Netsuke giapponesi contro Guajian cinesi : non c’è partita !

Gentilissimo signor Editore della Rivista XY nella presentazione del Bollettino di cui Lei è Editore,  il numero 14 del Marzo 2010 – Lei celebra come evento memorabile la ripresa sull’International Netsuke Society Journal di un articolo sui toggles cinesi da Lei pubblicato un anno fa sul numero 10 del Suo Bollettino.

Come Lei ben sa, “Editore è chi separa il grano dalla pula e poi pubblica la pula” (Adlai Stevenson). Lei ha fatto qualcosa di simile. Infatti il Franco Bellino che ha firmato l’articolo “Mizu no oto”, scomodando Basho, voleva provocare noi studiosi e collezionisti di netsuke e gettare un sasso nello stagno. Invece, come si dice dalle nostre parti, “l’ha fatta fuori dal buco”. Sempre di un suono d’acqua si tratta, ma assai poco gradevole, soprattutto se lo produce qualcuno ospite in casa nostra. Mi limiterò a controbattere le “9 ragioni per un amore irragionevole per i toggles cinesi” con altrettante e forse più ragioni per il nostro irresistibile e raffinato amore per i netsuke. Amore di testa e di cuore e di pancia : coltissimo stimolo intellettuale e infinito piacere sensuale.
1 Un netsuke ti da piacere fin dal primo momento che lo vedi. Ti parla, ti sfida : vuoi scoprire cosa rappresenta e perché.
2 Lo studi da tutte le parti, lo guardi da tutti i lati, ne percorri ogni millimetro, lo accarezzi con gli occhi, ma soprattutto con l’anima.
3 Poi lo conosci (come Salomone le fanciulle che ne allietavano le notti, come l’anziano ospite nella “Casa delle belle addormentate” di Kawabata) ad occhi chiusi : ne percorri ogni curva, ogni rilievo, penetri ogni minima cavità. Lo possiedi. 4 Lo annusi, cerchi di decifrarne sedimenti di profumi antichi, ne aspiri….. e qui mi fermo. Consiglio piuttosto a chi ha gustato le petites madeleines di Proust di assaporare un ignoto, profondamente sensuale gioiello :“Ti sento, Giuditta” di Piero Chiara. Se non l’hai letto, non puoi capire. Se non puoi capire, che aspetti a leggerlo ?
5 Adesso che fisicamente sai tutto di questo netsuke e un po’più su di te, puoi anche lasciare spazio all’intelletto. Potremmo, ma non è obbligatorio, cominciare dalla firma. E’ firmato ? Decifriamo quel nome : c’è nei repertori ?
6 Hai trovato l’Autore, identificato la firma ? Allora vuoi sapere tutto di questo netsukeshi : chi è, cosa ha fatto, dove è vissuto, come è vissuto. Cosa si è detto di lui, ai suoi tempi e fino ad oggi. Hai un nuovo amico da conoscere sempre più ed amare.
7 Conosci la sua vita, è normale che adesso tu ora voglia vedere quante più opere sue è possibile. Quali altri netsuke ha intagliato ? E’coerente questo tuo pezzo con gli altri a lui attribuiti ? Possono passare giorni. Giorni di puro godimento, da assaporare minuto per minuto.
8 No, il tuo netsuke non è firmato. Bene, forse meglio. Chi potrebbe essere l’autore ? Ti avventuri in un territorio inesplorato, infinitamente più intrigante che scoprire l’assassino in un giallo o il colpevole in una caso di cronaca. Qualche indizio c’è sempre, qualche pista si può inventare, l’avventura è stimolante come il canto delle Sirene per Ulisse. Non fare come lui : non lasciarti legare all’albero di maestra (la retta via, i doveri verso la famiglia, la carriera, il guadagno, il successo : le cose serie della vita) per non cedere alla pericolosissima tentazione di proporre una attribuzione a questo netsuke, anche se non firmato. L’unico modo di liberarsi di una tentazione è di abbandonarsi ad essa (Wilde). Abbandonati anche tu, proponi un nome per il tuo ignoto netsukeshi. Nessuno ci ha provato prima, ? nessuno ha mai proposto quel nome prima di te ? E’ perché nessuno ha mai amato questo netsuke quanto lo ami tu adesso. E tu scoprirai chi lo ha creato, chi lo ha appassionatamente intagliato. Quando hai formulato un’ipotesi, quando forse un nome ce l’hai, torna qui sopra – come nel gioco dell’Oca (la maiuscola ha un suo perché) al punto 6.
9 Altro meraviglioso territorio da esplorare : l’iconografia. Questo stesso tema – qualunque esso sia – è sicuramente stato trattato da altri netsukeshi in altri tempi. Vuoi vederli tutti. Vuoi assaporare tutte le variazioni sul tuo tema come solo Elliot Gould sapeva fare con le Goldberg.
10 Ma nella vita non ci sono solo i netsuke (su questo punto si potrebbe discutere, per il momento accettiamolo) : lo stesso tema vuoi ora scoprirlo nelle sculture, nei dipinti, nelle stampe, nei tessuti, negli oggetti più diversi. E nei libri di illustrazioni che offrivano modelli agli artigiani del tempo. Forse proprio il tema di questo tuo netsuke è stato ideato da Inaba Tsuryu o da Hokusai. E se sei fortunato, forse ne trovi tracce nella letteratura, nei romanzi, nelle poesie. Nelle cronache e nelle leggende. E nella vita di tutti i giorni.
11 Come tutto in Oriente – tutto – anche questo netsuke significa qualcosa di più di quello che è. E’ simbolo, allude, evoca, si può leggere a diversi livelli. Li vuoi esplorare tutti.
12 Ora questo netsuke-macchina-del-tempo ti ha trasportato in una dimensione in cui ascolti le voci delle persone, i canti delle fanciulle, le musiche degli spettacoli, i suoni delle strade. A questo punto nulla di ciò che è umano di quel periodo ti è estraneo.
A questo punto ….
13 .. a questo punto non hai scelta : DEVI tornare al punto 1 qui sopra e ripercorrere tutto l’itinerario – tutto lo straordinario viaggio fino a qui compiuto – perché a questo punto tu non sono più quello di prima. Questo minuscolo oggetto che hai incontrato giorni, mesi, forse anni fa, ti ha così profondamente trasformato ed arricchito che ogni tappa del viaggio precedente è ora per te un’esperienza nuova, un’emozione mai provata. Dice Eraclito: “Nessun uomo può bagnarsi nello stesso fiume per due volte perché né l’uomo né le acque del fiume sono gli stessi”. Anche il nostro rapporto – di studio e di amore – con un netsuke non può mai essere lo stesso. E’ ogni volta nuovo. Panta rei. E il suono d’acqua è – come è sempre stato – un meraviglioso suono di vita. Per finire in tono epico confesserò che in un netsuke “ho visto cose che altri umani non potrebbero immaginare”. Però, diversamente da ‘Blade Runner’ tutti questi momenti non andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. Verranno anzi assaporati ancora e ancora e ancora come un prezioso sorso di ‘Chateau Lafite-Rothschild’ del 1939. In un netsuke si possono assaporare emozioni e sensazioni che il Franco Bellino innamorato dei toggles cinesi non potrà mai non dico capire, ma nemmeno sospettare.

Parola mia.

Frank O Witty

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