Che pena il pene che va e che viene. Un pesce Ossirinco nuota dal Canal Grande in Egitto al Canal Grande a Venezia.

Da circa 52 anni sugli scaffali della biblioteca di casa guizza (si fa per dire) questo innocuo pesciolino :
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Scopro solo ora, dopo 52 anni e 10 traslochi, che questo innocuo pesciolino non è un pesciolino e non sa nuotare, però è arrivato sul Canal Grande di Venezia dal Canal Grande egiziano. Soprattutto scopro che non è affatto un pesciolino innocuo : anzi ! E’ fallofago (poi spiego cosa vuol dire).

Che questo apparentemente innocuo pesciolino sia “fallofago”, cioè “uno che si mangia il membro maschile”, è un po’ inquietante da raccontare. Come spesso dicono i peggiori criminali per giustificarsi : è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.

Siamo nell’antico Egitto, migliaia di anni fa. Anche prima : siamo nel mito. Il dio Osiride, insieme a Iside che è sia sua sorella sia sua moglie, governa tutto l’Egitto.

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Osiride e Iside Però Osiride ha un fratello che è geloso del suo potere e della sua popolarità :

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Seth, il fratello di Osiride, vuole essere lui il padrone del mondo, ma per diventarlo deve prima uccidere Osiride. Detto, fatto. Fingendo un simpatico gioco di società (“Vediamo se ci entri nella bara che ho preparato per te !”) Seth intrappola il povero Osiride in un sarcofago e lo sprofonda nel Nilo.

Però Iside, moglie fedele e poco rinunciataria, cerca e trova il sarcofago con il cadavere di Osiride che è finito in riva al mare e dentro un albero :

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Iside inventa le mummie e riporta in vita il marito. Il resuscitato dura poco e forse funziona anche poco. Iside non si dà per vinta : con della terra e dei semi di orzo forma al marito defunto un bel membro eretto, proprio al posto giusto

 

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… tanto è vero che il ‘sostituto’ funziona, lei rimane incinta e dopo 9 mesi partorirà il loro figlio Horus. Questo pene di ricambio, perfettamente funzionante è ben visibile nella mummia che rappresenta Osiride.
C’è anche, ma andrebbe censurata, una rappresentazione full frontal del rapporto sessuale a cui lei, Iside, partecipa in veste di uccello che va delicatamente a posarsi sul membro eretto di Osiride. (Kamasutra capitolo x posizione y).

 

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Però Seth, il “cattivo” di questo mito, non ci sta e uccide una seconda volta il fratello  (al confronto Caino è un dilettante). Stavolta però Seth taglia il corpo di Osiride in 14 (o 42) pezzi e li sparge uno qua e uno là per tutto l’Egitto. Ma Iside non molla : dopo una lunga e difficilissima ricerca, lei ritrova tutti i pezzi del marito, meno uno. Manca soltanto il membro di Osiride : se l’è mangiato un pesce del Nilo !

 

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Anche considerando che si tratta di un mito, bisogna riconoscere che il membro di Osiride ha vissuto degli impressionanti e affatto erotici va e vieni. Un giorno è al suo posto, sul corpo del divino Osiride. Il giorno dopo non è più sul corpo di Osiride, ma sul suo cadavere. Poi diventa uno dei molti pezzi in cui il cadavere viene affettato e galleggia nel Nilo. Poi se lo mangia un pesce. Poi viene sostituito da un pezzo di ricambio che però funziona alla grande, forse meglio dell’originale. Probabilmente alla fine il membro di Osiride ritorna a casa, con andirivieni che nemmeno Ulisse nella sua Odissea.

Osiride di nuovo vivo è però morto : diventa così il Re dell’Oltretomba, Iside lo raggiunge nell’aldilà. Horus loro figlio rimane invece tra noi.

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Horus sistema come dovuto lo zio assassino del padre con l’aiuto di un’insalata di lattuga e di una regata vinta col trucco, soluzione interessante per i campioni del remo della “Regata Storica” veneziana.

Bugiardino bugiardissimo.
Istruzioni per la lettura di questo testo.

Il processo “Horus versus Seth”, completo di sodomizzazione, tentata, subìta ed esibita davanti alla Corte con coup de théâtre finale, è molto divertente e meriterebbe di essere raccontato.
Però mi si rimprovera di divagare troppo e di scrivere testi troppo lunghi.
Ho trovato una soluzione. Per accontentare i miei 4 affezionati Lettori (li cito uno per uno come onore al merito : Sara, Alberto, Pasquale e il registrO Giovanni; ci sarebbe anche Giovanna, la donna che amo da prima ancora dell’Ossirinco, che è sì Lettrice, anche se coatta, ma affatto affezionata) e per non appesantire la lettura, già pesante di suo, da qui in avanti elimino tutte le notizie serie, i riferimenti storici, citazioni e bibliografie.
Scrivo tutta questa documentazione seria come NOTE e le sposto tutte fuori dal testo, dopo la FINE del racconto.
Chi vuole approfondire, chi è proprio interessato va a leggersi queste NOTE, che indicherò con un numero e un titolo. NOTE che uno se vuole può anche leggersi in un secondo momento perché valide anche da sole, senza collegamento al testo.

Questa operazione comporta per chi legge un andirivieni dal Testo alle Note e viceversa, più e più volte.
Il ché non è affatto casuale, anzi è genialmente mirato perché sadicamente riproduce proprio l’andirivieni del povero membro di Osiride che va e che viene.

Chi non è interessato alle Note e non ha tempo da perdere, basta che legga qui di seguito solo le righe precedute dal segno “§” ed ignori tutti i rinvii alle Note. Così risparmierà tempo e fatica. Invece io – libero dall’impegno di essere succinto ed apparire serio – cercherò piuttosto di essere irriverente, se possibile divertente e magari di far persino nascere un sorriso.

Se vuoi, vai alla NOTA 1
Dove si scopre che la Giustizia d’Egitto già allora lasciava molto a desiderare.

 

§ 2
Il tribunale degli Dei in un rapido processo che dura soltanto 80 anni (persino peggio di noi oggi in Italia) gli dà ragione e Horus diventa il primo di una lunghissima serie di Faraoni, che regneranno in Egitto per circa 3.000 anni. Osiride e Iside sono insieme innamorati, felici e contenti.
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Happy end ?
No, perché qui entra in scena l’altro protagonista di questa storia : l’innocuo pesciolino fallofago che ci fa compagnia in casa da 52 anni.

 

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Se vuoi, vai alla NOTA 2
Dove si descrive, si tenta di dare una data e una definizione ittica al bronzetto di casa.

 

§3
Torniamo al mito : Osiride e Iside sono vivi nel mondo dei morti. Nel mondo dei vivi il mio Ossirinco è diventato un protagonista. Il problema però è che il pesciolino, oltre ad essere diventato protagonista, si è anche rivelato “fallofago”.
Dopo il lavoro da macellaio di Seth e il successo di Iside nella sua ‘caccia al tesoro’, in tutto l’Egitto molte città fanno a gara per dichiararsi il posto dove è stato trovato uno dei pezzi di Osiride. Fanno
bene : per una città, allora come oggi, è importante promuoversi come meta di pellegrinaggi, sede di processioni rituali e cerimonie religiose. In quelle città, sulle pareti dei templi nascono sia scolpiti sia dipinti i racconti del mito. Sono vere e proprie strip, storie a fumetti complete di immagini e parole. Quella che noi consideriamo la modernissima ‘Graphic Novel’ era già nata migliaia di anni fa.
Poi oltre al turismo religioso c’è già anche un fiorente merchandising, che produce altro PNL (Prodotto Nazionale Lordo).
Si producono e si offrono in vendita papiri con i testi sacri, immagini dipinte (i nostri ‘santini’), ex-voto e souvenir come minuscole sculture di argilla, terracotta, maiolica, per i più ricchi in bronzo, per i ricchissimi in avorio. La religione è profondamente vissuta, l’Ente del Turismo locale prospera.

