Franco Renzulli per me …

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Franco Renzulli per me … e sottolineo “per me”.
A
mava far notare Luis Miguel Dominguin che in Castiglia

la gente non dice la verdad, ma sempre : mi verdad.

Non c’è verità al di fuori di un particolare momento

in un particolare luogo e per una particolare persona.

Pirandello, sangue e arena.

Franco Renzulli per me è il più grande pittore vivente.

Portela best
Dicono di Renzulli : è silenzioso. Silenzioso ?!?
ma se ogni sua opera è un urlo.
Scrivono di Renzulli : è appartato e schivo. Appartato e schivo ?!?
ma se ogni suo dipinto è un’esplosione cosmica.
Dicono .. scrivono .. se tacessero, capirebbero. Forse.

Detesto i vernissage. Tutti col bicchiere in mano a farsi vedere e non a vedere le opere.

Però non potevo certo mancare ieri, 7 Novembre 2015, a quello dell’amico che ritengo
(parere personalissimo di cui sono più che mai convinto)
il più grande pittore veneziano vivente : Franco Renzulli.

Nella simpatica galleria “Made in..”, che inaugurava proprio ieri la sua attività,

ci sono in mostra almeno tre opere di Franco che se potessi acquisterei di rincorsa, senza nemmeno bisogno di rivederle.

Una shopping bag pittura-scultura dedicata  alla città che per anni a Dicembre diventava la nostra shopping town :
New York, New York, mais où sont les neiges d’antan ?

Un pannello con una tale travolgente carica di passione che se ne potrebbe fare una testata di letto
sicuri che ne emanerebbero vibrazioni erotiche capaci di risvegliare i sensi assopiti di qualsiasi vegliardo.

E infine un gioiello : una piccola tempera, a cui toglierei la cornice, che racconta
di una conchiglia sulla spiaggia che osserva il mare, da cui proviene e che forse rimpiange.

Un’opera così emozionate, così veneziana, così malinconica come nemmeno De Pisis
quando con le sue “Marine” è vibrante, veneziano e malinconico si sogna di essere.

In questi pochi centimetri quadrati Franco si rivela una volta di più un gigante.

E mi dico : mais où est l’argent d’antan ?

 

P.S.
Le “Marine” di De Pisis sono spesso capolavori assoluti.
Ma se devo avvicinare la poesia e l’arte di Franco a qualche nome del passato,
mi vengono in mente solo Van Gogh e Emil Nolde.
Ci sono dipinti di Nolde che potrebbero sembrare di Renzulli :

Sonnenuntergan 1.NoldePortela bestNolde Sonnenuntergan 2

 

Ricevo oggi da Gino una foto che non posso non pubblicare. Mi immagino il Paradiso non molto diverso dallo studio di Franco,

forse un po’ meno colorato ed emozionante :

renzulli studio F e G

 

10 Responses to “Franco Renzulli per me …”

  1. Più che gli incomprensibili paroloni che critici e addetti ai lavori
    si scrivono addosso parlando di Franco Renzulli,
    più e molto meglio ci raccontano
    l’anima di Franco Renzulli i 4 minuti del bellissimo ritratto
    che gli ha dedicato Elia Romanelli :

    http://vimeo.com/50240996
    https://www.youtube.com/watch?v=tP3SKhZZqgU

    La forchetta che sbatte in un piatto di ceramica bianca i tuorli d’uovo
    per quaranta secondi crea – senza una sola parola – un’analisi critica
    e una comprensione profonda dell’arte di Renzulli.
    Una sintesi che sarebbe piaciuta a Longhi o a Pasolini o a Testori,
    gli unici – a mio avviso – che avrei voluto ascoltare parlare
    di Renzulli e della sua indicibile (a parole) arte. O vita.
    Che per lui poi sono la stessa cosa.

  2. Elia Romanelli says:

    L’arte di Franco è stata la quinta davanti alla quale son cresciuto. Ed è stata anche la quinta dietro la quale son cresciuto. Non l’ho scelta (l’ho trovata appesa ai muri, appoggiata alle mensole), poi quando son cresciuto l’ho scelta e ho continuato a sceglierla. E non per abitudine, sia chiaro. Perché è un discorso sugli Elementi che ritengo imprescindibile. Nelle quinte ci si entra, sapevate?

