non solo avevamo già due figli, ma ne mostravamo pure la foto. QED.


Fu proprio grazie ai miei figli, di cui l’avevamo nominato “zio”, che il gigantesco barcaiolo di Assuan mi prese in simpatia. Per molte sere al tramonto io ebbi l’onore di manovrare la gigantesca barra del timone e di condurre io la sua feluca. Era così grossa e pesante la barra di quel timone che non potevo cingerla con le due mani e la potevo spostare solo sdraiandomici sopra ;

 

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Fu proprio con me al timone, per la mia ignoranza del Nilo e per il silenzio totale della grande vela latina, che una sera arrivammo inattesi e silenziosi dove non saremmo mai dovuti capitare : un’ansa segreta del fiume. Lì, in piedi vicino alla riva, alcune donne si stavano bagnando nude. Appena videro la barca che si avvicinava, tutte rapidissime non si coprirono come avrebbero fatto le nostre donne, il pube e il seno : si coprirono il viso.

Usciti dall’imbarazzante situazione con lui al timone, chiesi il perché di quello stranissimo comportamento. Il barcaiolo saggio mi spiegò :
“Se una donna si copre il viso, tu non sai chi è, non puoi riconoscerla … Nessuno potrà mai dire di averla vista nuda”.
Millenni di cultura concentrati in un unico gesto, geniale ed essenziale.

Anni dopo ho ritrovato lo stesso gesto di una donna che, sorpresa nuda, si copre con le mani il viso per non farsi riconoscere in due insolite sculture.

La prima è un minuscolo bronzetto del Sud dell’India : davvero raffinato ed erotico.
E’ una fanciulla pudica e impudica.
E’ maliziosa e provocante : infatti si nasconde il viso coprendolo con le mani, (pudore ?)

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.. però nasconde dietro la schiena un serpente (tentatore) ?

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La seconda scultura è una fionda (“potomo waka”) dell’etnia Baule sulla Costa d’Avorio.
E’ un pezzo molto raro e in più di 50 anni non ne ho mai visto un altro simile.
E’ una donna impudica ma pudica e materna. Fa tenerezza perché rappresenta una donna incinta e pudica,
perché sorpresa nuda si copre il viso con le mani.
Porta il suo piccolo all’interno del ventre : il pargolo è ancora informe, però già si muove e si fa sentire :
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(finisce qui la parte ‘a parte’)

 

Atto Terzo

Dove si scopre che la strada più lunga è arrivare a metà strada.

Il prezzo in questione, pensiamo noi, comprenderà l’ampolla di cristallo, l’essenza preziosa e la spedizione in Italia.
Siamo preparati ad una cifra notevole. Niente al confronto della cifra che propone Lui.

E’ un prezzo simpaticamente esagerato : folle. Con quella cifra si potrebbe probabilmente comprare e restaurare un antico palazzo da queste parti,
oppure organizzare una spedizione di 100 cammelli (in realtà, dromedari) e 100 cammellieri (non ci sono i ‘dromedarieri’)
per acquistare qualche tonnellata di sale a Timbuctù.
Andata e ritorno, tappe in oasi gestite dal Club Med, bungalow con AC e doppi servizi e vitto all you can eat compresi, of course.

 

carovana

 

 

Ma è

 

 

 

evidente che quella prima cifra non è una sua richiesta di denaro : è la prima pennellata di un dipinto ancora tutto da inventare.
E’ la prima nota di una jam session ancora tutta da improvvisare.

Gli strumenti sono accordati, i musicisti sono preparati … suona il primo gong.

‘Noble Art’ ai suoi più raffinati livelli.

Noi non possiamo deludere un ospite che si è dimostrato finora così generoso di sé e del suo tempo.
Il riscaldamento pre-partita è terminato, inizia la contrattazione vera e propria. Prima si trattava di preliminari :
necessari, come in altre situazioni; divertenti, se ben condotti;  ma non sostanziali.

A lui il primo servizio, a noi la prima risposta.

Per motivare la sua drammatica impossibilità a calare quel prezzo Lui sfiora il tema della salute
ed elenca costosi interventi chirurgici da affrontare a breve ? Noi diventiamo entrambi gravissimi
e praticamente già sulla soglia della sala operatoria.
Ci asteniamo di allegare cartelle cliniche e referti ospedalieri, ma certo il gesto sarebbe stato apprezzato.

Ovviamente è ovvio che nessuna delle due cifre fino a questo momento proposte ha la minima ragion d’essere :
sono due trampolini, uno esageratamente troppo alto, l’altro così basso da finire addirittura sott’acqua,
da cui sarà divertente per Lui tuffarsi e per noi riemergere.

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E soprattutto si divertono. E si rispettano.

Ognuno di noi espone appassionatamente le sue ragioni e poi ascolta con estrema attenzione e partecipazione le risposte dell’altro.

Ogni mia risposta inizia così :

“Certo, quanto mi dici è una validissima ragione per non calare il tuo prezzo. Io ti capisco e sono d’accordo con te.”

Ho ceduto, forse ? Assolutamente no : non posso e non devo cedere. Se lo facessi deluderei profondamente il mio avversario.
Si sentirebbe offeso, quasi che io abbia rinunciato alla lotta perché non lo considero degno di competere con me.
La ragione che si dà ai bambini, ai troppo vecchi o ai pazzi sarebbe qui offesa imperdonabile.

