La più bella gondola di Venezia va in mare a pescare i sassi.

La sorpresa dentro l’Uovo di Pasqua quest’anno era fuori dall’uovo.
E’ stata una bellissima sorpresa, un grande regalo di un grande amico : Paolo.
Un grande regalo anche se grande meno di 1 centimetro.
Per la precisione grande 7 millimetri.

Franchini murrina 5 1

Franco, perché tu chiami “grande” un regalo così piccolo ?

E’ così piccolo che per vederlo non ti bastano gli occhiali :

devi usare anche una grande lente di ingrandimento !

La voce della verità ha solo 7 anni (7 come i millimetri della mia sorpresa pasquale),
ma pone problemi di grande rilevanza scientifico-filosofica.
Si può chiamare grande una cosa piccola ? Come ogni bambino, Pietro, il mio nipotino
affronta seriamente ogni sua più stravagante curiosità e pretende da me una risposta seria.
Ci provo. Un regalo che per vederlo non bastano gli occhiali, ma ci vuole anche una lente di ingrandimento (un microscopio
sarebbe ancora meglio) non sembra davvero un grande regalo. C’è poco da fare :
i bambini ragionano prima e meglio di noi.
Così mi tocca spiegare perché un regalo così piccolo, proprio perché è così piccolo è un grande bellissimo regalo.
Cominciamo, come è giusto, dalla fine.

copertina vera

Vedi questo libro ? E’ un libro dedicato ai vetri di Venezia che si chiamano “murrine”.
Infatti sulla copertina c’è scritto : “Murrine. Miniature di vetro”
In questo libro ci sono 1.081 figure. Mille e ottantuno sono tante.
Solo a guardarle tutte, una per una, ci vuole tanto tempo. Se tu mi dici :

“Franco, scegli solo una di questa 1.081 figure, scegli quella che ti piace di più”

io scelgo questa :

Franchini murrina 5 1la murrina della gondola che sul libro è la figura 429 è la più bella e la più emozionante per me.

Il pasticciere Paolo non sa quale figura io avrei scelto,
però per Pasqua mi ha regalato proprio questa :

Franchini murrina 5 1la murrina della gondola !

 

Come ha fatto Paolo a indovinare che mi avrebbe fatto felice proprio con la murrina della gondola ?
L’ha indovinato per un segreto che adesso ti racconto.
Il primo segreto è : come si fa a fare questa gondola ?
Andiamo in cucina. Prendiamo un pacco di spaghettini, quelli fini fini …

I capelli d’angelo ?

Bravissimo. Vedi ?

capelli best

ogni capello d’angelo finisce con un puntino, uno in cima e uno in fondo.
Se mettiamo insieme tanti capelli d’angelo e li teniamo stretti con una mano,
abbiamo un bel mucchietto di spaghettini.

Come quando si gioca con lo Sciangai ?

Proprio così, solo che le bacchette dello Shangai sono di legno,

Shangai 3

i capelli d’angelo sono di pasta e si mangiano e invece il signore che crea queste figure colorate
usa tanti spaghettini colorati che però non si mangiano perché sono fatti di vetro.

Ogni spaghettino per lui diventa un punto di colore.

pixel buona

 

Un punto colorato … come i pixel del mio computer ?

Sì, proprio così, bravo. Ogni spaghettino è proprio come un pixel.
Tanti punti colorati, uno vicino all’altro, fanno una figura colorata che si chiama “murrina”.

Anche la mia gondola è nata così, mettendo insieme tanti spaghettini di vetro di tanti colori..

speghettini 1speghettini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi è stato che ha fatto nascere la tua gondola ?

L’ha fatta nascere tanti e tanti anni fa un signore che si chiamava Giacomo.
A quei tempi si diceva Jacopo : Jacopo Franchini. E chi faceva il suo mestiere si chiamava “supialume”,
perché è un maestro perlaio che lavora con un fuoco su cui si soffia.

“Supia” soffia …  “lume” fuoco, lucerna. Chi soffia sul fuoco della lucerna è un supialume.

Secondo me soffiare sul fuoco è pericoloso.