  3. Mi scrive una carissima amica, forse la più cara amica che Giovanna ha in questo momento della sua vita : “Caro Franco, cosa vuoi che ti dica ?
    ogni volta che ho occasione di “sentirti” mi stupisco (e ovviamente non è la parola giusta) della tua sensibilità ..
    Condivido il tuo pensiero e giudizio su Franco Renzulli, ma ho anche paura di non essere completamente obiettiva.”

    Rispondo : Carissima, non devi preoccuparti di non essere completamente obiettiva.
    Io non sono MAI completamente obiettivo. Anzi, mi preoccupo e
    sempre mi sforzo di essere esageratamente soggettivo.

    Ho scritto che per me – e sottolineo per me – Franco Renzulli è il più grande pittore vivente.
    Penso, parlo, scrivo, cerco di dialogare sempre e con chiunque proprio per essere soggettivo : per dire di me e delle mie emozioni.
    Non trancio giudizi : condivido emozioni.

    Scrivendo quelle poche righe sull’arte di Franco Renzulli mi pare oggi, dopo qualche giorno,
    di essere riuscito ad individuare un pizzico di verità.
    “Dicono di Renzulli : è silenzioso. Silenzioso ?!? ma se ogni sua opera è un urlo.
    Scrivono di Renzulli : è appartato e schivo. Appartato e schivo ?!?
    ma se ogni suo dipinto è un’esplosione cosmica.”

    Oggi confermo quel mio giudizio esageratamente soggettivo e dico qualcosa di più.
    Edvard Munch avrebbe amato i dipinti di Renzulli.
    Lo dico perché proprio pochi minuti fa ho scoperto queste righe :

    “Una sera passeggiavo per un sentiero. Da una parte stava la città e sotto di me il fiordo.
    Il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue…
    Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando.”.

    Chi parla è Edvard Munch e le sue parole sembrano descrivere il grande dipinto a forma irregolare riprodotto qui sopra.
    Invece questo dipinto è di Franco Renzulli, si intitola “En allant avec la gondole à l’Ile des Armèniens avec Sophie Brault. Mai 1988”
    e Munch non può averlo visto.

    Munch parla della prima versione del suo “L’urlo”. Ma Munch avrebbe ammirato e amato, come io amo e ammiro,
    questa ‘portela a spigolo’ (o ‘tola a spigolo’) dipinta sullo sportello di una gondola da Franco Renzulli.
    Anche qui i colori stanno urlando. O forse, meglio, i colori e il tramonto e il cosmo intero stanno gioiosamente esplodendo.

  4. Dedicato a chi mi rimprovera di essere troppo passionale
    e assai poco oggettivo nel parlare di un artista che ammiro e che amo :

    “La critica onesta non significa nulla :
    quello che un artista vuole è la passione sfrenata, il fuoco per il fuoco.”. (Henry Miller)

  5. Ritrovo dopo tanti anni questo diario di una visita allo studio di Franco Renzulli.
    scritto da Daniella Perez Bacigalupo.
    Il racconto di Daniella è in realtà un toccante e sensibile ritratto più ancora che del luogo, dell’artista :