Guai a farlo. Guai non soltanto per il tuo portafoglio, ma soprattutto per la stima che lui e i suoi assistenti dentro la galleria
e gli astanti e i passanti e praticamente l’intero suq qui fuori ti hanno concesso.
Uno dei due protagonisti, il detentore del titolo, è ben noto e stimato. L’altro (io), lo sfidante è tutto da scoprire.
Ci sono grandi aspettative sul mio stile di combattimento e non posso assolutamente deluderle.
Siamo nel cuore di un’antichissima civiltà, dove ogni atto umano è oggi il risultato e il frutto di secoli e millenni di raffinatissimi perfezionamenti.

In questo confronto, che è sì uno scontro, ma prima ancora un incontro, è lo stile che viene giudicato e apprezzato; il risultato è irrilevante.
“Quello che conta è il percorso del viaggio, non l’arrivo” (T.S.Eliot).
Quando vai a teatro a sentire un’opera lirica, tu giudichi le interpretazioni; la partitura non hai nemmeno bisogno di portartela in sala :
la sai a memoria.

(Mi sia qui consentita una parentesi : Toscanini era abituato a dirigere senza spartito

toscanini

 

Una volta gli fecero notare che quel giorno però non dirigeva a memoria perché aveva sul leggio un foglio con delle note.
Rispose : E’ lo spartito del prossimo concerto”. Un maestro, anche di ironia.)

 

Nel duello in corso, in risposta ad ogni Sua argomentazione, a me tocca perciò non soltanto rispondere sul suo tema per azzerarne l’efficacia, ma subito dopo anche improvvisare altri motivi, che so o immagino capaci di aprire una breccia nelle mura a difesa del prezzo richiesto dal mio interlocutore. Il suo prezzo via via sta scendendo, la mia offerta via via sta salendo, ma siamo comunque ancora a distanze siderali l’uno dall’altro.
Devo contrattaccare, devo sorprenderlo, devo convincerlo, devo soprattutto mostrarmi un così accanito e creativo avversario da meritare di affrontarlo e da giustificare agli occhi del mondo quella che sarà alla fine la sua affettuosa benevolenza. Devo consentirgli di fare esattamente quello che lui ha già deciso di fare, ma che farà soltanto se io me ne sarò mostrato degno. Nel 1967 Basaglia non era ancora intervenuto; o forse sì, li aveva già aperti i manicomi almeno in Egitto e questo giustificherebbe i nostri folli comportamenti.

Tra una ripresa e l’altra, scanditi da un invisibile e inaudibile gong, arriva bollente il vassoio del tè,
costantemente rinnovato e sempre più arricchito di optional letali :

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Round successivo. Adesso Lui non può proprio calare il prezzo perché è reduce da tremende disavventure economiche ?
Noi siamo sul lastrico, venuti in Egitto per sfuggire ai creditori e ai loro segugi riscuotitori. Gong. Sorsi di te.

Gong. Lui tra poche ore dovrà fare un notevole prestito a un amico fraterno in gravi difficoltà ?
Noi il prestito lo abbiamo già fatto a un amico poi scomparso senza ricordarsi di noi nel suo testamento,
se non per affidarci cura e sostentamento di vedove (al plurale) ed eredi. Gong. Sorsi di te.

Il prezzo dell’essenza – l’unica tra 1000, anzi tra 1001 essenze, l’unica perfetta per Giovanna e che proprio per questo
mai e poi mai avremmo potuto lasciare al Cairo senza portarne con noi almeno la quantità contenuta nella boccia (già scelta) di prezioso cristallo –
è oggetto di una contrattazione condotta da entrambe le parti con raffinata dialettica e ricchezza di argomenti.

Alla fine inesorabilmente dobbiamo arrenderci alle più cogenti ragioni della sua reale impossibilità a concederci,
dopo averlo molto ridotto dalla sua prima richiesta, un’ulteriore riduzione del prezzo.
Siamo però arrivati a poco più del 10 % rispetto al primo prezzo da Lui richiesto.

Siamo all’ultimo round. Gong. Lui capisce e giustifica che io chieda un ulteriore sconto : è previsto dal rituale. Ma quell’ulteriore sconto – che pure lui con tutto il cuore, se soltanto  avesse potuto, ma proprio non può, di slancio ci avrebbe concesso – non può proprio farlo. Già così è pesantemente in perdita. Insistere ulteriormente sarebbe quasi crudele da parte nostra, nei confronti non soltanto di lui, ma anche della sua famiglia, ascendenti e discendenti compresi. E anche del personale del suo negozio : verrebbero tutti su due piedi immediatamente licenziati, senza ricevere la paga, gli stipendi arretrati e il  TFR (peraltro non previsto nemmeno nei papiri). Ma c’è di peggio : se lui calasse ancora un poco il prezzo, inesorabilmente per effetto domino, non solo il negozio di profumi, non solo il bar che porta a ripetizione te e pasticcini, ma l’intero suq precipiterebbe sul lastrico.
Sin dai tempi dei Faraoni (molto prima di perciò di Alan Turing nel 1950 e Edward Lorenz nel 1962) da queste parti si sa benissimo
che il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
Figuriamoci che caos cosmico può procurare un eccessivo sconto del profumiere !
farfalla-1

 

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Sipario, applausi, chiamate, ovazioni, commozione, guardaroba e si esce da teatro ? Assolutamente no  : manca il … coup de théâtre !