Vero, tu non farlo mai. Ma a Venezia lo facevano in tanti, spesso erano donne e creavano degli oggetti bellissimi.

supialume 1

supialume best

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il supialume, quando ha finito il suo disegno, che può essere il Sole, la Luna, il viso di un personaggio famoso o la gondola, stringe tutti gli spaghettini e li scalda. Così gli spaghettini si uniscono tutti tra di loro, come quando sul vaporetto
si sta tutti stretti stretti, e formano un unico grande spaghettone.
A questo punto noi non lo chiamiamo più “spaghettone”  : lo chiamiamo “salamone”.

Perché “salamone” ?

Perché adesso dobbiamo affettarlo, proprio come si fa con il salame.
Il salamone di vetro si chiama “canna” ed è magico. Se tu scaldi la canna, dopo puoi tirarla e allungarla e allungarla …

Come si fa con il chewing-gum ! …

Proprio così. Il tuo salamone diventa molto più lungo, molto più piccolo, ma occhio !
la figura che tu hai disegnato rimane perfetta ! Non si stira, non si allarga, non si deforma :
la figura rimane bella come quando il supialume l’ha disegnata, punto dopo punto.

imperatore tutta pagina

A questo punto il salamone di vetro si affetta proprio come il tuo papà affetta il salame.
Ne nascono tante fettine e ogni fettina ha, sia davanti che dietro, la sua bella figura.
Da una sola canna nascono così tante murrine, tutte bellissime.

La mia gondola è proprio la fettina di una canna su cui Jacopo Franchini, circa 170 anni fa,
ha disegnato piccolissima ma perfetta una gondola di Venezia.
Se la guardi bene ha disegnato prima tanti pezzi della gondola, uno per uno.
C’è il ferro da prova, quello che sta davanti alla gondola, c’è la forcola da prova, c’è la forcola da pope …

dettagli gondola

e c’è anche il felze che allora proteggeva i passeggeri della gondola e oggi invece non usa più.
E se tu guardi il salamone della gondola vedi che alle due estremità
si vede proprio la gondola pronta per essere tagliata a fettine : ogni fettina, una murrina.

gondola e salamone

 

Giacomo è stato il supialume più bravo di tutti.
Ancora oggi non si sa bene come facesse a creare le sue bellissime figure.
Aveva cominciato a lavorare con il babbo Giovanni Battista quando aveva solo 14 anni
e fin da subito volle dimostrare di essere il più bravo di tutti.
Ci riuscì, non c’è dubbio, ma alla fine andò in tilt.

Andò in tilt come un flipper ?
L’ho sempre detto io che è pericoloso voler essere il primo della classe.

Sì, solo per fare il ritratto di Vittorio Emanuele II che era il Re, Jacopo ci mise 4 anni di prove,
esperimenti e tentativi. Sempre con la paura che all’ultimo minuto tutto poteva andare in malora..

Vittorio Emanuele 2

E dopo mesi e mesi passati a preparare tutte le piccole parti di una grande figura, e poi a metterle insieme,
per fare il salamone, la grossa canna finale Giacomo un giorno ha dovuto lavorare 20 (venti) ore
tutte di fila senza fermarsi mai e tenendo accesi tanti fuochi diversi. E allora per il fuoco non c’era il rubinetto del gas !

Ci pensi ? quattro anni per fare puntino dopo puntino, il ritratto del Re, di Cavour,
persino di Garibaldi che ti è tanto simpatico

garibaldi

E così purtroppo il bravo Giacomo quando aveva solo 36 anni andò fuori di testa.
Ci aveva messo troppa passione, troppa concentrazione, troppa ambizione.
Allora c’erano ancora i manicomi e Giacomo andò a vivere in quello di San Servolo.

E’ una storia molto triste, però.

Sì, è molto triste. Però nessuno di noi sa davvero che cosa passa per la testa di un altro uomo.
Magari Giacomo era felice. Magari si sentì libero da un compito che gli chiedeva troppo..

Come i compiti della vacanze ? Se mi danno tanti compiti perché poi le chiamano vacanze ?

Hai ragione. Forse i compiti che Giacomo si era dato da solo erano davvero troppi.
E forse a San Servolo si sentì finalmente più libero. Forse felice. Ma nessuno lo saprà mai.

san Servolo 1858

 

Noi due sappiamo invece che è quasi ora di pranzo e io ho una bella minestra da proporti.

