Il verso più musicale della poesia mondiale non è un verso.

Questo è il verso :

totale

Il verso più musicale della poesia mondiale non è un verso : è un film.

 

Dopo lo spiego e lo traduco : adesso lo ascolto e lo guardo.

1

Appoggi il bicchiere vuoto sul tavolo :  POST !

 

2

.. lasci le posate sul piatto vuoto e appoggi il tovagliolo lì accanto :

PRAN !

 

3

.. ti alzi da tavola : DI > UM !

DIUM !

 

4

Lentamente, con passi lenti e meditati, un piede dopo l’altro
ti avvii a camminare : adagio, mi raccomando ! …

LEN … TO …. PE …. DE …. DE ….

 

5

DE > AM disegna un cerchio : la voce scende  … fa una  capovolta .. e ritorna :

DEAM !

 

6

è un altro cerchio : un giro in tondo. BUUUU inizia il circolo …… LA ritorna  all’inizio

 

7

di nuovo un nuovo giro in tondo. ARE è un cerchio che si apre e si chiude.

 

Dove ?

Dove avviene questa lenta e meditata camminata che si ripete più volte e ritorna su se stessa ?
Avviene in un chiostro. In un chiostro dopo pranzo un monaco cammina lentamente ripetendo più volte lo stesso giro …. Cammina nella fresca penombra delle alte volte … il suo lento andare è ritmato  dalla successione delle colonnine,
spesso binarie, sembrano tutte uguali ma ognuna ha un capitello diverso ……… gode i colori e aspira i profumi
dei fiori del giardino e anche degli alberi di frutta e delle piante medicinali nel vicino orto …  ascolta la rinfrescante musica della fontana al centro del chiostro …

 

“Post prandium lento pede deambulare”. in realtà non è un verso :
è uno dei saggi consiglio dei Medici della Scuola Salernitana :

 

regimensa
totale

Senti che ritmo.

Rende cinematograficamente (audio+video) l’immagine che descrive.

Post… pran… dium !

Il pranzo è finito. Chiuso. Tu ti alzi.

Leeeeen…  toooo…  peeee… deeee…

E’ proprio una camminata tranquilla, meditativa, digestiva.

Deam…

È un cerchio : ti sembra di vedere il frate che lentamente passeggia intorno al chiostro…

Deam… bu…

Magari il monaco si ferma… riflette qualche secondo ….. poi riprende il suo giro…

Deam… bu… laaaaare.

 

Smart Walking duemila anni in anticipo sullo Smart Working !

 

I Consigli dei Medici della Scuola Salernitana sono bellissimi e geniali.
Li ha scritti o comuque raccolti una comunità di monaci anche medici che conoscevano molto bene
i testi della medicina greca, latina, araba ed ebraica. In più
avevano un vero e proprio ambulatorio : curavano ogni giorno feriti e malati
e a tutti proponevano le regole del buon senso della vita quotidiana.

I Consigli dei Medici della Scuola Salernitana li trovi facilmente in Rete :

 

italiano

 

Ne riporto qui solo alcuni che sono validi ancora oggi nel cuore della più scientifica e tecnologica ricerca clinica e che faremmo benissimo ad applicare anche noi ogni giorno.

 

Durante il pranzo bevi poco e sovente.          Inter prandendum sit saepe parumque bibendum.

Il cacio è buono se lo dai con mano avara.           Caseus ille bonus quem dat avara manus.

La prima digestione avviene in bocca.           Prima digestio fit in ore.

Se ti mancano i medici, siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta.

Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant haec tria: mens laeta, requies, moderata diaeta.

Se vuoi esser leggero di notte, fa corta cena.       Ut sis nocte levis, sit tibi coena brevis.

Se vuoi esser sano, lavati spesso le mani.              Si fore vis sanus ablue saepe manus.

 

Questi pochi consigli servono solo per dare un’idea, ma uno in particolare mi ha profondamente sorpreso e, lo confesso, sinceramente divertito. E’ come se nella serissima comunità di saggi e religiosi medici di Salerno, città chiamata per la loro prestigiosa scienza medica “Civitas Hippocratica” “la città di Ippocrate” (460-377 aC), considerato da sempre il padre della medicina scientifica, si fosse intrufolato uno spiritello bizzarro. Ha lasciato che i suoi saggi confratelli completassero il loro encomiabile elenco …

 

con-cornice

 

.. e poi di nascosto ha voluto aggiungere, come tocco finale, un irrituale e geniale scherzo :

Il finocchio apre lo stretto buco dell’ano.                          Foeniculum aperit spiraculum culi.

 

Oggi l’ignoto burlone rischerebbe un’accusa di stalking,  manifestazioni di piazza transgender,
sommovimenti nel movimento LGBT e implacabili indignazioni mediatiche.
Forse provocherebbe persino un’interrogazione in Parlamento che non ha evidentemente
argomenti più seri di cui occuparsi. Ma per la fortuna di quel monaco burlone
in quegli anni non avevano nemmeno ancora accceso i roghi della Santa Inquisizione.

 

Possiamo perciò sorriderne, meglio però non farlo in pubblico.

 

2 Responses to “Il verso più musicale della poesia mondiale non è un verso.”

  1. Scrive Vito Taverna :
    Caro Franco alla prima lettura mi è piaciuto molto, probabilmente è dall’ultimo consiglio che deriva la parola per definire gli omosessuali.
    Si dice anche che la parola ai quali erano condannati derivava dai roghi dove per sopraffare il puzzo della carne bruciata
    si metteva nella pira anche le piante di finocchio. Farò una seconda lettura più approfondita per commentare.
    Vi faccio tanti auguri e vi abbraccio.
    Vito.

  2. giovanni says:

    Pezzo bellissimo come sempre.
    Rimango colpito in particolare da:
    Se ti mancano i medici, siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta.
    Perché prende dentro tutto il mondo. L’animo, cioè lo stato psichico della persona; la quiete, cioè la situazione ambientale attorno alla persona; la moderata dieta, cioè il comportamento della persona. Va tutto insieme, nel profondo senso dell’armonia anche nei passaggi più dolorosi.
    Come dire che i medici possono non esserci o non bastare, ma tu puoi strutturare il tuo mondo, dai significati, agli stati interiori, in dialogo e in danza con quel che il mondo fisico e quello del fisico producono in noi.
    Che leggerezza e che saggezza questi monaci. Incantevole.
    Grazie per quest’ennesima perla, Franco.

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