Per la spedizione di boccia ed essenza in Italia, Lui con grande signorilità e munificenza, prima ancora di comunicarcene il costo,
dice che a noi, perché siamo così gentili e simpatici, la spedizione intercontinentale la offre Lui. Noblesse ri-oblige.
La classe non è acqua. La classe da queste parti è il rarissimo profumo di muschio bianco,
he con il muschio che noi mettiamo nel Presepe non ha proprio nulla a che fare.

 

INTERVALLO

(A teatro l’Intervallo serve per sgranchirsi le gambe, fare due passi, andare nel Foyer per vedere chi c’è e soprattutto farsi vedere e magari bere qualcosa. Si può fare anche la coda alla toilette, ma non è elegante né qui evocarla né a una certa età subirla. Elegante e intelligente invece quando entri in un teatro per te nuovo è individuare la toilette prima ancora di prendere posto e memorizzare il percorso per raggiungerla. Così all’Intervallo in caso di necessità ci arrivi con largo anticipo sugli altri spettatori che si mettono solo allora a una vana e pressante ricerca.

In questo caso invece, volendo, si può dedicare questo “INTERVALLO DI LETTURA” a una sorprendentemente analoga esperienza di contrattazione, messa in scena al mercato del pesce di Barletta dal professor Spinazzola, preside del locale Liceo Classico e da un pescivendolo colto ed arguto. Risale a una decina d’anni prima della visita al suq del Cairo, 1957 circa.

La si può leggere qui : http://www.francobellino.com/?p=3554.

“La disfida di Barletta. Commedia in tre atti e tre chili. Di triglie”

 

Atto Quarto
(Sì lo so, di solito gli atti sono 3, ma qui siamo al Cairo)

Siamo alla fine dell’ultimo di questi quotidiani irrinunciabili incontri. Tutto è stato contrattato e deciso e pagato : ci si dedica perciò, estenuati ma felici come dopo un travagliato travaglio,  ad un affettuoso breve saluto (circa un’ora, a tramonto ormai inoltrato). Sono parole e minuti di sinceramente afflitti commiati, promesse di nuovi incontri, di benedizioni (Sue a noi) per il viaggio e per il lavoro, per nuova e numerosa prole e per la vita. Auguri e benedizioni estendibili a parenti, ascendenti e discendenti. Appassionato impegno di incontri futuri sia in Egitto che in Italia, ma irrinunciabili.

Noi partiamo dal Cairo, torniamo a Milano e ……………

 

…………….… a Milano non ci arrivò mai nulla.

 

Fu giusto così !
Il prezzo che noi avevamo pagato per lo spettacolo offerto, per le ore sorprendenti e gioiose, per la entusiasmante sfida intellettuale ed emotiva (altro che la “Sinfonia di parole crociate”, autentico rompicapo pubblicato con l’avvertenza : ‘Gioco difficilissimo destinato a solutori abilissimi. Questo schema è stato volutamente costruito per disorientarli’, cito dal Numero 4.623 Anno 89 della Settimana Enigmistica) e per i numerosi tè che arrivavano immancabilmente sempre accompagnati da minuscoli proiettili di colesterolo compresso, armi letali travestite da palline fritte dolcissime (‘zalabya’ o ‘loukmet el-qadi’ ?) era più che onesto, indipendentemente dall’arrivo o meno a casa nostra di boccia ed essenza.
Nessun rimpianto. Bellissima esperienza e dolce ricordo.

 

INTERVALLO

(Un altro ??? Sì, lo spettacolo sembra finito. Sembrerebbe il momento di applausi, chiamate, ringraziamenti, richieste di bis, ecc. Ma come ci ha insegnato il grande Lindsay Kemp anche il momento dopo-lo-spettacolo può diventare a sua volta spettacolo. E quindi io chiamo questa pausa INTERVALLO. Suggerisco per questo secondo e ultimo INTERVALLO DI LETTURA  la cronaca in presa diretta di una contrattazione di alto livello per un oggetto di alta epoca combattuta attorno ad un prezzo di altissima quota, capace però – grazie alla contrattazione – di ascendere a quote ancora più elevate :

http://www.francobellino.com/?p=1887

“Dialogo di un venditore innamorato e di un astuto compratore”)

 

Prima Replica

Dove i nostri Eroi di nuovo in Egitto, affrontano temerari (ma anche incoscienti !) le stesse temibili avventure del loro precedente viaggio. 

 

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(Azzardo una seconda parentesi. Quando hanno successo gli spettacoli teatrali si replicano. George Bernard Shaw invita alla prima di un suo spettacolo Winston Churchill. Gli manda un telegramma : “Ho riservato due posti per Lei. Venga con un amico, se ne ha uno”.

Fulmineo telegramma di risposta di Churchill : “Impossibile venire alla prima. Verrò alla replica, se ce ne sarà una”.

Beh, il nostro viaggio in Egitto invece era stato un successo perciò ebbe una replica.)