Ovviamente anche la città di per-Medjed, allora capitale del 19° Distretto dell’Alto Egitto, circa 160 km a Sud-Ovest del Cairo, patria del pesce che si è mangiato il ‘gioiello’ di Osiride, diventa meta di pellegrinaggi, produce sculture votive a forma di pesce e persino crea dei sacrari dove vengono depositati migliaia di pesci mummificati. Non proprio in salamoia, ma quasi.
Dopo la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno, la città ha adesso un nuovo nome : “Oxyrrhynchoupolis”, cioè la città dei “pesci dal naso a punta” o “a proboscide”. Poi con gli Arabi il nome diventerà l’attuale “el-Bahnasa”.

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La patria dell’Ossirinco : città di ritratti che parlano e un fiume papiri.

§4
La città di “el-Bahnasa” non è proprio sul Nilo, ma su un ramo che esce dal Nilo e scende verso la depressione del Lago Meride, oggi ‘Birket Qarun’.

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Verso il 2300 a.C. il corso d’acqua fu scavato, allargato e divenne il canale, che gli Egiziani oggi chiamano “Bahr Yussef”, ma gli antichi Egiziani chiamavano “Mer-wer”, cioè “Grande Canale” = Canal Grande.
Questo Canal Grande egiziano parte dal Nilo e alla fine attraversa la città di Fayyum. Sulle due rive del Canal Grande egiziano si affacciano i palazzi, proprio come a Venezia.

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Venezia ha copiato il suo Canal Grande dal Canal Grande d’Egitto !

 

§5
Iside e Osiride vivono nell’Aldilà felici e contenti. Nell’Aldiqua il loro figlio Horus regna sull’Egitto felice e contento. Il malvagio Seth ci sforma (come si dice a Siena) e ben gli sta. Ma il povero membro di Osiride non ha finito le sue disavventure. C’è ancora qualcuno che ce l’ha con lui ! Questa volta però non è il fratello del legittimo proprietario del membro, non è nemmeno un pesce irriverente a mangiarselo : questa volta siamo proprio noi a scalpellarlo.
Ahi ! questa scalpellatura del pene fa già male anche soltanto a scriverla.

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La pagliuzza negli occhi del vicino e nel nostro occhio la trave, anzi martello e scalpello.

 

§6
E’ vero : censurare falli era un lavoro duro e quando il lavoro si fa duro, i duri cominciano a scalpellare. A Roma secoli dopo fece lo stesso e se ne fece anche un nome – il “Braghettone” – Daniele da Volterra (1509-1566). Incaricato dal Papa di mettere le mutande (in realtà panni svolazzanti) ai nudi di Michelangelo, il ‘Braghettone’ si ritrovò con un lavoraccio perché, scrive a ragione Achille Della Ragione” gli furono necessarie 48 braghe per coprire genitali esuberanti esposti senza alcun ritegno e terga poderose degne di un atleta olimpico più che di un apostolo o di un profeta”.
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Mutande al vento e sguardi concupiscenti : scandalo in Vaticano.

 

§7
I bambini amano disegnare, gli adulti amano distruggere. La cupa ferocia di distruggere le immagini (iconoclastia) è purtroppo ancor oggi ben viva e attiva.

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Dall’iconografia all’idolatria all’iconoclastia alla pura pazzia.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

§8
Per gli Egiziani antichi i pesci erano un cibo molto importante. Però certi pesci in certi luoghi erano tabù. Non si potevano assolutamente servire in tavola. Anzi, erano venerati come noi veneriamo il Santo protettore della nostra città. Erano animali sacri, portatori di salute, buoni raccolti, ricchezza e abbondanza di cibo, ma NON cibo essi stessi.
Se vuoi, vai alla NOTA 8
Ovvero l’importanza di studiare la storia locale prima di ordinare il pesce al ristorante

§9
Ho dovuto confessare sin dalle primissime righe che questo mio pesciolino sembra innocuo, ma non è affatto innocuo. Devo adesso aggiungere che questo pesciolino sembra un pesce, ma non è affatto un pesce. Lo studioso K. Yamamoto ha dedicato un lungo studio  (“The Sledge-shaped base in Ancient Egyptian sculpture” 2011) per dimostrare che queste minuscole sculture di un pesce non rappresentano un pesce, ma rappresentano la statua di un pesce. Una scultura che rappresenta una scultura !

Ecco perché

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questo pesce non ha le pinne ventrali ed ecco perché appoggia su una slitta. Gli Egiziani usavano slitte di legno per trasportare carichi pesanti, pietre enormi e gigantesche statue. Per questi Trasporti Pesanti l’ideale erano i corsi d’acqua. Però allontanandosi dalle rive del Nilo, sulla sabbia del deserto, le ruote dei carri che pure gli Egizi avevano, sarebbero affondate nella sabbia; le slitte invece erano perfette :

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Nell’arte egiziana perciò molte immagini non rappresentano la divinità che noi riconosciamo : rappresentano la sua statua. Questo pesce quindi non sa nuotare perché rappresenta la statua,
trainata su una slitta, di un pesce che va a spasso sulla sabbia del deserto.
Se vuoi, vai alla NOTA 9
Saggio su una scultura che non è una scultura, ma rappresenta una scultura.

 

§ 10

Mentre da noi si dice che è una fatica insensata vuotare il mare con un cucchiaio, per gli antichi
Egiziani non era una fatica insensata innaffiare la sabbia del deserto. Anzi, era il modo per alleviare
la fatica di trascinare una slitta sulla sabbia. Bersani direbbe : “Ohè ragassi… siamo mica qui ad asciugare gli scogli ! E neanche a innaffiare il Sahara.”.
Eppure (pare) gli Egiziani lubrificavano la sabbia davanti alle loro gigantesche slitte.

Se vuoi, vai alla NOTA 10
Vuotare il mare con un cucchiaio o innaffiare il deserto con un secchiello ?

 

Mai farsi mancare un Happy End
Il mito del pene di Osiride ha anche una variante di finale con un Ossirinco meno antropofago (per essere preciso, meno “fallofago”) e più collaborativo. Secondo questo diverso racconto l’Ossirinco non soltanto non si mangia il membro di Osiride, ma anzi aiuta la temporaneamente vedova Iside nella ricerca dei pezzi del marito sparsi nel Nilo. E proprio l’Ossirinco trova il membro perduto. Osiride rinasce da morte e l’Ossirinco diventa così il patrono dei morti, garante della loro resurrezione. In questa sua veste ‘buonista’ l’Ossirinco esaudisce il desiderio di ogni antico Egizio di rivivere nell’aldilà per l’eternità.

Per quanto mi riguarda, consapevole dei miei limiti, (vedi in proposito testo e commenti a questo link http://www.francobellino.com/?p=1448) io rinuncio all’eternità : già mi accontenterei di vivere ancora un po’ – sano, sereno e insieme al mio amore, anche lei sana, serena e innamorata di me. Benché afflitto da un acclarato rimbambimento senile e inchiodato da incontestabili diagnosi di incontinenza prosastica (leggi bene : non è ormai più ‘prostatica’: è ‘prosastica’, scrivo troppo !) condivido e cerco di applicare ogni giorno la più bella e ottimistica descrizione di una vecchiaia felice. E’ di Solone, il più saggio degli Ateniesi : «Invecchio, sempre molte cose imparando». E molte più cose dimenticando. C’est la vie. Finché dura ☺

Post Scriptum
Se mai in futuro riceverò in casa ospiti di diverse culture e religioni, dovrò ricordarmi di nascondere l’innocuo pesciolino. Tra i sinonimi dell’organo genitale maschile, l’imperturbabile Treccani elenca infatti proprio anche il pesce !