    Hortus Conclusus

    di Daniella Perez Bacigalupo

    Un giorno, sei anni fa, passeggiando lungo le Zattere, vicino alla Salute incontrai Franco Renzulli e come al solito ci fermammo a parlare un po’. Gli domandai dove stesse andando e lui, sgranando gli occhi, mi rispose:
    “Hai tempo ? vuoi venire a vedere il mio studio? È proprio qui vicino e il suo portone è fantastico! “.
    “Benissimo.”
    Non avevo la minima idea di dove stessi andando, ma mentre camminavamo sulle Zattere, prima di entrare in un sotoportego, mi guardai alle spalle e vidi ‘casa De Maria’, alla Giudecca, conosciuta da tutti i Veneziani come ‘Casa dei Tre Oci’.
    Ancora un po’ di passi ed ecco che, come un guardiano severo mi appare un portone di legno con molte mani di vernice ormai scrostate dal tempo.
    Lucchetti, catenacci e serrature che sorvegliano un universo, a me allora sconosciuto. E tanti, tanti chiodi messi tanto tempo fa per impedire gli incontri notturni degli amanti.
    Senza esitare Franco toglie i due lucchetti e, mentre dà sei lunghissimi giri di chiave, la mia curiosità è già alle stelle.
    Senza aver ancora oltrepassato il severo guardiano di legno già sentivo il profumo che emana dall’interno, come un segreto giardino fiorito, odori di colori, pigmenti, solventi e matite; quadri, immagini, disegni, incisioni, documenti, fotografie. E il profumo dell’Africa, della Francia, dell’Austria … e quelli di Copenhagen, New York e Venezia.
    Oltrepassando il guardiano di legno ebbi l’impressione di varcare il confine della realtà.
    A luci ancora spente i miei sensi rimasero catturati e storditi, ma quando si accese la luce il mio sguardo come quello d’una farfalla in volo, si perdeva nello spazio, andava su e giù dai soppalchi, percorreva quelle che lui chiama ‘Piazze’ per poi lasciarsi guidare dalla luce che sprigionano i dipinti, posarsi sulla tavolozza dei colori e riposare.

    Finalmente sono nello studio di Franco Renzulli.
    Qui ogni piccolo particolare sprigiona una storia. Mi dà l’impressione di essere dentro ad un grandissimo patchwork, tutti i singoli pezzi raccolti nelle sue passeggiate tra i mondi… trovano qui un senso. Come in un suo dipinto i diverse gesti, strutture e colori incontrano una armonia. Per me, lo studio di Franco è un suo dipinto. Ci si perde nei dettagli e si naviga
    nell’infinito.
    Nel corso degli anni ritornai un paio di volte a riguardare il suo portone…

    A novembre del 2010, R.R mi incarica di curare una mostra per Franco Renzulli. Piena d’emozione proposi realizzare la mostra nello studio.
    “Tu provaci..” mi rispose R.R. “.. ma Franco non accetterà mai”.

    Ritornai, questa volta lucchetti e catenacci non c’erano, Franco era già dentro. Piena d’incertezza suonai il campanello.

    Lentamente il portone si apri e il severo guardiano mi permise di entrare ancora una volta. Renzulli mi fece sedere in “Piazza Veronica e Franco”. Velocemente e con il cuore a mille, fissandolo negli occhi gli proposi se voleva fare la mostra qui, nel suo studio.
    In una frazione di secondo mi risponde : “Sì!”.
    Sgranai gli occhi e lo guardai sorpresa, incredula.
    Gli domandai: “Ma, sei sicuro ?”.
    “Certo”.
    “Perché ?”
    “Perché sei tu che me lo hai chiesto. L’occhio è parte di un linguaggio e io mi fido del tuo occhio”.

    A quel punto fissai il mio sguardo nei piccoli dettagli di questo giardino e nacquero alcune domande, a cui con grande spontaneità e precisione Franco rispose:

    Come sei arrivato a questo posto ?
    Prima avevo lo studio alla “Casa tre oci”, lasciata in testamento dalla proprietaria ai pittori. Nel ’92 siamo stati sfrattati dal marito. Ero l’ultimo abitante, Bobo Ferruzzi mi disse che aveva trovato questo posto, ormai avevo già tutto inscatolato e accettai.
    Tutte le cose erano cambiate.

    Questo posto sprigiona creatività, hai lavori e ricordi ovunque. Cosa è per te il tuo studio, come lo vivi ?

    Lo studio è un amico con cui si può parlare in silenzio.

    Per quale ragione hai suddiviso lo studio in piazze ? E perché quei nomi ?

    Perché il mio studio è diventato un angolo, un quartiere, una parte di Venezia. Per esempio “Piazza Tino” si chiama cosi perché Tino Zago veniva a lavorare in quell’angolo. ” Piazza Caravaggio” perché Caravaggio dormiva lì e “Piazza Veronica e Franco” perché è qui che passo la maggior parte del tempo… il posto più grande.

