Il Piccolo Principe : mai stato gay.

Per decenni uno dei più bei libri della letteratura di tutti i tempi, “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry,
ha rifilato ai lettori della traduzione italiana una incomprensibile interpretazione gay.

Nel capitolo VIII nasce la storia d’amore tra il Piccolo Principe e la sua Rosa. Un lui e una lei.
E questa Rosa è molto, ma molto femminile : la rosa non finisce mai di prepararsi a essere bella, al riparo della sua camera verde.
Sceglie con cura i suoi colori. Si veste lentamente, dispone uno a uno i suoi petali. Non vuole venir fuori tutta sgualcita come i papaveri.
Non vuole apparire che nel pieno splendore della sua bellezza. E sì, è molto civettuola.

ASE primo

 

 

 

ASE secondo

 

 

 

 

 

ASE terzo

 

 

 

 

 

 

Ma ecco come continuava fino a ieri l’ignobile traduzione in italiano :

“La sua misteriosa toeletta era durata giorni e giorni. E poi ecco che un mattino, proprio all’ora del levar del sole, si era mostrato.
E lui, che aveva lavorato con tanta precisione, disse sbadigliando :

“Ah, mi sveglio ora. Ti chiedo scusa … sono ancora tutto spettinato.”

Il Piccolo Principe allora non poté frenare la sua ammirazione :
“ Come sei bello !”.

Tutto spettinato ? ! ?

                                  Come sei bello ? ! ?

Ma lei è una Rosa. Perché metterla al maschile ?
Solo perché “fleur” in francese è femminile e invece “fiore” in italiano è maschile ???

Non soffro di omofobia, ma di stronzofobia sì.

Scrissi all’Editore suggerendo di correggere questa sgradevole sbadataggine. Nessuna risposta.
Per loro andava bene così e forse gli sarebbe andata bene anche la storia di Romeo e Giulietto.

Oggi finalmente, cessati i diritti, “Il Piccolo Principe” esce da Garzanti con una nuova traduzione di Massimo Birattari.
La tenera storia d’amore e l’incanto di questi dialoghi tra innamorati riacquistano tutta la loro eleganza.
E soprattutto tutta la loro verità.

7 Responses to “Il Piccolo Principe : mai stato gay.”

  1. Scopro solo ora che responsabile della traduzione che qui sopra ho così aspramente criticato era una dolce gentile signora, scomparsa molti anni fa.
    Credo che se gliene avessi parlato educatamente, lei mi avrebbe dato ragione. Evidentemente i responsabili (gli irresponsabili) della Casa Editrice
    a cui mi ero rivolto, non la informarono mai e perseverarono nel ristampare quella traduzione che si sarebbe potuto correggere in pochi minuti e senza spesa.
    Alla Signora chiedo sinceramente scusa non per quello che ho scritto, ma per come l’ho scritto.

  2. gio says:

    Caro Franco, la dolce signora che tradusse Il Piccolo Principe fece – come ognuno di noi – il meglio di quello che poteva.
    Così come hai fatto tu scrivendo quello che hi scritto e nei toni in cui l’hai scritto.
    Tutto questo non crea conflitti certamente, né credo la signora da lassù di sentirà offesa.
    Perché almeno da lassù ci sarà chiaro – spero – che l’unico nemico è l’ignoranza, non la persona che ne è portatrice.
    E l’ignoranza è anche la nostra, come tu giustamente adombri nel tuo pezzo: chissà perché ha tradotto così.
    Non lo sappiamo. Sappiamo che ha tradotto anche tutto il resto.
    E’ sempre una bella notizia quando un barlume di verità riemerge. Pensa ai 10 Comandamenti. Co-mando significa mandare – insieme. Quindi il senso vero è:10 Consigli. 10 cose da portare – con – te. Non è da poco, no? La verità si mostra per gradi. Per quesot nutro un’immensa speranza nel prossimo minuto. E nel tuo prossimo post. Un abbraccio. gio.

  3. gio says:

    …e mi scuso per i refusi. La fretta è una scusa in parte. Il rincoglionimento è la versione più corretta….

  4. Franco Bellino says:

    ‘Rinco’ è niente, carissimo. A me hanno diagnosticato ‘rimbambimento senile precoce’.
    E’ il “precoce” che mi inorgoglisce :
    sempre meglio arrivare primi, no ? A proposito di “prima” indimenticabile il Woody di :
    “Sono contrario ai rapporti prima del matrimonio. Fanno arrivare tardi alla cerimonia”.

  5. alessandra bia says:

    Una volta, da ragazzina, qualcuno mi scrisse “ciao, piccolo fiorellino”, con una margherita di fianco, ben disegnata.
    Non feci caso al genere della parola ma mi persi nella delicatezza della metafora.
    La verità è che i libri, i grandi libri, andrebbero letti nella lingua originale. Ogni traduzione li priva di autenticità e ne è innegabilmente una interpretazione.
    Magari molto vicina all’ originale, ma pur sempre una interpretazione.
    Eppure, anche in questo caso, io mi sono persa nello scambio così puro e lieve tra il Piccolo Principe e la rosa o tra il Piccolo Principe e il fiore. Quello che conta è il sentimento, lo sguardo lieve e amorevole che traspare da ogni parola.
    D’altro canto, battersi perchè le parole di una traduzione rispettino il più possibile un’ opera è una forma di amore che rischia di essere considerata inutile e superflua dai più. Ma l’ amore, si sa, è incondizionato. Per una rosa spettinata o per un’ opera d’arte, non conta.

  6. alessandro says:

    Beh l’ignobile traduzione è lì da leggere, ma non avevo mai avuto dubbi sul piccolo principe. Per certi versi però mi sono rivisto più volte nel personaggio :-)

  7. Paolo Stecca says:

    Una perla di saggezza (e di pignoleria, che lo contraddistingue) del Maestro Bellino che scorgo solo ora (la segnalazione del refuso concettuale nella traduzione del Piccolo Principe, vecchia edizione). Non c’è rosa senza spine. Non c’è donna senza piume (d’oro, d’argento, come le garba). Quanto al Principe, sembra che oggi sia molto di moda esserlo in modo “gioioso”. Sono fasi dei tempi che (oc)corrono. Colgo l’occasione (e il fiore di questo post, maschiaccio o femminiello che sia) per auspicare a tutti una serenissima fine anno (per i venexiani in special modo) e un exuperante nuovo inizio. Prosit!

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