Mmmm … è buona ? Basta che non la cucini tu.

Sì è buonissima e oggi non la fa più nessuno nemmeno nei ristoranti a 5 stelle. Nemmeno i Masterchef della TV..

Si chiama spaghetti co’u pesce fujuto

“Fu – ju – tu” ? Cos’è un pesce giapponese ?

No, è la buonissima minestra dei poveri, come me e te.  E’ un’antica ricetta, un capolavoro della cucina povera.
Si chiama così perché il pesce non c‘è, è fujuto, fuggito.
Un tempo il pesce costava caro e se lo potevano permettere solo i signori.
Senti la ricetta come la racconta un mio amico di Amalfi, Gaetano Afeltra :

afeltra

«Ad Amalfi il mare era il nostro cibo … al buio, per non farsi vedere, arrivavano le donne a riempire le piccole anfore
di terracotta. Entravano in acqua a piedi scalzi, si attorcigliavano la gonna sopra le ginocchia e immergevano la brocca
che si riempiva con un rapido gorgoglìo. Ogni tanto arrivava una contravvenzione: era proibito per legge
attingere acqua dal mare. Ma, alla fine, il maresciallo della Finanza cedeva alle preghiere e ai segni di rispetto,
cancellando la multa. L’importante era che in casa non mancasse mai l’acqua di mare.

pesce fujuto
Cuocere gli spaghetti mescolando una tazza di acqua salata e aggiungendo alghe o sassi porosi dei fondali marini
significava dare loro un vigore tale che, conditi con aglio e olio, pomodoro, prezzemolo e peperoncino
acquistavano un sapore di pasta condita col sugo di pesce.
Difatti il vero nome di questa minestra è: “spaghetti co’u pesce fujuto”, cioè col pesce fuggito. »

Gli spaghetti con l’acqua di mare e il brodo di sassi. Dai ! mi piacerebbe assaggiarli.

Allora andiamo al mercato di Rialto, in Pescheria : vediamo se riusciamo a trovare il pesce fuggito.

Sì e poi se il pesce è davvero scappato, allora andiamo in mare
con la tua gondola di vetro a pescare i sassi per il brodo. Ok ?

Mai tentare di imbrogliare un bambino più sveglio di te. Cioè : qualsiasi bambino.

Franchini murrina 5 1
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

16 Responses to “La più bella gondola di Venezia va in mare a pescare i sassi.”

  1. Raccolgo in questo auto-commento alcune notizie importanti
    che avrebbero però appesantito il mio dialogo con il nipotino Pietro.

    Innanzitutto la murrina della gondola è il dono di Pasqua di Paolo Garlato,
    il più elegante e generoso pasticciere di Venezia. Paolo è un poeta :
    poeta della bontà dei dolci che prepara e dei pensieri che regala.
    A lui, e prima ancora alla signora Anna e a Marta, il mio affettuosissimo ringraziamento.
    Tutte le notizie e le illustrazioni di questo testo sono poi dovute
    ad un testo fondamentale e bellissimo di Giovanni Sarpellon, citato qui sotto in Bibliografia.

    La murrina della gondola di Jacopo Franchini (1827-1897)
    ha queste caratteristiche :
    ovale ∅ maggiore mm. 7 e ∅ minore mm.4
    rappresenta una gondola nera su fondo bianco
    circondata da una fascia oro con 14 stelle bianche, 7 più grandi e 7 più piccole.
    Datazione : sicuramente prima del 1863, anno in cui Jacopo viene ricoverato.
    Le prime murrine figurate sono degli anni 1843-45.
    Serpellon data le murrine figurate con il disegno della gondola agli anni 1843-46
    e così catalogherebbe la murrina dono di Paolo :
    GF (Giacomo Franchini) gondola 1843-46 vetro opaco, cristallo e millefiori ∅ 7