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Non sia mai che dopo aver procurato enormi guai al possente Osiride, il pesciolino non ne procuri anche a me.
Se vuoi, vai alla Post-NOTA del Post Scriptum

 

pre-Finale :
Perciò se supereremo il Covid 19, se eviteremo i già preannunciati Covid 20 e 21 e 22 e chi più ne ha, più se li metta dove noi tutti auspichiamo, e se ci saranno in futuro (spero prossimo) visite in casa di fanciulle minorenni o adulti puritani, il mio Ossirinco finirà nel freezer.

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Questo pesciolino ha superato i millenni, ce la farà anche questa volta.
Findus Oxyrinchus.
                                                                      fine

 

NOTA 1
Dove si scopre che la Giustizia d’Egitto già allora lasciava molto a desiderare.

(Lettura vietata ai minori e ai maggiori : meglio astenersi)

La ‘cronaca’ del processo tra Horus e Seth è lunga, ma si trova facilmente in Rete. A richiesta posso inviare una mail con la traduzione in inglese del Papiro 1. Ecco qui solo alcuni stralci :

Il papiro “Chester Beatty 1” narra questo processo, data al regno di Ramses V della XX dinastia (forse 1147-1144 a.C.) ed è conservato a Dublino.

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In gioco c’è l’eredità di Osiride. Dopo 80 anni si arriva forse alla sentenza…..

Seth sfida Horus : ” Trasformiamoci in due ippopotami, tuffiamoci nelle acque del Nilo e vediamo chi resiste di più sott’acqua” (proprio come noi da bambini al mare). Iside per far vincere il figlio arpiona Seth travestito da ippopotamo, ma poi si pente….

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Seth cerca di stuprare Horus e lui ci sta … dopo però Iside masturba Horus, raccoglie il suo seme in un vaso e va a versarlo sulla lattuga che Seth coltiva nell’orto dietro casa … Seth mangia la lattuga così ‘condita’ (in inglese ‘Horus dressing’), si ritrova incinto di Horus e partorisce dalla testa (anche Zeus partorirà Athena dalla testa, “Atena, la fuori di testa” la chiama infatti Paolini, però in un’altra storia).

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La Giuria è perplessa, la Corte prende tempo. Alla fine i due litiganti si sfidano a una regata sul Nilo, ma invece che su velocissimi gondolini o motoscafi d’altura, si imbarcano su navi di pietra (bizzarra scelta nautica) …  Seth, che ha rispettato i regolamenti, affonda subito miseramente, mentre Horus bara: la sua nave la fa di legno che galleggia, però la dipinge che sembra di pietra … Horus avrebbe vinto, ma affonda anche lui … però gliela danno vinta, sia la regata, sia il processo, sia l’eredità. Set ha perso : “Game, Set (sic!), Match”, come diceva nelle sue cronache di tennis il mitico e inarrivabile Gianni Clerici.
(Puoi tornare al testo al §2)

NOTA 2.
Dove si descrive, si tenta di dare una data e una definizione ittica al bronzetto di casa.

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Il bronzetto è lungo 11,5 cm, alto 6,3 cm e largo 2,5 cm. La datazione, secondo gli Esperti è Terza Dinastia Tolemaica, 305 a.C. – 30 a.C. Altri Esperti di manica più larga propongono un’epoca molto più ‘alta’ (si dice così : “Alta Epoca”) : un periodo compreso tra la XXV Dinastia (775 a.C.) e l’ultimo 15° Tolomeo della Dinastia Tolemaica (30 a.C.).
Per essere inattaccabile io propongo come datazione per questo bronzetto l’anno in cui per la prima volta ho visto a Luxor questo Ossirinco e quindi una datazione assolutamente inconfutabile e in grado di superare qualsiasi esame scientifico : “1968 d.C. o prima”. La quantificazione di questo “ .. o prima”  è ovviamente lasciata al buon cuore del Lettore.

Questo pesce anticamente si chiamava “Medjed” (pesce-elefante), poi fu chiamato “Ossirinco” (Oxyrhynchus)  “pesce col naso a punta o a proboscide”, Mormyrus Kannume/Mormyre Kunne,
inglese Mormyrid Fish.

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Secondo alcuni studiosi l’Ossirinco corrisponde al “pesce persico del Nilo” o al  “luccio del Nilo”, Lates Nilotic (inglese, Nile perch), ma è sbagliato. Secondo altri è il “Barbel”, venerato a Lepidontopopulis, e anche questa lettura è sbagliata. E’ un pesce Ossirinco.

Analisi del bronzetto :  figura ben conservata e con fini dettagli. Fuso nel bronzo o lega simile. Fusione a cera persa e a forma piena. Il corpo è snello e arcuato, la silhouette è molto fluida ed elegante, mentre spesso sculture analoghe sono tozze e goffe. Il pesce ha una lunga pinna dorsale e una slanciata coda a doppia punta. La caratteristica testa a proboscide curva verso il basso ha due occhi evidenti e incavati, probabilmente un tempo riempiti dall’intarsio di una pietra dura o cristallo di rocca o da una pasta vitrea. La bocca è indicata, sono visibili due branchie laterali.

Il culto del pesce Ossirinco era sicuramente collegato al culto di Hathor e lo conferma proprio la ‘Corona di Hathor’ …

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… che questo pesce porta sulla testa e composta dal disco del Sole, ai lati due corna di vacca e sul davanti il protettore serpente cobra Ureo. Con questa corona l’Ossirinco è una promessa di rinascita.
Al posto delle due pinne ventrali ci sono due supporti che poggiano su un piedistallo a forma di slitta, con la punta rivolta verso l’alto, come uno sci :

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La presenza della slitta è molto importante perché ci dice che questa scultura di un pesce NON rappresenta un pesce e verrà trattata alla Nota 9.
La patina della scultura ha subito gravi danni nel corso degli ultimi decenni : originariamente era compatta verde scuro, ma poi si sono prodotte delle cadute ed appaiono ora alcune aree verde chiaro e biancastre. La stato attuale della patina è assai fragile : perde frammenti anche solo a sfiorarla. Proprio come è successo a questo Ossirinco del Museo Nazionale di Tokyo :

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Esistono nel mondo, in Musei, in collezioni private e raramente proposti dalle Grandi Case d’Asta internazionali specializzate in Archeologia, sculture molto simili :

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Questo Ossirinco per esempio :

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in migliori condizioni di patina del mio, ma certo meno elegante, per nulla guizzante per essere un pesce, o senza slitta per essere la statua di un pesce, con la coda moscia e l’aria afflitta, andrà in asta tra poche ore a New York – il 5 Novembre 2020 – con una valutazione fra i 5.000 e i 7.500 dollari, più diritti d’asta del 24,5 % più spese di spedizione e di assicurazione e di dogana.

 

Quest’altro Ossirinco invece :

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praticamente identico al mio, però con muso e coda appiccicati alla slitta, che pare quindi trascinarsi penosamente per terra, è andato in asta a Parigi, il 16 Dicembre 2015, con una valutazione di 4.200-4.500 Euro più diritti d’asta del 28,80 % più spese di spedizione e di assicurazione e di dogana.