 

Tornammo dal nostro Maestro Profumiere di fiducia uno o due anni dopo : ci accolse come vecchi nuovi amici, ci mostrò l’album dei ringraziamenti, con le firme di Jacqueline Kennedy e Aristotele Onassis (Guest book up to date, aggiornatissimo) e altri nomi famosi, con frasi di una bellezza e verità che stordiva. Forse nel pesantissimo album c’era anche il ringraziamento che nella nostra visita precedente io avevo scupolosamente e in bella calligrafia scritto in inglese e fatto firmare anche a Giovanna, ma non controllai : mi sembrò poco elegante verificarlo e nel caso l’avessi trovato mostrarlo e auto-citarmi.
Come da rituale Lui ci fece scegliere (scelse Lui) un’ampolla di cristallo bellissima e altissima, a forma di minareto :

minareto

In vari incontri nei giorni seguenti, ma più rapidamente della volta precedente arrivammo a definire l’essenza più adatta per Giovanna …

contrattammo a lungo  il prezzo dell’essenza, con raffinata dialettica e ricchezza di argomenti a sostegno delle rispettive contrapposte tesi,
(questa volta io, reso esperto, sciorinai foto di nuovi numerosi figli  e parenti a carico e una serie di nuove motivazioni a favore dello sconto.
Tutti tentativi naufragati inesorabilmente di fronte ad altrettanto nuove e più cogenti ragioni della sua reale impossibilità
a concedermi quello sconto che pure lui con tutto il cuore, se soltanto avesse potuto, di slancio ci avrebbe concesso. )

Mancava sempre qualcosa. E infatti Lui con inaspettata signorilità e sorprendente munificenza –
vero coup de théâtre, altro che il deus ex machina dei tragici greci ! -  ci disse che per la prinm volte nei suoi decenni di carriera
e per la prima volta nei secoli di attività del suo negozio, a noi, perché eravamo così gentili e simpatici,
la spedizione intercontinentale, forse persino con aereo privato, la offriva lui.

Rimanemmo a bocca aperta. La spedizione la offriva lui ! Non dovevamo pagarla !!!
Chi se lo sarebbe mai aspettato ?

Senza dirlo ad alta voce noi sperammo che questa volta lui cambiasse il corriere. O almeno contattasse un corriere.

 

Seguì quasi un’ora di sinceramente afflitti commiati, promesse di nuovi incontri e benedizioni (sue a noi) per il viaggio e il lavoro e la vita,
estendibili a parenti, ascendenti e discendenti, e impegno di incontri futuri sia in Egitto che in Italia, ma irrinunciabili.

 

Noi partimmo dal Cairo, tornammo a Milano ………

 

……….. e a Milano anche questa volta non ci arrivò mai nulla.

 

Una volta di più fu giusto così.
Il prezzo dello spettacolo offerto anche questa volta, uno show assolutamente nuovo e coinvolgente,
come se non l’avessimo mai già vissuto identico;
il prezzo per quei posti in primissima fila e per le innumerevoli tazze di tè, sempre inesorabilmente accompagnate
da bombe di colesterolo (‘LDL’, quello cattivissimo)

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il prezzo delle decine di gocce di diverse essenze sulle braccia di Giovanna e sulla mie;
il prezzo di ore e ore di totale appassionata dedizione e brillante conversazione;
il prezzo per l’opportunità che mi era stata concessa di interpretare da protagonista
uno spettacolo internazionale e originale e irripetibile (si spera); ebbene sì :
era un prezzo più che onesto.

 

Era come uno spettacolo di Tadeusz Kantor : potevi rivedere, abbiamo rivisto più e più volte, la sua “Classe morta”,
diretta da lui che si muoveva silenzioso in scena tra i suoi attori ed era ogni volta uno spettacolo nuovo ed emozionante :

 

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Era come chiamare alla ribalta per un ulteriore applauso Lindsay Kemp :

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Finito lo spettacolo, calato il sipario, quando Kemp usciva per i ringraziamenti,
ogni nuova chiamata alla ribalta era un nuovo spettacolo :

 

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.. nuovi gesti, nuove azioni di tutta la Compagnia, ogni volta un nuovo diverso modo di abbracciare tutto il pubblico,
di far diventare ognuno di noi, ogni spettatore protagonista.

Nessun rimpianto. Anche questa “Prima replica” bellissima esperienza e dolce ricordo.

 

Seconda replica.

Dove si immagina che i nostri due Eroi potranno in un futuro post-Covid tornare in Egitto e quindi ineluttabilmente
di nuovo affrontare il duello all’ultimo centesimo per ottenere un prezioso profumo per qualche dollaro in meno.

Ancora in progress ma con scarse probabilità di attuazione.

 

 

Nota 1

Confiteor. Ammissione di inadeguatezza.

L’autore di questa pièce ha sempre viaggiato astenendosi rigorosamente dal portare con sé qualsiasi strumento per la registrazione di immagini : ovviamente non telefoni cellulari (di cui in quegli anni nemmeno la fantascienza sospettava la futura esistenza e folle diffusione), né macchina fotografica, né cinepresa o telecamera, che pure gli sarebbero state ampiamente e gratuitamente disponibili avendo egli lavorato per circa 30 anni nella più importante Casa di Produzioni cinematografiche e televisive d’Italia nel ramo pubblicitario.

Egli per guadagnarsi da vivere inventava storie per immagini, ma si asteneva dal registrare immagini di sé e dei suoi viaggi.

I selfie non erano ancora stati inventati o si chiamavano “auto-ritratti” ed erano quindi opera di artisti, pittori e fotografi di professione, non di avventurosi esploratori del week-end, andata-e-ritorno in giornata per non pagare l’albergo e colazione-al-sacco per non farsi spellare vivi dai banditi del posto.