    Se qualcuno volesse approfondire il tema, questa è una prima sommaria bibliografia :
    *
    Zanetti V. “Lavori alla lucerna di Giovanni Battista e Jacopo Franchini di Venezia”
    Venezia Naratovich 1867
    *
    Bianchi Aristide “Jacopo Franchini e i suoi ritratti in vetro”
    Venezia Stabilimento dell’Emporio 1886
    *
    Sarpellon Giovanni “Miniature di vetro. Murrine 1838 1924” Arsenale ed. 1990
    pagg.31-93 “I Franchini” – sulle gondole da p.43 e foto da p.45
    *
    Zecchin Luigi “Vetri e vetrai di Murano” 2vol. Venezia Arsenale Editrici 1987, 1989
    *
    Sarpellon Giovanni “Un epsilon piccolo a piacere : le murrine veneziane e muranesi”
    pagg.55-71 in Emmer Michele ed. “ Matematica e cultura 2005”
    a p.62 testo e a p. 63 figura 12, murrine figurate definite come “Gondole 1843-1846 ∅ 7-15mm”
    *
    Rosa Barovier Mentasti, Chiara Squarcina, Margherita Tirelli (a cura di),
    Vetro Murrino: da Altino a Murano, Ponzano Veneto, Vianello Libri, 2012.

  2. Saverio says:

    E cussí no ti ga gnanca piú bisogno del bate’o……..
    Pope ohe ………… pope ohe !

  3. Franco says:

    Vermicelli con il sugo di pesce fuggito 3 secoli fa :

    Testo di Sandro Romano. Studioso di gastronomia storica, regionale e del Mondo. Presidente di E.N.D.A.S. Gusto e Tradizioni Comitato Provinciale di Bari. Assaggiatore O.N.A.V.. Autore del libro “Assaggio di Puglia”. Realizzatore di eventi e rievocazioni storiche a tema gastronomico-culturale.
    Presidente e animatore della “Compagnia della Lunga Tavola”.

    In alcuni dei suoi libri, lo studioso di gastronomia pugliese Luigi Sada
    riporta una ricetta tratta da un manoscritto settecentesco del medico fisico barese Sebastiano Mola.
    Il testo integrale è il seguente :
    “Se vuoi fare sugo di pesce finto prendi un rotolo (= gr.890) di conchiglie o di pietre di mare con l’aliga (alga) e le metterai in una cazzarola (casseruola)
    con cinque caraffe (ogni caraffa corrispondeva a 721 gr.) di acqua e farai bollire dolcemente per togliere la schiuma che salirà:
    quando avrai bene schiumato ci porrai il bianco di un sellero (sedano) grani uno di vasini cola (basilico), una cipolla polita,
    quattro teste di pepe, un rotolo di pomi d’oro, una misurella (=100 gr.) di olio, aumenterai il fuoco e farai tutto cuocere.
    Passerai per setazzo (setaccio). Lo terrai caldissimo. Lesserai un rotolo di vermicelli e li porrai in vassoio con sugo di pesce scappato bollente.”
    La ricetta dei “vermicelli con il sugo di pesce fuggito” (in dialetto barese “vremeciidde cu suche du pèssce fessciùte)
    dimostra l’inventiva e la fantasia delle cuoche dell’epoca che, pur di sentire il sapore del pesce e non potendo permetterselo,
    lo ricreavano con ingredienti di più facile reperibilità, in questo caso le pietre di mare ricoperte di alghe.
    Non c’è, infatti, alcuna traccia di pesce in questa preparazione, tanto che si parla di pesce “scappato”.
    In altre zone il pesce che non c’è viene chiamato “pesce a mmare” evidenziando, quindi,
    che non si trova nel piatto ma, appunto, è rimasto nel mare,
    mentre “u pesce fejiute” in Molise è una pietanza che prevede un’aggiunta di uova sbattute.
    In ogni caso è chiaro che si tratta davvero di ricette inventate per placare la fame di chi aveva grosse difficoltà a riempire lo stomaco
    e che oggi non avrebbero molto senso. Dimostrazione lampante di come in cucina non ci sia limite alla fantasia,
    sono il simbolo di una cucina davvero povera fatta di ingredienti semplici o addirittura di “non ingredienti”.