Queste piccole sculture, di una materia allora piuttosto costosa, il bronzo e di non semplicissima realizzazione (la fusione a cera persa) erano forse oggetti rituali in dotazione ad un tempio. O forse erano anche ex-voto e oggetti di culto familiare che un devoto o un pellegrino acquistava e si portava a casa.
Forse non troppo devoto, ma certo anch’io pellegrino, ho fatto lo stesso a Luxor 52 anni fa : ho acquistato e mi sono portato a casa questo Ossirinco. Purtroppo però l’ho sempre mantenuto all’aria e alla luce e gli ho imposto 10 traslochi.  Questo non ha giovato alla sua conservazione. Me ne pento e me ne scuso.
(Puoi tornare al testo al §3)

 

NOTA 3
La patria dell’Ossirinco : città di ritratti che parlano e un fiume papiri.
Ancora oggi questa città è importante : sono stati individuati e riportati alla luce alcuni templi, un teatro con posti per 11.000 spettatori, un ippodromo, palestre e 4 impianti termali, due porti sul fiume-canale e centinaia di stupendi ritratti su tavola, così realistici che ti sembra di poter dialogare con le donne e con gli uomini che ti guardano dai dipinti :

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Questi ritratti sono persone vive, uomini e donne che conoscono il loro destino. Volti seri, assorti, spesso malinconici : ti guardano e vogliono parlare con te. Sempre a Ossirinco è stata trovata una quantità impressionante di papiri : un archivio unico al mondo. “E’ un fiume di papiri !” esclamò stupefatto nel 1896 l’archeologo inglese Bernard Pyne Grenfell.
Ad oggi sono stati pubblicati 80 volumi con la trascrizione e la traduzione di questi papiri, ma il lavoro è ancora in corso: sono previsti almeno altri 40 volumi.

(Puoi tornare al testo al §4)

 

NOTA 4
Venezia ha copiato il suo Canal Grande dal Canal Grande d’Egitto !

Il Canal Grande egiziano è lungo circa 15 km e profondo circa 5 metri. Il Canal Grande veneziano è lungo solo 4 km però – guarda combinazione ! – ha esattamente l’identica profondità di quello egiziano : 5 metri. Due ponti attraversano il Canal Grande egiziano, mentre a Venezia i ponti sono 3 (non conto il Calatrava per rispetto alla Serenissima). Come sul ponte di Rialto, sul ponte egiziano passa una via principale della città e ci sono molti negozi.
(Puoi tornare al testo, al §5)


NOTA 5
La pagliuzza negli occhi del vicino e nel nostro occhio la trave, anzi martello e scalpello.
Secoli e secoli fa siamo stati noi cristiani (nella versione del Cristianesimo Copto diffuso in Egitto proprio in quella zona) ad andare nei templi degli antichi Egizi e a scalpellare via facce, mani, piedi degli antichi Dei e dei faraoni e degli uomini e donne dell’Antico Egitto. E ovviamente via anche il pene di Osiride.

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Ecco un disegno fatto da Bernard Lenthéric a Dendera in cui si vede che il pene di Osiride è di nuovo scomparso.

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Il pene non c’è più. Al suo posto c’è una serie di linee orizzontali che si sollevano dalla zona genitale del dio. foto PPP Questi trattini con la loro insolita presenza sottolineano un’assenza proprio dove sarebbe gradita una vistosa e solida presenza. I trattini si alzano verso il cielo come “un profumo malinconico”: …

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… scrive qui (https://medium.com/minneapolis-institute-of-art/ancient-egypt-and-the-mystery-of-the-missing-phallus-97db0103ecdc) Tim Gihring, lirico e partecipe archeologo.  Che poi aggiunge : “Per questi uomini, dotati di una fede profonda ed esclusiva, doveva essere una giornata piuttosto noiosa starsene su in alto, appesi a delle corde e nell’oscurità, a martellare e poi scalpellare via dal muro un fallo …”.
Sarà anche stato noioso, ma certo meno pericoloso che non partecipare al party che gli Ebrei hanno organizzato davanti al Vitello d’Oro. Esodo (32.6-28) : “… Il popolo sedette per mangiare e bere. Poi si alzò per darsi al divertimento… Arriva Mosè, vede il vitello e le danze (nel film “I 10 comandamenti” di Cecil B. DeMille altro che danze : è un’orgia vera e propria) e si incavola di brutto : “Allora si accese l’ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece trangugiare agli Israeliti” … Poi, per non sembrare troppo accondiscendente, fa uccidere circa 3.000 uomini : fratelli, amici, parenti. Con questa strage di un vitello d’oro e tremila poveretti inizia la civilissima era della distruzione delle immagini classiche, l’Iconoclastia. Dal culto delle immagini alla castrazione delle immagini.
(Puoi tornare al testo al §6 o anche andare alla NOTA 7 che tratta argomenti simili)

 

NOTA 6
Mutande al vento e sguardi concupiscenti : scandalo in Vaticano.
La storia di “Braghettone” la conosciamo tutti. Non tutti però sappiamo che Daniele, zelante esecutore degli ordini papali, non si limitò a vestire le nudità dipingendoci sopra le braghe.
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Seguendo l’esempio (a lui ignoto) dei Copti d’Egitto, Daniele ha anche scalpellato via e poi ridipinto la figura troppo osè di santa Caterina d’Alessandria.

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A peggiorare la situazione poi Michelangelo aveva dipinto proprio incollato alla schiena ignuda della Santa, un uomo barbuto, non nudo ma un po’ guardone : san Biagio in versione voyeur. La coppia di San Biagio e Santa Caterina d’Alessandria era al centro dei pettegolezzi del tempo. Uno scandalo : proprio nel cuore della Santa Sede e proprio dove si elegge il nuovo Papa quelle due figure avrebbero potuto evocare nella mente di anime votate alla castità un rapporto erotico. E quindi, via di martello e scalpello e poi anche pennello.
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Una lettera indirizzata al Papa ci dà un’idea dei salaci commenti sulla “storia” tra San Biagio e Santa Caterina: «Per meglio fare le persone ridere, l’ha fatta chinare [santa Caterina] dinanzi a san Biagio con atto poco onesto, il quale, standole sopra coi pettini, par che gli minacci che stia fissa, et ella si rivolta a lui in guisa che dice “Che farai?” o simil cosa». Il santo dà istruzioni sulla posizione da sperimentare e la santa chiede informazioni su quanto sta per succederle.

 

Poco più in là il pesce che si mangiò il membro di Osiride trova un degno erede nel feroce serpente che azzanna i testicoli di Minosse. Pare che nel volto di Minosse Michelangelo abbia voluto ritrarre Biagio da Cesena, il Maestro di Cerimonie di papa Paolo III Farnese. Il cerimonioso Cerimoniere, “persona scrupolosa” era rimasto sconvolto sconvolto dal turbinio di corpi nudi e contorti che “sì disonestamente mostran le loro vergogne”. Scrive perciò che quelle nudità potevano andar bene nei bagni pubblici o in un’osteria :  “da stufe (bagni termali) e d’osterie” piuttosto che nella cappella pontificia.

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Diversamente da Ibrahimovic che disse : “Il virus ha osato sfidarmi : pessima idea la sua!”, Michelangelo non disse niente, ma agì rapido e implacabile :

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non c’era modo più evidente di chiarire Urbi et Orbi (a Roma e a tutto il mondo) e per tutti i secoli a venire che il papale Cerimoniere gli aveva proprio scassato i cabasisisi.

Un’altra figura attirò le critiche dei talk show dell’epoca. E’ quel poveretto tutto bianco, afferrato per i testicoli e trascinato all’Inferno.  Va bene l’eterna dannazione, ma l’anticipata punizione appare anche a noi prematura ed eccessiva.
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Infatti proprio su questa figura ecco la predica (da che pulpito !) che l’Aretino scrive a Michelangelo (da Venezia, 31 ottobre 1565) : “.. il gesto del rapito per i membri genitali, che anco serrarebbe gli occhi il postribolo, per non mirarlo. In un bagno delitioso, non in un choro supremo si conveniva il far vostro!  … io, come battezzato, mi vergogno de la licentia, sì illecita a lo spirito, che havete preso.“ All’Aretino Michelangelo nemmeno gli rispose : il serpente è ancora lì che azzanna.