Per l’autore di questa pièce non fotografare era una scelta di rispetto e di amore. Era la dimostrazione etica e pratica di assoluto rispetto sia per i luoghi sia soprattutto per le persone che via via in tutto il mondo incontrava. Rispetto per persone che – e ce n’erano ancora ! – ancora pensavano che chi si appropriava della loro immagine, poteva poi anche appropriarsi della loro anima e condizionare la loro vita. Rispetto per culture e personalità che si poteva tentare di conoscere, con cui si poteva forse dialogare, ma che non si potevano derubare.

Quelle persone andavano rispettate, ci si poteva vedere e rivedere, a volte scambiarsi piccoli doni, accettarne l’ospitalità, in certi casi diventare parte della loro famiglia (i Kelker e gli Allred nello Utah; i Gajjar a Rajkot nel Gujarat e gli Agarwal a Johdpur nel Rajasthan), in due casi diventarne fratelli adottivi come Ashya a Udaipur e Redjon a Banjar Bentuyung di Bali), ma non si poteva appropriarsi delle loro immagini, meno che mai della loro anima.

Un bizzarro effetto collaterale di questa sua scelta fu che per decenni, in ogni parte del mondo,
persino in Paesi dove la sua presenza, la sua carnagione, il suo abbigliamento lo indicavano immediatamente come ‘alieno’ e non del posto,
sempre capitò che qualcuno – vedendolo privo di macchina fotografica – lo fermò e gli chiese informazioni stradali.

La logica era questa : quello lì non ha una macchina fotografica, quindi deve essere del posto, forse sa indicarmi dove devo andare.
Qualche volta l’alieno seppe indicare la direzione giusta, perché tornava spesso nei posti che amava
e alla fine li conosceva bene, quasi come uno del posto.

Soltanto una volta, in viaggio con la donna che amava, loro due soli in regioni lontane dai flussi del turismo occidentale,
egli portò con sé un’ingombrante Polaroid prima versione :

 

polaroid-sx-70-chiusa

 

polaroid-sx-70-aperta

 

Lo fece perché quella macchina gli consentiva di regalare a uomini, donne, bambini e anziani le immagini
che uscivano immediatamente ancora tiepide dal gigantesco apparecchio.
Immagini che venivano accolte e religiosamente a lungo osservate sul palmo della mano.
E poi condivise, ma senza darle in mano agli altri : solo mostrate e mantenute a distanza di sicurezza. Guardare e non toccare.

Immagini che per tutti furono un dono prezioso da conservare con precauzione e guardare e condividere con religiosa attenzione.
Per alcuni di loro che vivevano in cima a delle colline in gigantesche case a forma di nave capovolta

celebes-1

 

 

celebes-2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

quella era la prima e unica volta nella loro vita che vedevano un’immagine permanente di se stessi.
Ben diversa e ben più ‘sacra’ che non le immagini di sé viste in specchi d’acqua o in frammenti di specchi o su superfici riflettenti.
Per ringraziarci fummo invitati, unici ospiti occidentali, ad un funerale di gruppo celebrato dopo anni di attesa,
per ardere cadaveri conservati in casa. Una fastosa affollatissima cerimonia costatoaa famiglie poverissime
una cifra che si sarebbe potuta forse rimborsare csoltanto on altri molti più anni di attesa. Ma irrinunciabile.

Una cerimonia dove avvennero sacrifici che chi scrive non ama ricordare. E che nemmeno per un istante pensò di fotografare.
Di quel viaggio infatti egli non ha nemmeno una, una sola foto.

 

Di tanti anni di viaggi non ha immagini, però ha ricordi. Meravigliosi ricordi. A volte ricordi nitidi e coloratissimi. A volte sfocati. A volte evocati da un suono, da un odore, da un nome, da un profumo. Ricordi  che possono nascere dalla lettura di un libro, di un giornale o di una mail , proprio come per questo mio ricordo dei profumi d’Egitto, evocato dal mio antico e amatissimo professore di Bahasa Indonesia, Giulio Soravia. Qualcosa che parla dello stesso argomento o viceversa qualcosa che parla di tutt’altro, ma che misteriosamente ha il poter di far rinascere immagini e sensazioni vivissime di tutt’altro. A volte anche ricordi che tornano in vita grazie a degli appunti di viaggio.

 

Il nostro autore sapeva benissimo che i ricordi svaniscono, sapeva che andare verso il capolinea della sua attuale incarnazione comporta una progressiva e forse totale perdita del suo capitale di ricordi. Perciò in viaggio, quando possibile, la sera prima di addormentarsi annotava i momenti più importanti della giornata appena vissuta. Lo faceva anche Bruce Chatwin, ma lui aveva una Moleskine :

chatwin-best

 

lo faceva anche Peter Beard, ma lui era un artista :

beard

 

 

più modestamente lo faceva anche chi scrive che però usava normalissimi notes con fogli bianchi e senza l’elastico.
Chatwin disse : “Perdere il passaporto era l’ultima delle mie preoccupazioni, perdere un taccuino era una catastrofe”;
nei mei ultimi 11 traslochi i diari di viaggio non li ho mai affidati al Corriere :  li ho sempre portati io a mano.