  4. Francesco says:

    ciao Franco,
    sono appena tornato dal Kenia quindi buona Pasqua in ritardo.
    Paolo ti ha fatto un regalo veramente prezioso
    non tanto per il valore dell’oggetto ma per il pensiero che è di per se stesso impagabile.
    Sei fortunato ad avere un pasticciere così.
    Un abbrax
    checco

  5. Zara says:

    Bellissimmo!
    Well found Paolo – and nice and small so that it won’t take up too much room in your apartment !
    An amazing craftsman – was he theFranchini father or was he the son ? – and then one of them sadly died in a lunatic asylum.
    Thank you for sharing it with us……
    Love from us all (sheep included!) x

  6. Alessio says:

    Sono meraviglie
    fatte da artisti incredibili.
    Un abbraccio
    Alessio

  7. Vanna Scolari says:

    Non so perché, non c’è ragione, non c’è alcuna connessione, ma la gondola murrina e gli “spaghetti co’u pesce fujuto”, mi hanno fatto precipitare nella mia vecchia cucina di Reggio, e ho “rivisto” l’unico sbiaditissimo, nebuloso ricordo della mia nonna, è incredibile, avevo tre anni e la nonna morì poco dopo. Era in piedi vicino alla madia.
    Sai Franco, penso che sia stata la ricetta del pesce fujuto perché la nonna era una bravissina cuoca e ci ha lasciato due libricini di ricette, scritte di suo pugno. Non so.
    Grazie Franco

  8. roberta says:

    Franco, non potevo non leggerlo e mi è piaciuto moltissimo!
    Complimenti
    Un caro saluto
    Roberta

  9. roberta says:

    Franco, non potevo non leggerlo e mi è piaciuto moltissimo!
    Complimenti. Un caro saluto
    Roberta

  10. Franco says:

    Grazie Vanna e grazie Roberta.
    Se un giorno saprò che l’ha letto anche un bambino e gli è piaciuto,
    quel giorno sarò davvero contento.

  11. Saverio says:

    Mi ricordi De Seta (nonché Cesare……): grafomane.
    Questi paralipomeni sulla gastronomia prescindono da “celebrazioni”.
    MEMENTO : l’alimentazione è un’educazione che è conoscenza che è amore.
    Ci sono anche le “conversioni” ma in quel caso l’autentico è mancante;
    c’è qualcosa di vicariante ma non bastevole.
    In somma : se smetti questo narcisimo di scrivere descrivere circoscrivere prescrivere
    sottoscrivere e PARLI P A R L I ! ! ! parliiiiiiiiiiiiiiiiiiii…………..
    è tutto piú lieve e limpido come il vento d’aprile a Valencia (un altro Francisco…)

  12. Franco says:

    .. è tutto più lieve e limpido come il vento d’aprile a Valencia (un altro Francisco…)

    Geniale, caro Francesco, anche se lievemente tardivo, il tuo invito a non perderci gli aquiloni giganti
    che inondano di colori il cielo di Valencia proprio in questo fine settimana 2016.
    Poso la penna (in realtà abbandono il fido Mac), grido “Juanita sei già mia .. chiudi il gas e vieni via !”
    e prendo il primo volo appena in tempo per godermi le ultime ore del 19° Festival Internacional del Viento “Ciudad de Valencia”.
    La “Festa del Vento” raduna più di 60.000 persone a Valencia e porta a competere gioiosamente su la Playa de la Malvarrosa
    gli aquilonisti della domenica, ma anche i prototipi e artisti del vento più importanti del mondo.
    Anni fa anch’io – con Mauro Andreucci, Tonino Guerra e Ugo Samueli – progettai proprio qui al Lido di Venezia
    il “Festival Mondiale dell’Aquilone”. Se vuoi, il tuo scriba preferito ne ha scritto la straordinaria storia proprio qui :
    http://www.francobellino.com/?p=2166#more-2166
    Envio un fuerte abrazo a todos los Franciscos (poeti ? pittori ? umili scribi ?) : de Quevedo, Gòmez, Alvarez, de Mirates y Francisco Goya tambien.

  13. Franco says:

    Franco, tu sei un un poeta oltre che un narratore.
    Tra gli spaghetti di vetro, non c’è un certo Giorgio Teruzzi, che ha abbandonato i dinosauri per le murrine e perline di vetro ?
    Sei poi abilissimo a giocare con i contrari, i se, i forse, i ma.
    I tuoi pensieri e i lavori che ne conseguono sono unici ed intriganti, ti dobbiamo clonare per non correre rischi di non averti più in un domani ? Naturalmente lontanissimo.
    Ciao, con te e come leggere un romanzo a puntate, aspettiamo il prossimo capitolo.