Il “Braghettone” merita invece la nostra riabilitazione. E’ vero che Daniele da Volterra ha scalpellato via e poi ridipinto le due figure di san Biagio e santa Caterina d’Alessandria. Le due ‘erotiche’ figure di Michelangelo sono ormai per sempre perdute, ma per fortuna esistono delle copie pre-censura. Una è una grande tempera su tavola (cm 188,5 x 145) dipinta da Marcello Venusti nel 1549, solo 8 anni dopo l’apparizione del “Giudizio Universale”. http://www.slownews.it/censure-ad-arte/ L’altra è di Giulio Giovio, più o meno della stessa epoca. Grazie a queste copie sappiamo come erano i due Santi prima della censura.
La collezione di biancheria intima e il conseguente défilé organizzati dal Braghettone furono invece un’operazione “santa” e provvidenziale. Infatti il Concilio di Trento aveva condannato la nudità nell’arte religiosa e solo grazie al “rivestimento dei nudi” fu messo da parte il progetto di demolire gli affreschi di Michelangelo considerati scandalosi. Quindi è per merito dell’ingiustamente vituperato e deriso Braghettone e del suo papale Committente se la Cappella Sistina è ancora oggi (senza più mutande) la meraviglia che da sola merita un viaggio a Roma.

Daniele da Volterra, mutande a parte, era di suo finissimo pittore e amico devoto di Michelangelo. Ammirato dal Longhi, recentemente Barbara Agosti e Vittoria Romani hanno dedicato nella Galleria Corsini di Roma una intera mostra proprio soltanto a due suoi dipinti : la “Madonna con il Bambino, san Giovannino e Santa Barbara

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e “Elia nel deserto”

 

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Per anni Giovanna ed io abbiamo avuto praticamente in casa queste due opere. Solo una rampa del maestoso scalone del Fantastici ci separava dal piano nobile della incantevole contessa Cesarina Pannocchieschi d’Elci e dal salone che ospitava questi due dipinti di Daniele da Volterra.

(Puoi tornare al testo al §7)

NOTA 7                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Dall’iconografia Dall’iconografia all’idolatria all’iconoclastia alla pura pazzia.

Comincia tutto dalle parole scritte dal dito di Dio su due tavole di pietra :

“Non ti farai nessun idolo né nessuna immagine delle cose che splendono su nel cielo, o sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra”. (Esodo 20.4)

Rincalza Geremia con una divertente immagine che ci riporta ad esplorazioni campestri della nostra infanzia : “Gli idoli sono come uno spaventapasseri in un campo di cocomeri (cetrioli, secondo altri) : non sanno parlare e bisogna portarli perché non sanno camminare”. (Geremia 10.1-5).

Poi gli Egiziani stessi si sentirono in dovere di cancellare le immagini dei loro faraoni deceduti. Poi ci si dedicarono i Copti e poi via via nei secoli un po’tutti distrussero immagini sacre :  i Crociati in Terra Santa (“santa” per noi, non per loro !) … i Conquistadores nell’America Latina … i rivoluzionari francesi … In anni molto recenti abbiamo visto l’idiota distruzione di antiche e meravigliose opere d’arte… le meraviglie di Palmira e Ninive e Aleppo .. i giganteschi Buddha di Bamyan …

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Oggi persino Cristoforo Colombo non se la passa molto bene nelle terre di “America first”: una sua statua a Baltimora è stata rovesciata e poi gettata proprio nel mare da cui qualche secolo prima era arrivato.

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A Boston Colombo non l’hanno affogato : si sono limitati a decapitarlo .

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Nei millenni sempre amputazioni : prima il pene di Osiride, poi la testa di Colombo.
E’ stata aggredita e imbrattata

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persino l’immagine di un pacifico giornalista che non faceva male a nessuno tra i bambini che giocano e i cani che fanno i loro bisognini nelle aiuole in fiore dei Giardini Pubblici di Milano.

(Puoi tornare al testo al § 8)

NOTA 8
Ovvero l’importanza di studiare la storia locale prima di ordinare il pesce al ristorante.
Secondo alcuni storici la proibizione di cibarsi del pesce ossirinco era presa molto sul serio dagli abitanti della città di Ossirinco. In un’occasione fecero guerra agli abitanti di una città vicina che avevano osato mangiarsi proprio quei pesci. Il culto per alcuni animali nell’Antico Egitto è documentato da centinaia di statuette votive, da dipinti murali e bassorilievi, da testi religiosi e documenti e persino da numerose mummie di animali. Mummie di cani, gatti, topi, scimmie, ibis, coccodrilli e ovviamente mummie di pesci ! Scavi recenti (2012-2013) hanno portato alla luce migliaia e migliaia (circa 50.000) di pesci affidati ad una “mummificazione naturale” : l’essiccazione dei corpi prodotta dal calore del sole e da strati di erba che assorbono i fluidi corporali. https://www.academia.edu/42910247/Van_Neer_W_and_J_Gonzalez_2019_A_Late_Period_fish_deposit_at_Oxyrhynchus_el_Bahnasa_Egypt_Documenta_Archaeobiologiae_15_311_342?email_work_card=reading-history. Queste mummie di pesce sono spesso avvolti in un tessuto. Può darsi allora che anche le minuscole sculture di bronzo, che noi oggi esponiamo nelle teche dei Musei o sulle mensole di casa, venissero invece avvolte in un tessuto prezioso, conservate in luoghi protetti e poi venerate in occasione di riti e preghiere.

(Puoi tornare al testo al §9)

Nota 9
Saggio su una scultura che non è una scultura, ma rappresenta una scultura.
Per la costruzione delle Piramidi e dei templi gli Egiziani dovettero trasportare attraverso il deserto pesanti blocchi di pietra e poi grandi statue. Sistemarono questi carichi su slitte che poi decine di uomini, se necessario centinaia di uomini trascinavano sulla sabbia.

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In più le slitte erano anche usate per processioni rituali, per funerali o per funzioni religiose. Molte sculture in bronzo del Tardo periodo hanno proprio una base a forma di slitta.

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Una scultura scoperta nel 1989 a Luxor mostra il Faraone Amenofi III su una slitta processionale. Quindi quella statua non rappresenta il Faraone, ma una statua del Faraone portata in processione su una slitta.
“Una statua che raffigura una statua può parere un concetto assurdo, ma non impossibile nell’arte egizia, in cui molte delle rappresentazioni di divinità sono raffigurazioni delle loro statue” (Jaromìr Màlek)
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Il mio pesce quindi non sa nuotare perché rappresenta la statua di un pesce che va a spasso sulla sabbia del deserto trainato su una slitta. E sempre immobile sulla sua slitta, senza nuotare, senza muovere una pinna (Bersani direbbe “Senza spettinarsi le scaglie”) ha ‘navigato’ per migliaia di migliaia marine dal Canal Grande egiziano al Canal Grande veneziano.

(Puoi tornare al testo al §10)

 

NOTA 10
Vuotare il mare con un cucchiaio o innaffiare il deserto con un secchiello ?