Libero dall’impegno di registrare tutto ciò che gli capitava di interessante o che vedeva di emozionante, quindi niente foto e niente film,
l’autore si ritrova però oggi nell’impossibilità di documentare e arricchire con immagini la condivisione dei suoi ricordi.
In questo caso particolare l’autore ha perciò deciso di accompagnare i ricordi di queste sue visite
nell’antro dei “1001 profumi” nel suq di Khan al-Khalili al Cairo con stampe e dipinti di poco tempo precedenti i suoi viaggi.
Sono le immagini per convenzione definite “orientaliste”, appunti di viaggio di famosi artisti
(Delacroix, Ingres, Gustave Moreau, Matisse, Fortuny e Gerolamo Induno)
o di anonimi viaggiatori di un tempo felice. Un tempo non ancora infettato da voli charter,
da tour-tutto-compreso con spiragli di patetico “tempo libero”
(“tempo libero” ? perché il resto del tempo di quei viaggi che cos’è ? tempo coatto ?).

Un tempo meraviglioso per chi l’ha vissuto, senza cellulari né Coronavirus.
Un tempo qui ritrovato e condiviso.

 

 

Ci sarebbe adesso qui un DPCM.

Però il testo è già troppo lungo.
Lo metto allora qui sotto come “Commento”.

 

 

 

9 Responses to “Mille e una notte. Anzi, 1001 profumi d’Egitto.”

  1. Alberto says:

    Letto, digerito e sazio da buon Veneziano la seconda volta avrei preso l’ ampolla con me e sarei uscito senza pagare……..
    Sicut………

  2. Franco Bellino says:

    Soluzione geniale, carissimo Alberto. Confesso di non averci mai nemmeno pensato. Sono sicuro però che se avessi proposto questa tua idea – “Grazie ! Mi fa un pacchetto che il profumo lo porto con me ?”, il Maestro Profumiere avrebbe saputo trovare argomenti assai convincenti per spiegarmi quanto errato e rischioso sarebbe stato per Giovanna e per me avventurarci da soli, a tramonto ormai inoltrato, per le oscure stradine del suq, recando in mano una così preziosa e co$tosa essenza. Il tuo affettuoso commento mi induce però a programmare, appena possibile, una terza visita al suq : sono proprio curioso di mettere in scena questa variante di sceneggiatura che promette interessanti sviluppi. Se mai riuscirò a partire per l’Egitto e soprattutto se mai riuscirò a tornare, vivo, con o senza il profumo, sarai il primo a saperlo.

  3. Sara Missaglia says:

    Patrick Süskind nel 1985 ha scritto “Il profumo” (titolo originale tedesco Das Parfum – Die Geschichte eines Mörders). Un libro drammatico ma di rara bellezza, da cui ho appreso quanto i profumi in sé siano elementi così importanti e potenti da impadronirsi di anima e mente. “Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell’apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l’aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c’è modo di opporvisi.” Chi possiede e conosce il profumo è mago e imperatore: “Gli uomini possono chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non possono sottrarsi al profumo. Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio. Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini”. Con quella boccetta di profumo avreste potuto essere o fare qualunque cosa. Il racconto meriterebbe un romanzo.

  4. Mario says:

    Franco,
    scrivi in una maniera divina.
    Non è un testo da farci una commedia ….. meglio un film
    ma
    la cosa più bella, secondo me è ” leggerlo”.
    Stasera ho dovuto interrompermi, per la visita, per altro graditissima, di un amico
    che, appena uscito dal Covid, mi è venuto a trovare ed a “disinfettarsi l’ugola” con un grappino.
    Ma appena è andato via, sono risalito e sono annegato nella tua storia.
    Complimenti ( so che ne avrai avuti a miliardi …) ma volevo aggiungerne uno anch’io.
    Una sola parola : “Grazie”.
    M

  5. Franco Bellino says:

    Mi scrive un amico troppo prestigioso e noto perché sia elegante che io qui lo nomini :

    “Mio caro Franco, nonostante i numerosi impegni ai quali non mi sottraggo, ho letto.
    La storia è bella e naturalmente mi ritrovo in molte situazioni analoghe che ho vissuto …
    anche se c’è un vago tono di rimpianto e di “esotismo” che non mi convince.
    E, se mi permetti, troppa cultura esibita e non nascosta fra le righe, come pure avresti potuto e saputo fare.
    In ogni caso, un lettore lo hai avuto !
    Un grande, lungo, forte e stretto abbraccio a Giovanna e a te.
    gio

    Ho risposto :
    Mio, anzi nostro, carissimo amico.
    Ti ringrazio e ammetto : hai ragione. “Troppa cultura esibita e non nascosta fra le righe”.
    Anni fa avevo fatto mia e pubblicato una frase apparsa sui muri della Sorbona nel Maggio del ’68 :
    “La cultura è come la marmellata : meno ne hai e più la spalmi”.
    Qualche anno prima del ‘68, un’altra voce, meno innocente di quella dello studente francese graffitaro, aveva detto :
    “ Quando sento la parola ‘Cultura’, la mano mi corre irresistibilmente alla pistola”.
    Però spalmandola, come tu giustamente mi rimproveri di afre,
    mi dimostro consapevole dei limiti della mia cultura.
    E sui “limiti” non posso limitarmi
    e ti propongo una lettura cronometrata –
    prima di azzardarmi a proportela – a 39 secondi esatti :

    http://www.francobellino.com/?p=1448

    Mi è arriva sempre dal carissimo amico il colpo di grazia :
    Bravo, Franco ! Riscrivi la storia.
    Magari Giovanna sente il profumo addosso al solito postino che vi porta la corrispondenza
    e scopre che i pacchetti erano arrivati…
    … così ti diverti di più.
    Sempre un caro saluto
    gio

