Ani-ani. Ti devo uccidere, ma lo faccio con passione.

Ho raccolto questo oggetto, che si chiama “Ani-ani” :

 

ani-ani-fb-1

 

… in una meravigliosa risaia di Bali :

www-worldatlas-com

 

foto di www.world atlas.com

E’ con me da allora perché da 55 anni mi racconta una storia di compassione.

 

Questa storia me l’hanno detta i contadini nelle risaie, ma non sapevo se era vera.
Forse era una favola, forse una leggenda, forse una invenzione popolare.
No : ho trovato un ponderoso studio scientifico che conferma questa storia e lo cito in nota.

 

La storia è bellissima : a Bali i contadini tagliano le piante di riso
con questo speciale coltellino, che si chiama “ani ani”:

ani-ani-fb-1

 

 

L’ani-ani è molto piccolo, può tagliare solo uno stelo alla volta perché la lama
è larga solo 4-5 cm, meno delle lamette da barba di un tempo.
Così piccola che rimane nascosta all’interno del palmo della mano :

lama-nascosta

 

Tu non vedi la lama e non la vede la piantina di riso. La piantina, dopo tante settimane che tu ti occupi di lei, forse ti riconosce e ti vuole bene. Perciò quando il contadino di Bali deve mietere il riso sta bene attento che la pianta di riso non veda cosa sta per succedere, non si spaventi. Lui la taglia, deve tagliarla, ma lo fa con delicatezza e con amore.

 

Gli scienziati si sono chiesti : perché in Asia da secoli i contadini
di molte regioni del Sud Est (Malesia, Giava, Sulawesi, Bali, Filippine, Sumatra) …

www-lightstaling-com

foto di www.lightstaling.com

 

… continuano a mietere le pianticelle di riso con un piccolo coltello che rimane nascosto dentro la mano e taglia una sola pianticella alla volta ? Per loro sarebbe molto più comodo e più rapido usare una falce che taglia in un colpo solo molte piante tutte insieme.

La risposta è sorprendente : il contadino non vuole spaventare la pianta del riso.
Deve mieterla, ma lo vuole fare con tenerezza e con amore.
Con rispetto per l’anima di ogni stelo di riso e con compassione.
Compassione : con passione.

 

in-mano-uomomano-con-piante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ogni pianticella è viva, ha un anima : se vedesse avvicinarsi la lama della falce
comprenderebbe che sta per morire e sarebbe terrorizzata.
Invece se vede avvicinarsi l’uomo che ormai da mesi riconosce,
che si è sempre amorevolmente preso cura di lei e non vede nessuna lama,
la pianticella rimane serena.

 

A volte i contadini modellano l’ani-ani a forma di uccello :

uccello

La piantina di riso è abituata è abituata a vedere gli uccelli che si avvicinano
per rubarle un seme per nutrirsi e non si spaventa.
Così il mietitore può avvicinarsi senza che la pianticella di riso si spaventi e così rimane serena.

Lo facciamo anche noi con un animale che amiamo : quando soffre troppo lo portiamo dal veterinario
e lo coccoliamo e lo accarezziamo e gli parliamo fino al suo ultimo istante.
Ma nessuno di noi ha mai pensato che un fiore soffre quando lo recidi
o che la spiga di grano si spaventa quando vede avvicinarsi la falce.
Invece il contadino di Bali lo sa e lo mette in pratica da secoli.

 

Ho sempre pensato, meglio ho sempre ‘sentito’ che gli animali e anche i vegetali
e anche i minerali e gli oggetti hanno un vita e ci parlano.
Il mio ani-ani ancora oggi, dopo 55 anni, mi parla di Bali e di quella meravigliosa cultura.
Io lo ascolto.

ani-ani-fb-1

 

 

2 Responses to “Ani-ani. Ti devo uccidere, ma lo faccio con passione.”

  1. Questo è il testo fondamentale : si trova in Rete e a richiesta posso inviare il pdf :
    Kevin M. Murphy “A quiet harvest: linkage between ritual, seed selection
    and the historical use of the finger-bladed knife (ani-ani)
    as a traditional plant breeding tool in Ifugao, Philippines”
    (“Una mietitura serena : legami tra rito, selezione dei semi e tradizione nell’uso del coltello da dita”)
    in ‘Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine’ 2017 13.3 pagina 1-12 e ampia bibliografia.

    Murphy dedica un intero capitolo a pagina 6 del suo saggio a :
    “Ruolo e rituale dell’uso del coltello da dita (ani-ani) nel Sud Est Asiatico”.
    Murphy cita alcuni testi di WW. Skeat (1900) – R.Wilkinson (1932) – J. Woensdregt (1928-47)
    dedicati proprio a questa intepretazione che io trovo delicata e poetica.
    Il contadino deve mietere la pianticella di riso. Ma lo fa con rispetto per l’anima di ogni pianticella.
    Lo fa con passione.

  2. Sara says:

    Carissimo Franco,
    ho letto questa storia come sempre con curiosità quasi infantile.
    Inutile dirti che non conoscevo nulla: potresti raccontarmi veramente di tutto – e io ti crederei –
    e un giorno rivelarmi che è solo frutto della tua immaginazione e creatività.
    La differenza tra la verità e il mistificato passa da quello che sei, una sorta di leggenda:
    pertanto così come lo sono le licenze poetiche, tutto è ammesso in quello che scrivi.

    La storia di questo oggetto mi affascina perché parla di sostenibilità ante litteram:
    questo coltellino che i contadini utilizzano con grazia e rispetto nei confronti delle piante,
    parla di sostenibilità e di integrazione uomo-natura come parte di un processo vitale
    in modo così lontano rispetto ai fasti fashion urlati dei nostri tempi.

    Questo coltellino merita uno spazio nel tuo libro, perché è equo, sostenibile e rispettoso:
    darà la morte alla pianta, ma non lo farà mai brutalità, perché è parte di un percorso necessario nella catena della sopravvivenza,
    ma che non impedisce di amare e rispettare chi si incontra lungo il cammino.
    Ti saluto caramente, come sempre,
    Sara

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>