Uno studio recente (2014) http://www.sci-news.com/physics/science-ancient-egyptians-wet-sand-01894.html ci regala una sorpresa : forse, non è sicuro ma pare probabile, gli Egiziani bagnavano la sabbia su cui dovevano trascinare una slitta carica di massi enormi e statue colossali. slitta a traino ancora ? Alcuni Fisici dell’Università di Amsterdam, guidati dal professore Daniel Bonn, hanno ipotizzato che gli antichi Egiziani si fossero accorti proprio dello stesso fenomeno  che ognuno di noi da bambino ha scoperto in spiaggia : si cammina e si corre molto meglio sul bagnasciuga che non sulla sabbia. E quando costruiamo un castello o la pista per il ‘Giro d’Italia’ con le palline di vetro, si lavora molto meglio se la sabbia è bagnata. Ecco perché, non so oggi che i bambini maneggiano cellulari e videogiochi e pilotano droni, ma ai miei tempi il nostro set da spiaggia prevedeva formine, paletta e secchiello. Il secchiello per l’acqua! La ricostruzione di un affresco nella tomba di Djehutihotep sembra dimostrare che anche gli Egiziani si accorsero che era molto più agevole trainare slitte con carichi enormi, se prima si bagnava la sabbia.

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Siamo circa nel 1900 a.C. e 172 uomini (qualcuno, non io, li ha contati) stanno spostando una statua gigantesca trainando delle funi legate a una slitta. Nel disegno (non nell’affresco che è quasi scomparso) si vede un uomo che sta versando un liquido sulla sabbia. Questo liquido potrebbe essere una libazione religiosa, un olio lubrificante, ma forse anche acqua per inumidire la sabbia e rendere più facile lo scorrimento della slitta.
(vedi anche : https://sites.uwm.edu/nosonovs/2017/11/05/about-djehutihotep/)

 

(Puoi tornare al testo, al titolino “Mai farsi mancare un Happy End”)

 

Post-Nota del Post Scriptum
Visto che pochi anni fa a Roma il Governo (o chi per lui) in occasione della visita di un ministro straniero ha deciso di nascondere le sculture classiche che mostravano corpi nudi ai Musei Capitolini di Roma, nel mio piccolo in caso di visite in casa, sarà opportuno nascondere il pesce inconsapevole simbolo fallico (proprio lui che aveva iniziato pappandosi non il simbolo fallico, ma il fallo vero e proprio).

Se non lo faccio sparire, il pesce potrebbe subire la stessa censura organizzata a Cairo Montenotte per Epaminonda. Il grande politico e militare tebano, nella sua versione in marmo dello scultore dell’800 Giuseppe Dini, ha scoperto una mattina che gli avevano ricoperto le “vergogna” con un drappo rosso così volgare e vistoso che invece che nascondere richiamava l’attenzione dei puritanissimi visitatori.

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Nessun rispetto invece per una signora di forme generose ma comunque chiamata “Venere”. Sul Web è stata doverosamente censurata la “Venere di Willendorf”

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Di una signora mai si dice l’età, ma qui si esce dal pettegolezzo e si entra nella preistoria : la Venere XXXXXLarge ha circa 30.000 anni. Taglia forte, bellezza stagionata, ma pur sempre troppo prosperosa secondo alcuni ben pensanti per gli occhi innocenti di alcuni nostri contemporanei.

Idem per un’altra ben più avvenente Venere romana e per il palestrato vicino a lei.

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(Puoi tornare al testo dove dice pre-Finale perché stavolta per davvero arriva la FINE. Giuro.)

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15 Responses to “Che pena il pene che va e che viene. Un pesce Ossirinco nuota dal Canal Grande in Egitto al Canal Grande a Venezia.”

  1. Ho un carissimo amico che studia da sempre la storia e la religione dell’Antico Egitto.
    Non ho scritto una sola riga di questo testo senza prevedere che le mie parole
    lo avrebbero fatto inorridire e forse persino soffrire.
    Me ne scuso sinceramente e so che mi perdonerà.
    Mi impegno solennemente a pubblicare ogni correzione, rettifica e persino insulto che mi vorrà dedicare.

  2. Ciao Franco,
    sempre interessante e simpatico, complimenti.

    Pubblico questo commento ricevuto (posso dimostrarlo) alle ore 16.42,
    nemmeno 4 ore dopo la pubblicazione di questo testo.
    Pubblico questo commento, io per primo stupefatto ed ammirato,
    perché è la prova provata che il testo qui sopra non soltanto si può leggere dall’inizio alla fine,
    ma si sopravvive pure, senza pesanti effetti collaterali.
    A richiesta fornirò la testimonianza scritta
    a)
    della reale esistenza di un così affezionato Lettore
    b)
    delle sue attuali ottime condizione di salute, sia fisica che psichica. La seconda soprattutto.

  3. Ringrazio Franco per questo rapporto a dir poco fluviale (in senso nilotico) sull’odissea genitale di Osiride, da cui traggo materia per molteplici seppur sfocate riflessioni:
    1. L’eternità anche retroattiva di Shakespeare e delle sue intuizioni sull’intrinseca malignità del potere (Seth, oltretutto, fa persino rima con Macbeth);
    2. La atemporale “cazzosità” del potere stesso, sulla quale ci ha fornito sublimi illuminazioni il grande Gadda di “Eros e Priapo”;
    3. L’oscura fobia da castrazione di cui soffre, spesso senza rendersene conto, il maschio d’ogni tempo e contrada, che non esita ad ascrivere persino agli dei questo specifico tipo di vulnerabilità; e della sua influenza millenaria sulla pedagogia delle civiltà avanzate («se ti tocchi ti cade il pisello»);
    4. Il cannibalismo come proverbiale influencer: «pesce grande mangia pesce piccolo», «homo homini lupus», «Cane mangia cane»;
    5. Il mistero sulla moda delle evirazioni prepuberali praticate nel XVII e XVIII secolo per avviare i fanciulli alla carriera lirica: mi chiedo il perché di tanto sadismo, dal momento che la scena è tuttora ricca di controtenori e falsettisti adulti che riescono benissimo a cantare da soprano o contralto senza aver dovuto sacrificare gli attributi.
    All’amico Bellino riconosco la speciale capacità di miniaturizzare i grandi fatti della storia e dell’esistenza e di introdurre, scherzando, inquietudini nell’animo del prossimo suo. Deve possedere una ingente collezione di maneggevoli souvenir di viaggio – statuette, animalucci, amuleti, banderuole, quarzi, conchiglie… – da cui decollare per una infinità di rotte e destinazioni. Grazie. Per ricambiare la sua dissertazione egizia, glie ne suggerisco una sulla sacralità delle mutande – uno dei tanti argomenti affiorati dal suo post: http://interpab.blogspot.com/2015/01/sanctissima-mutanda.html

  4. Nel suo commento qui sopra Pasquale scrive : “All’amico Bellino (avrei preferito “Segni particolari : bellissimo”) per ricambiare la sua dissertazione egizia, gliene suggerisco una sulla sacralità delle mutande – uno dei tanti argomenti affiorati dal suo post: http://interpab.blogspot.com/2015/01/sanctissima-mutanda.html

    Letto, fatto.
    “Sanctissima Mutanda” è così divertente e ricco di ironia che – oltre a suggerirne appassionatamente la lettura – non ci provo nemmeno a riassumerlo.
    Posso però dire che dopo averlo letto e poi riletto e poi di nuovo delibato, ho dovuto aggiungergli questo mio commento :
    La cosa che assolutamente detesto di questi tuoi articoli, Pasquale, è che leggendoli mi rendo dolorosamente conto di quanto per me
    sia non soltanto difficile, ma impossibile, anche soltanto avvicinarmi a tanta ricchezza di pensiero ed eleganza di personalissimo stile.
    Mentre ti leggo cerco di godere di tutto : la freschezza delle idee, la chirurgica scelta dei termini,
    il persistente profumo di ironia e soprattutto di auto-ironia (vedi la didascalia all’ultima foto : “Collezione privata”).
    Ma non ci riesco a godere, perché martellante ad ogni tua riga è la vocina che dentro mi dice :
    “Ecco come si scrive ! Ecco come vorrei scrivere io. Ecco perché sarà bene a partire da ora astenersi dallo scrivere oltre.”