  6. Roberto says:

    Ciao Franco, bellissimo bravissimo.
    Potresti mandare la bozza a qualche editore magari già anche in inglese.
    Complimenti. Mi ricorda i racconti della mia infanzia.
    Coinvolto emotivamente con i protagonisti per arrivare e conoscere il finale dell’avventura
    Roberto

  7. DPCM
    (Un altro ? ! ? Ma sì, tanto uno più, uno meno)

    L’arguto commento del più simpatico antiquario veneziano
    (l’ultimo di una specie di professionisti in via di rapida estinzione, commercialmente parlando, per carità)
    mi ha provocato un irresistibile attacco di incontinenza prostatica.

    Mi scrive Alberto :
    Caro Franco,
    la mia proposta era che alla tua seconda visita tu dicessi al profumiere del Cairo :
    “Lei si offre di spedirmi a Sue spese il profumo ? Molto gentile, davvero. Però preferisco di no, grazie.
    Il profumo lo porto a mano con me e appena arrivato in Italia salderò il conto : Le faccio un bonifico.
    Io le ho dato fiducia la prima volta, la seconda volta la fiducia la dà Lei a me, OK ?”.
    Se Lui non accettava, avevi perso i soldi solo una volta !!!!!

    Ma Alberto : io non ho mai perso dei soldi !
    E per spiegarmi scrivo questo Post-post-post-Scriptum.

    Per dargli un tono istituzionale lo chiamo “DPCM”(Di Più Con Meno).
    DPCM, come gli interventi politici che vanno tanto di moda con questi governi (“g” minuscola non casuale).
    DPCM, cioè il Marketing prima che inventassero il Marketing.

    Da un punto di vista strettamente finanziario il Mercante di Venezia ha certamente ragione :
    alla seconda visita in profumeria avrei dovuto proporre :
    “Il profumo adesso lo porto via con me. Poi quando arrivo a casa, ti mando i soldi.”

    Del resto i Veneziani proprio dall’Egitto si portarono a casa la preziosa reliquia di san Marco. E non avevano laciato anticipi prima, né mandarono saldi dopo.
    Più tardi furono proprio i Romani che indussero gli Africani a coniare il famoso detto : “Vedere denaro, dare cammello”.
    Subito dopo la guerra, anni ’60, spesso cinematografari di Cinecittà giravano film da quelle parti. Usavano senza limiti di budget cammelli e cammellieri locali, con l’impegno di pagarli alla fine delle riprese.
    Poi regolarmente, un giorno prima della fine delle riprese, un giorno prima del giorno in cui cammelli e cammellieri sarebbero stati pagati, i cinematografari sparivano. Ecco perché alle fine un cammelliere, stufo di lavorare giorni e giorni gratis lui e il suo cammello, disse : “Prima tu pagare denaro, dopo io dare cammello”.

    Tornando a noi due nel negozio di profumi la nostra precedente esperienza ci diceva
    che se “prima pagavamo moneta”, il cammello-profumo poi non lo vedevamo nemmeno con il binocolo.

    Però come esperienza umana, emotiva e soprattutto teatrale, io non ho mai pensato di aver perso dei soldi.
    Ho sempre pensato di avere pagato il giusto prezzo per uno straordinario spettacolo.
    Spettacolo elegante e appassionante la seconda volta forse ancor più della prima.
    Per noi due era la prima replica, ma era forse la millesima replica per l’autore e regista e attore protagonista egiziano.
    Eppure anche quella volta Lui si era dimostrato grande solista di un marketing millenario,
    degno figlio dei Faraoni. O forse Faraone lui stesso.

    E’ vero : la seconda volta lo spettacolo fu ancora più sorprendente e divertente
    perché insaporito per noi dalla curiosità di scoprire quali e quante sarebbero state le ‘variazioni su tema’ improvvisate da Lui.
    Sapevamo già tutta la storia; volevamo scoprire le nuove invenzioni. E non fummo certo delusi !

    In Italia Lui potrebbe essere brillante protagonista di quelli che il mio grande amico
    Francesco “Longarina” Burroni insegna e vince a ripetizione : “Match di Improvvisazione Teatrale”.

    Questi match sono veri e propri incontri/scontri, dove si fa teatro (testo e regia e interpretazione) in diretta,
    su temi sconosciuti, a volte proposti dal pubblico, secondo le regole di un incontro sportivo.
    Si gioca (‘si giocava’ prima del lockdown) davanti a spettatori e tifosi e alla fine si vince o si perde la partita.
    Sì, c’è sempre anche l’Arbitro, però mai nessuno né in campo (palcoscenico) né dalle tribune (platea e galleria)
    gli ha mai rivelato che ha problemi coniugali.

