Allora anche Einstein è nato in Cina ?

Dice Albert Einstein. “Dice”, al presente, perché parole e pensieri di un genio vanno sempre al presente : sono parte fondamentale della nostra vita di ogni giorno. Dice Einstein : “La vita è come andare in bicicletta : se vuoi stare in equilibrio, devi muoverti”.

Muovermi è proprio quello che vorrei fare oggi e, se possibile, smuovere.

Tutto parte dal testo “Scherzo cinese. Mitico” che si può leggere qui sotto.

Ieri a questo testo Stefano P. ha aggiunto un prezioso commento. Ancora più ricco e illuminante sarebbe il commento di Stefano, se questo programma accettasse tutti gli ideogrammi che nel testo originale visivamente spiegano similarità ed omofonie così importanti per il pensiero cinese.

C’è un punto però che Stefano non affronta e che invece io ripropongo alla sua attenzione e a quella di chiunque abbia elementari nozioni di Fisica.

Un punto in cui sembrerebbe che la Teoria della Relatività di Einstein sia stata in qualche modo già intravista in Cina migliaia di anni fa.

Dice la leggenda  : il mitico imperatore Huang-ti possiede un dragone, Changhuan.

Questo dragone è così veloce che può percorrere miliardi di chilometri in un solo giorno e l’essere umano che lo cavalchi può raggiungere un’età di duemila anni.

Questa è l’idea sorprendente : l’enorme velocità del dragone influenza anche lo scorrere del Tempo e libera l’organismo umano dai processi di invecchiamento.

Mi chiedo e chiedo : questa idea di un rapporto dello Spazio e del Tempo inestricabilmente  collegati alla Velocità,  anticipa di qualche millennio Einstein  e la sua teoria della relatività ?

E’ una domanda a cui io non so rispondere.
E’ una domanda a cui chiunque appena edotto di Fisica può rispondere.

E’ una domanda a cui so benissimo come risponderebbe  Albert Einstein

2 Responses to “Allora anche Einstein è nato in Cina ?”

  1. Giulio (Soravia) says:

    Non so niente di fisica. Dopo il liceo mi iscrissi qualche secolo fa ai corsi di fisica dell’Università di Milano. L’anno seguente, dopo aver frequentato tutti i corsi all’IsMEO, lasciai perdere, perché avevo capito che erano cose troppo difficili. Poi da grande ho letto un libro di Fritjof Capra e mi sono accorto che non erano poi cose così astruse, ma pazienza… Sto divagando. Non so se la teoria della relatività sia stata anticipata in Cina tremila anni fa. So che da qualche millennio ci illudiamo di scoprire cose in nome di una scienza positiva che i nostri bisbisbisbisnonni sapevano già. Conosco almeno due grandi centri irradiatori di sapere, l’Egitto da cui è derivata la (in)civiltà che stiamo vivendo e che è regredita nei secoli, salvo riscoprire ogni tanto piccole verità che gli omarini (mi si perdoni il regionalismo) del Nilo avevano ben chiare. E la Cina che rimane l’”altra” civiltà. In quanto tale per me insondabile (io mi sento più affine alle mummie ormai).
    Però un drago l’ho conosciuto anch’io di recente. Non so se Nukila abbia tratto spunti del suo Cala Ibi da vecchie storie, più o meno inconsciamente, della sua terra d’origine – Ternate – ma quel drago offre molti spunti di riflessione. Come Maya/Maia che lo cavalca.
    Non dico altro se no mi si accusa di far pubblicità al libro che ho tradotto, ma i draghi chi sono? Ci sono? Ci sono stati? Ricordo la baia di Along in Vientnam sconvolta dai mille scogli di gesso creati dal drago che andava su e giù tra terra e mare. Quel drago è lo stesso delle leggende del nostro Medioevo, delle saghe nordiche? O assomiglia soltanto vagamente? Il drago cinese custodisce tesori ed è padrone delle acque? o è tutt’altro? solo ci pare di poterlo riconoscere? forse però è lo stesso, un dinosauro il cui ricordo è sedimentato in un piccolo tratto del DNA umano? Perché neanche il nome ci aiuta. Drago viene dal greco drakon, di etimo incerto, voce presente in molte lingue ( ma perché poi in inglese il drake è un papero? ), mentre in India forse è accostabile al naga e in Cina si chiama lung… Ma gli egizi non avevano draghi (o mi sbaglio?): chiederò al mio amico Zecchi se ne sa qualcosa…
    La risposta più esauriente e saggia resta nella foto di Einstein.
    Ciao, in uno sbuffo di narghilé.

  2. Un amico fraterno, appena rientrato da un lungo soggiorno nella Terra di Mezzo, mi porta un manoscritto che sono risuscito faticosamente a far interpretare e tradurre dal mio Maestro di arti marziali.
    Sembra incredibile, ma è successo : un vecchissimo saggio cinese, diretto discendente pare dell’immenso Chuang-tse, si è preso la briga di leggere le mie farneticanti ipotesi sul mitico imperatore Huang-ti ed il suo velocissimo dragone Changhuan. Ha letto, ha riflettuto i silenzio per giorni e notti ed infine ha così sentenziato :

    La questione dell’imperatore e del suo drago (che mi sembra sia comunque l’animale con cui l’imperatore doveva dimostrare potenza e, forse, anche immortalità) si avvicina al “paradosso dei gemelli” nella descrizione della relatività generale.
    Qui sotto due link, ma se ne trovano molti su internet :

    http://scienzapertutti.lnf.infn.it/index.php?option=com_content&view=article&id=498%3A9-cosa-e-il-paradosso-dei-gemelli&Itemid=216

    http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_dei_gemelli

    In pratica, il gemello che viaggi a velocità prossime a quelle della luce ‘vivrebbe’ il tempo in maniera differente rispetto a quello rimasto fermo sulla terra : quello in viaggio vedrebbe le lancette dell’orologio scorrere ‘più piano’, quindi invecchierebbe meno. Senza entrare nei dettagli, nella descrizione del concetto base del paradosso, pur facendo capire bene la relazione tra contrazione spazio-temporale e velocità della luce, non si tiene conto del fatto che uno dei due gemelli dovrà subire accelerazioni e decelerazioni, al contrario del gemello fermo sulla Terra. Quindi i due sistemi (gemello che viaggia alla velocità della luce e gemello fermo sulla Terra) non sono sistemi perfettamente confrontabili. Da qui la non esattezza del paradosso dei gemelli.

    In ogni caso, il fatto che si scriva esplicitamente che viaggiare veloci (volendo essere pignoli, la luce viaggia a 300 mila km al secondo, quindi 10mila secondi per 3 miliardi di km, percorsi in poche ore) possa ‘allungare l’età’ è quantomeno singolare.

    The Crazy Master of Speedy Time

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