    Proposito che sarebbe davvero saggio attuare, non fossi affetto da una conclamata e incurabile incontinenza prosastica.

  5. Paolo says:

    Esimio,
    anche stavolta hai superato te stesso.
    Nel senso che hai superato il numero di battute inerente al comune senso del pudore.
    In lungo e in largo, intendo. Ma qui rischiamo un richiamo per pornografia.
    Amen.

  6. Sara Missaglia says:

    Dunque dunque, ci sono tutte le premesse per una telenovela d’autore. Sospesi tra secoli, mari, miti e religioni ci sono tutti i protagonisti: il buono, il cattivo, la moglie fedele e misericordiosa, vittime e carnefici. Chissà poi perché questo accanimento sul povero membro e non sul cervello, il cuore, una mano o altro: una patologia da erotomani primordiali. E poi arriva lui, il pescetto-mangia-pisetto: ignaro di tutti i retroscena degni di una commedia shakespeariana, si aggira in acque più o meno profonde e diventa, a modo suo, protagonista della telenovela. Lui è il vero personaggio in cerca d’autore, urge un intervento – serio – di Pirandello: mentre fa la riverenza incappa in quello che rimane di Osiride e, forse un po’ affamato, di quello si nutre. E così ne consente una sostituzione più che valida, quanto meno dal punto di vista operativo. Non è dato sapere perché, ma tra le tante e fantasiose espressioni napoletane che indicano l’organo sessuale maschile, esiste quella di “pesce”: e l’Ossirinco non lo sa.

  7. Carissimi Sara (forever Ladies first) Alberto, Pasquale e Paolo,
    in ordine di commento qui sopra.
    Voglio dirvi che mi rendo benissimo conto di quanto “Che pena il pene” sia un testo di faticosa e spesso noiosa lettura,
    con una mole veramente eccessiva di illogiche divagazioni che costringono il Lettore a un estenuante saltare di pene in tresca.
    Proprio perché me ne rendo benissimo conto considero il vostro leggermi e persino commentarmi
    segno di vera amicizia e grande affetto.

  8. Sara says:

    Rettifico, consentimi Maestro: per nulla faticosa o noiosa (la lettura), bensì divertente, sorprendente, irriverente, esilarante, curiosa, inattesa. Come sempre, aggiungo.

  9. Franco D.D. says:

    Sapevo che eri uno scrittore da quando ti ho conosciuto a Milano.
    Eclettico, dall’arte alla storia, alla fantasia, all’etnografia, direi con coraggio a tutto ciò che esiste nell’inverso umano.
    Sembra che tu rincorra spasmodicamente il sapere, cercando, chiedendoti a cosa serve questo o quello.
    E se non lo sappiamo ecco che parte la tua fantasia e trova mille risposte.
    Sei un vulcano in ebollizione, aspetto la prossima dopo l’ossirinco.
    Fai bene, si vive una volta sola.

  10. Franco D.D. says:

    Mi scrive un vero Egittologo, di cui non sono sicuro di poter citare il nome :
    Ciao Franco, sono riuscito a recuperare il lavoro: “Che pena il pene che va e che viene”.
    Tu dimentichi che fino all’anno scorso ho insegnato Egittologia all’Università della Terza Età
    e quando parli di cose dell’Egitto non mi meravigli come se fosse la prima volta che le sento.
    Detto questo, apprezzo le tue ricerche sempre ben fatte e profonde e allargate alle conoscenze umane.
    Mi fanno pensare che passi molte ore seduto davanti al PC e magari anche la notte.
    Penso che, come dicono i maestri giapponesi, che abbiamo staccato dalla natura
    e alla nostra età sarebbe meglio spendere il tempo ad osservare un fiore che sboccia, gli alberi che fioriscono,
    due cani che si inseguono, due bambini che giocano e io aggiungo una bella ragazza che passa.
    Comunque il tuo lavoro è una bella tesi di laurea si vede che ti sei documentato
    e poi aggiunto quella è la tua capacità : eloquenza e fantasia.
    Bravo. Ho solo un dubbio, non mi risulta che l’Ossirinco sia un patrono dei morti.
    Non concordo che gli antichi Egizi avessero toppato sulla giustizia, forse gli Italiani.
    Leggi i consigli di Thutmose III al suo Visir Rekhmira: “L’istruzione al visir”; oppure le istruzioni di Horemheb ai giudici.
    Non sapevo che tu avessi quella statuina, complimenti, è alquanto direi rara o comunque non diffusa.
    Complimenti, ma se l’hai da 52 anni non me l’hai mai fatta vedere quando ti venivo a trovare a Milano.
    Questa volta ho potuto dilungarmi perché sono riuscito a manipolare il PC ed usarlo, non il monitor come scrivi.
    Comunque ricordati che sono anch’io impegnato in un lavoro con un collega da un anno e mezzo
    e quando avrò finito chiudo baracca e burattini, spengo il telefono e vado a vedere le belle ragazze,
    non sono immortale come te.
    Ciao, saluti a Giovanna.

  11. Franco Bellino says:

    Grazie, Franco.
    Spero che leggendo tu ti sia almeno un poco divertito.

    Sui tuoi commenti :

    Scrivi : “ …. alla nostra età sarebbe meglio spendere il tempo ad osservare un fiore che sboccia, gli alberi che fioriscono,
    due cani che si inseguono, due bambini che giocano e io aggiungo una bella ragazza che passa.

    Hai ragione, Franco. Se tu frequentassi Facebook, vedresti che sia Giovanna che io passiamo molti minuti ogni giorno
    alle finestre ad osservare le albe (non molto spesso), gli infiniti riflessi sul Canal Grande proprio sotto casa
    a tutte le ore del giorno e della notte e infine i tramonti che costituiscono uno spettacolo di circa 20-30 minuti
    che noi godiamo molto spesso da un punto di vista unico.
    Se poi ci sono nuvole è come se Tiepolo, Canaletto, Rosalba Carrera, Bellotto, Turner, De Pisis e Tancredi
    dipingessero a turno il cielo proprio solo per noi due.

    Sull’ammirare le belle ragazze invece scherzando potrei dirti che sì, le ammiro, ma la mia paura è che se poi una ci sta,
    io non mi ricordo più cosa fare con lei. Seriamente invece ti confesso
    che Giovanna è ogni giorno così diversa e così bella che non ho sinceramente nessuna voglia di cercare alternative fuori casa.
    Peraltro temo … no, non temo : so per certo (e potrei a conferma mostrarne le cicatrici),
    che se che soltanto ci provassi a guardare le belle ragazze che passano, sconterei poi duramente il maldestro il tentativo.

    Tu scrivi : “Ho solo un dubbio, non mi risulta che l’Ossirinco sia un patrono dei morti.
    Non concordo che gli antichi Egizi avessero toppato sulla giustizia, forse gli Italiani.
    Leggi i consigli di Thutmose III al suo Visir Rekhmira : “L’istruzione al visir”; oppure le istruzioni di Horemheb ai giudici.”

    Sull’Ossirinco come patrono dei morti mi sono limitato ad un copia-incolla da uno dei numerosi testi consultati.
    Temo però di non riuscire adesso su due piedi a ritrovare quel brano, perché sono presissimo
    a completare un’altra mia farneticazione ambientata nel suq di Khan al-Khalili al Cairo.