  14. Fabio says:

    Ho letto il tuo racconto. Molto molto carino…ed interessante.
    Non sapevo del salamone…al massimo di cacciatorini.

    Chissà, se riuscissi a venire a Venezia con le bambine
    sarebbe un’ottima occasione per fare un giretto a vedere dove lavorano il vetro.

  15. Franco says:

    Sempre alla ricerca del parere di un bambino, avevo scritto a mia sorella
    invitandola a leggere sul computer la storia della murrina con la gondola insieme al suo nipotino di 6 anni.
    Le ho detto : capisco che ad un bambino delle murrine non gliene possa fregare di meno,
    ma io ho cercato di sminuzzare il tema, con tanti riferimenti infantili (il salamone.. il gioco dello Shangai.. il chewing-gum…)
    proprio per renderlo masticabile ad un bimbo.
    Se tu lo leggi insieme a lui, io vorrei sapere a che punto della mia storia P. si addormenta o sbuffa e ti dice “Basta !”.

    Ero in dubbio se fossi davvero riuscito a rendere interessante per un bimbo la mia storia,
    ma dopo la risposta di mia sorella non ho più nemmeno dubbi.

    Ecco infatti una diagnosi più tragica e sconfortante di un 3 in pagella :
    “Purtroppo P. mi ha detto basta già al secondo paragrafo. Non ha la pazienza di ascoltare,
    mentre invece guarda e riguarda Kobe Bryant che fa canestri oppure Charlie Brown o la Pantera Rosa. Sorry…….
    Questo per spiegarti che P. è un agitato, lo si tiene seduto a stento per i compiti
    e non sono riuscita a leggergli la tua bellissima storia. Ci vuole un bimbo più tranquillo e amante della lettura.
    Anche Charlie Brown lo vuol vedere sul pc e non leggerlo.”

    Parenti serpenti ?
    No, invece. Anzi : un grande “Grazie !” ed un affettuoso abbraccio alla saggezza del mio piccolo lettore.
    Detto fra di noi, se dovessi scegliere tra leggermi (scrivere è un’altra cosa)
    oppure vedere Kobe Bryant o Charlie Brown, anch’io non avrei dubbi.

  16. Roberto e Alessandro says:

    Roberto e Alessandro il Grande mi suggeriscono una gustosa variazione
    agli “spaghetti co’u pesce fujuto”, cioè col pesce fuggito della Costiera Amalfitana.

    Sono le famose “Sarde amare” siciliane. Mai assaggiate ?
    Tutta la genialità di questa ricetta nasce da uno spazio tra la lettera “a” e la lettera “m” nella parola “amare”.
    “Amare” oppure “a mare” ?

    Se c’è mare le sarde saranno “a mare”, ma in tavola “amare”.
    Se c’è mare grosso i pescatori non possono uscire a pesca, e allora in tavola arrivano gli “spaghetti con le sarde amare”.
    Gli spaghetti non hanno le sarde, perché non le si può pescare e quindi in cucina le sarde fresche non ci sono proprio.
    Però ci sono tanti altri meravigliosi sapori e ci sono le acciughe sotto sale.
    Ecco allora la fantastica ricetta che copio da “La cuoca galante” :

    “ Le sarde amare : un piatto mediterraneo in cui si fondono ingredienti e culture:
    la passolina, una varietà di uvetta di Zibibbo, piccola e leggermente acidula, diffusa in particolare nell’isola di Lipari;
    i pinoli croccanti; le note speziate dello zafferano portato dagli Arabi; il finocchietto selvatico;
    le acciughe salate; l’estratto di pomodoro (u strattu); uno spicchio d’aglio;
    olio extra vergine di oliva e per finire,
    la mollica di pane grattuggiato e tostato (muddica atturrata), che i poveri usavano al posto del parmigiano”.

    E le sarde ? Le sarde non ci sono : sono felici e serene, sono rimaste a mare ☺

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