    Ci sono molte fotografie di Rene Brò e di Hundertwasser. Come li hai conosciuti e che rapporto avevate ? In che modo, secondo te, hanno influenzato la tua vita, la tua pittura ?

    Nessuna influenza quando le cose sono fatte bene. Non si parlava tanto di pittura. Non mi piaceva tanto andare da Hundertwasser, il suo risotto d’ortiche non mi piaceva e anche Brò preferiva la mia cucina. Eravamo in tanti amici, ma con loro è stata più convivenza. Abbiamo abitato di più insieme ai “Tre oci”.

    Quale è, dentro questo tuo universo, l’opera o il posto a cui tieni di più ?

    Il letto, perché dormo. È il territorio più libero dell’uomo.

    Con quale sensazione vorresti che rimassero i visitatori dopo essere stati nel tuo studio ?

    Sono affari loro, che ognuno faccia l’esame con se stesso.

  6. Franco per primo probabilmente mi rimprovera l’eccessivo entusiasmo con cui parlo di lui.
    Gli rispondo allora con le parole di un grande, Baudelaire che –
    pur avendo intorno a sé artisti del calibro di Daumier, Courbet e Manet – scrive che “per lui (‘per lui’ come Renzulli ‘per me’)
    Delacroix è senz’altro il pittore più originale dei tempi antichi e moderni.
    Proprio così, che farci ? Nessuno dei suoi amici, anche i più entusiasti,
    ha avuto il coraggio di dirlo con la semplicità, la crudezza e l’impudenza, con cui lo faccio io”.

    Posso dire lo stesso a proposito di Franco Renzulli :
    dei tanti che lo amano e lo ammirano e forse anche lo pensano – Ruggero, Gino, Renzo –
    nessuno lo ha detto la semplicità, la crudezza e l’impudenza con cui l’ho scritto io.
    E non me pento ☺

  7. 1 gennaio 2017.
    Siamo a pranzo all’Harry’s Bar come sempre – quando stiamo bene – a Capodanno.
    Arrigo si è fermato lungo al tavolo perché voleva il mio parere su un poemetto che pubblicherà domani “Il Gazzettino”.

    Gli ho fatto i complimenti dicendogli che per me lui è “il più grande scrittore veneziano vivente”
    così come
    “Franco Renzulli è il più grande pittore veneziano vivente. Lo conosce ?”

    “Sì, lo conosco, ha detto Arrigo. E’ vero”.

    Beh, detto da me forse conta poco,
    ma detto da lui è un gran bel riconoscimento.

  8. [...] occupati della sua ‘tola de spigolo’ o ‘portea’ a cui ho dedicato un altro testo http://www.francobellino.com/?p=1654 Renzulli portela e portela in [...]

  9. sergio spezi says:

    Renzulli : dei miei anni veneziani e scandìnavi lo ricordo ma lo conobbi appena. Conobbi meglio i suoi dipinti. . Nella raffica di ricordi si accoppia a Bobo Ferruzzi, Finn Nielsen, Moritz , Blaabjerg, e sulla laguna ai tempi di Romagna, Bepi Longo, Tancredi, Stowasser, gli acquerelli di Cherubini, e ai cioccolatini di Cominotto che da bimbo mi mangiavo con gli occhi alla Bevilacqua La Masa. Condivido la menzione al Nolde come colori e movimento. Non con Altri.

  10. Franco Bellino says:

    Grazie, Sergio.
    Grazie di avere letto e soprattutto di avere commentato.
    Come hai evidentemente ben capito tu (non tutti, peraltro)
    il mio scopo era proprio quello di suscitare ricordi e provocare commenti, anche in dissenso.
    Nolde, hai ragione, è inequivocabile, anche se non so quanto consapevole in Franco.
    Molti altri nomi li ho fatti proprio per aprire, come hai fatto tu, un dialogo e un ricordo di Franco.
    Lui – ne sono sicuro – si diverte un sacco dove si trova ad ascoltarci, anche se – come da vivo –
    non possiamo aspettarci da lui un commento più lungo di un : “Ho letto”.

    Solo che quel laconico commento era davvero molto molto eloquente.

    Franco

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