    Qualche anno fa Oltreoceano hanno scoperto il Marketing. Scrivono ponderosi manuali,
    fanno corsi nelle più prestigiose Università e costosissimi Master per manager e imprenditori di successo :
    Marketing Strategy e Brand Personality e USP (Unique Selling Proposition),
    previo CWP (Creative Work Plan) e Brain Storming, per avere Effective One-to-One Communication
    e ovviamente Consumer Fidelity & Compliance.
    Per vendere insomma e per guadagnare.

    Veri maestri gli Americani, solo che loro ci sono arrivati solo qualche anno fa, noi qualche millennio prima.
    Praticamente tutti in tutto il Medio Oriente e in tutto l’Estremo Oriente e per non andar lontani in tutto il nostro Meridione –
    senza bisogno di corsi universitari e senza nemmeno bisogno di saper leggere e scrivere –
    abbiamo sempre saputo come si fa e lo abbiamo sempre fatto alla grande.
    Sia per vendere sia per comprare, bravissimi a fare buoni affari, sia vendendo, sia comperando.

    Ti chiedo : secondo te chi a Napoli anni fa ha comperato il Vesuvio
    e chi a Roma ha pagato cash sia il Colosseo, sia la Fontana di Trevi
    (acqua corrente compresa, ma non compresa Anita Ekberg dentro la vasca, presente solo sulla confezione)
    ha preso una fregatura ?
    Secondo me no.
    Anzi si è arricchito di una straordinaria esperienza che certo non ha più dimenticato per tutta la vita.

    Il cavaliere ufficiale Antonio Trevi mette in vendita la sua famosa fontana.
    E’ “la fontana di Trevi”, lo dice chiaramente il nome stesso: “di Trevi” e lui appunto si chiama Trevi.

    La fontana appartiene alla sua famiglia da generazioni e oggi dopo accanita contrattazione, lui la vende.
    C’è un compratore, Decio Cavallo, emigrato di ritorno perché ha fatto fortuna in America.
    C’è però anche un altro compratore, il toscanissimo ragionier Girolamo Scamorza
    che raddoppia le offerte del primo acquirente.
    La contrattazione – conclusa con la consegna di 500.300 lire in contanti come caparra di un prezzo concordato di 10 milioni –
    è stata filmata da telecamere di sorveglianza e la puoi vedere qui :

    https://www.youtube.com/watch?v=rHEIkBaGh_Y

    Lo stesso capitò a Napoli dove un gentiluomo partenopeo fu costretto a vendere il Vesuvio.
    Il Vesuvio apparteneva da sempre ai beni di famiglia e ci stava così bene con il suo pennacchio di fumo
    nel panorama delle fotografie scattate dalla finestra del tinello.
    Però bisnìs is bisnìs.

    Comprare la Fontana di Trevi e appropriarsi, pagando, del Vesuvio non sono state delle colossali fregature.
    Anzi, sono state geniali operazioni di Buying Strategy
    dove il compratore ha meritatamente concluso un brillante affare,
    dopo aver vittoriosamente affrontato e superato una lunga e appassionata contrattazione.

    In entrambi i casi il Compratore non è stato affatto truffato.
    Anzi, si eè preso una bella soddisfazione !

    Alla soddisfazione per il brillante acquisto poteva infatti aggiungere il compiacimento
    per non aver certo pagato la prima cifra richiesta,
    ma per aver costretto il venditore a scendere al prezzo che lui era ben lieto di pagare, cash e pronta cassa,
    dopo una così lunga e serrata contrattazione. Bisnìs is bisnìs !

    Se hai ancora qualche dubbio in proposito, accompagna il professor Spinazzola al mercato del pesce di Barletta :
    http://www.francobellino.com/?p=3554

    Oppure vai a trovare Mamdouh Youssef Riad al Cairo.
    E’ facile trovare il suo negozio-teatro : “Arabian Nights for 1001 Perfumes”.
    Vai al mercato Khān el-Khalilī, che è una visita comunque piacevolissima e istruttiva.
    Segui la strada principale proprio all’ombra del minareto della Moschea di Hussein (Masjid al-Imām al-Ḥusayn).
    Quando vedi il “Naguib Mahfouz (grandissimo scrittore) Cafè” gira a sinistra.

    Poi prendi la prima a destra, all’altezza di un negozio che vende vetri soffiati :
    in questo angolo, rinfrescato al tramonto da una dolce brezza, sei arrivato !
    Inizia la tua meravigliosa avventura : tu entri e si alza il sipario sullo spettacolo più profumato del mondo.

  8. Franco Bellino says:

    Vuna de sti mattinn tornand indree
    de la scoeura de lengua del Verzee
    con sott la mia scorbetta
    caregada de tucc i erudizion
    che i serv e i recatton
    dan de solet a gratis ai poetta …

    Una di queste mattine tornando indietro
    dalla scuola di lingua del Verziere
    con sottobraccio la mia sporta
    carica di tutte le erudizioni
    che i servi e i rivenditori
    danno di solito gratis ai poeti … ,

    Il mercato è una scuola di lingua ! Lo scrive nel 1816 Carlo Porta nella poesia “On Funeral” (Un funerale).

    Senza allontanarsi dalla sua amatissima Milano e senza arrivare fino al suq del Cairo,
    il Porta aveva già capito tutto : un mercato, dovunque nel mondo, è una vera scuola di lingua.
    E anche una grande scuola di vita.

  9. Chiunque vanti titoli sulle foto di questo articolo mi contatti subito per la loro immediata rimozione.

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