    La valutazione scherzosa della Giustizia nei miti egizi nasce proprio dal fatto che il processo tra Horus e Seth,
    raccontato in dettaglio nel papiro davvero divertente che qui sotto ti inoltro, durò la bellezza di 81 anni :

    Il papiro Chester Beatty I, che ci tramanda questo straordinario racconto, appartiene al periodo della XX dinastia egizia
    ed è conservato presso la Libreria Chester Beatty di Dublino. Redatto in ieratico e proveniente da Deir el-Medina
    appartenne allo scriba Qenherkhopshef. Molti egittologi sostengono che possa essere una riedizione
    di un testo più antico e risalente al Medio Regno.
    In gioco vi è la pesante eredità di Osiride, che viene disputata tra Horo e Seth.
    In questo racconto appare molto evidente il contrasto tra lo sfondo teologico e una stesura nella quale, invece,
    le divinità vengono descritte con parole e immagini molto familiari
    e lo stesso mondo divino in cui vivono finisce per riflettere il grigiore, la sregolatezza e la dissolutezza del mondo reale.

    Il tribunale degli dei è sin troppo simile al corso della giustizia umana,
    con la sua lentezza esasperante nell’assumere decisioni, che nel caso specifico, si protrae per ben ottanta anni.
    Alla fine vince Horo che viene riconosciuto come il legittimo erede di Osiride e quindi trionfa la giustizia.

    Ora, caro Franco, noi in Italia sappiamo di processi che continuano per anni e anni,
    ma non siamo ancora arrivati, credo, agli 80 anni del mito egiziano.
    La mia era poco più di una battuta e non si riferiva alla reale gestione della Giustizia nell’antico Egitto –
    per la quale tu giustamente citi dei testi storici –
    ma si riferiva soltanto al mito del processo per la successione del defunto Osiride.

    Grazie davvero, Franco, per la tua lettura affettuosa e documentata.
    Sono convinto che avresti potuto sommergermi con critiche molto più crudeli e giustificatissime.
    Però tu con vera affettuosa amicizia hai invece deciso di risparmiare la matita rossa e usare per me solo la punta blu.

    Con i tempi che corrono ti sono davvero grato di avermi messo in “zona blu” piuttosto che in “zona rossa”.

  12. Franco Bellino says:

    Giorgio Lise su Ossirinco. Incontro del 19 Gennaio 1978

    Architetto Giorgio Lise
    Direttore del Museo Egizio del Castello Sforzesco di Milano
    (telefono 62.35 –raccolta Bertarelli 9-12 15-17)

    Il pezzo è autentico. Per la qualità della lavorazione del bronzo Lise suggerisce 2°o 3° secolo avanti Cristo.
    Nel Museo non c’è nessun pezzo simile, ma solo un frammento di testa.
    Lise mi procura la fotografia di un pesce analogo, però di legno.

  13. Carla says:

    Testo fondamentale sul culto del pesce Ossirinco
    e sul recente ritrovamento di centinia di ‘mummie’ di questi pesci :
    Van Neer, W. & J. Gonzalez (2019)
    A Late Period fish deposit at Oxyrhynchus (el-Bahnasa, Egypt).
    Documenta Archaeobiologiae 15: 311-342.
    Wim Van Neer

  14. Franco says:

    Bene. Penso sarai contento perché il tuo oggetto non è comune.
    Ne ho visto fin’ora solo uno, credo al Museo Egizio di Torino.
    Anche il suo mito non è molto divulgato nei testi di egittologia, e solitamente si trovano poche righe dedicate.
    E’ da tenere e tu gli hai fatto un lungo lavoro di ricerca, come solitamente fai ai tuoi tesori per conoscerli a fondo.
    Ciao

  15. Il testo che segue di Farouk Gomaà non aggiunge nulla a quanto già scritto qui sopra,
    ma ha almeno un’aria più seria e autorevole di quanto non abbiano le mie parole.
    Sono le pagine 718-719 del volume “The Encyclopedia of the Archeology of Ancient Egypt”,
    di Kathryn A. Bard, 1999. 
     
    Oxyrhynchus (el-Bahnasa)
     
    Oxyrhynchus is the Greek name commonly used for the pharaonic town of Per-medjed,which means “the meeting house.”
    During the Ptolemaic period the Greeks adopted the name Pempte for the town.
    Because of the sacred fish worshipped there named“oxyrhynchus” (a fish with a pointed head, which was also known as “mormyrus”),
    the town would also become known as Oxyrhynchus, and the nome was calledOxyrhynchites.
    Its Coptic name is Pemdje, and today it is known as el-Bahnasa.
    The site is located on the west bank of the Bahr Yusuf channel of the Nile (28°32′ N, 30°40′ E),
    approximately 14km northwest of Bani Mazar in the Middle Egyptian province of Minya.
    Nothing is really known about the town until the New Kingdom and only then toward the end.
    The first reference to the town appears in an inscription from the Kushite(Nubian) king, Piye (25th Dynasty).
    According to the inscription found on the adoptionstela of Nitocris, who was the daughter of King Psamtik I (26th Dynasty),
    the city is described as the capital of Nome XIX of Upper Egypt, replacing Sepermeru, which had been the nome capital since the New Kingdom.
    The most important god of the town was Seth, whose temple at Seper-meru received great gifts from Ramesses III (20th Dynasty).
    Not much is known about his temple at Oxyrhynchus, even from the Graeco-Roman period.
    Yet the town was the site of one of the largest known finds of Greek papyri,
    discovered by B.P.Grenfell and A.S.Hunt at the end of the nineteenth century.
    The so-called “Oxyrhynchus Papyri” include a large number of literary, historical and biographical texts,
    as well as many official records, private documents and letters.
    According to the various documents, after Seth, the next most important deity was the hippopotamus goddess Taweret.
    The Greeks identified her with Athena and she had many places of worship in the town.
    Other deities also had shrines at Oxyrhynchus,including Asch, Thermutis, Osiris-Serapis, Isis, Harpokrates and Asklepios.
    Strabo (XVII, 812) discusses a shrine for the sacred oxyrhynchus fish,
    and Plutarch reports battles between the townsmen of Oxyrhynchus and Kynopolis.
    In the Roman period and under the Byzantines, Oxyrhynchus was an important townin Middle Egypt.
    Economically, it was associated with Baharia Oasis. Under the Byzantines the town first belonged to the province of Aegyptus
    and was later the major town in the province of Arkadia. At the beginning of the fourth century AD it was a bishop’s residence.
    By the end of that century so many churches and monasteries had been built around the outside of the town that they formed a secondary town.
    These as well as others of the town and its nome are named in Greek papyri of the Byzantine period.
    Still considered one of the most important archaeological sites in Middle Egypt, the ancient town of Oxyrhynchus
    extends under and west of the modern village of el-Bahnasa. Two column pedestals from a Roman theater
    and an old mosque are found there now, and the town’s cemetery is situated 300m west of the Roman theater.
    In 1982 a large tomb dating to the Saite period (26th Dynasty) was uncovered by the EgyptianAntiquities Organization,
    and inscriptions were found on the walls of the main burial chamber and on the sarcophagus.
    Other graves and a burial chapel from the Late period were also discovered near this tomb.
    Encyclopedia of the archaeology of ancient Egypt 718

    See also
    Late and Ptolemaic periods, overview; Roman period, overview; Third IntermediatePeriod,
    Further reading
    Gomaà, F. 1982. Oxyrhynchos. In LÄ 4:638–9.Petrie, W.M.F. 1925.
    Tombs of the Courtiers and Oxyrhynkhos.
    London.Turner, E.G. 1952. Oxyrhynchos and its papyri. Greece and Rome 21:127–30.

    FAROUK GOMAÀ

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