Una storia da pazzi. Una storia di pazzi.

Dichiaratamente pazzo era Hokusai, da cui inizia questa storia. Infatti lui stesso si firma Gakyorojin, il vecchio pazzo per la pittura.

Quando intorno al 1830-32 Hokusai crea per le sue 36 vedute del Monte Fuji la figura del bottaio, lo disegna all’interno dell’enorme cerchio della botte e poi sistema il sacro Fuji in un angolo in fondo. Ma poco dopo la sua geniale follia lo spinge ben oltre: nel foglio del bottaio, terzo volume delle 100 vedute del Fuji, l’uomo lo piazza in bilico, in piedi sulla botte e il sacro Fuji dove lo sistema? Dire in una posizione irriverente è dire poco. Passa qualche anno ed entra in scena un altro matto, questa volta un pazzo per la creazione di stupendissimi netsuke. Decide che Hokusai – uno dei grandi geni dell’umanità sicuramente ora in serena compagnia di altri vecchi pazzi come lui e prodigiosamente creativi fino alle ultime ore di vita: Tiziano e Picasso e Michelangelo che quasi novantenne distrugge uno splendido Cristo già terminato per inserire la nuova figura del Figlio letteralmente dentro il ventre della Vergine-Madre nella Pietà Rondanini (forse la ragione più valida perchè uno viva oggi a Milano) – decide che Hokusai merita un omaggio: il suo capolavoro di netsukeshi. E intaglia in avorio il bottaio. Un netsuke che, per capirne la vertiginosa follia, tu devi prenderlo in mano, guardarlo religiosamente da tutti i suoi mille punti di vista, e forse solo allora ti rendi conto che stai toccando con le tue dita qualcosa di più di un capolavoro: semplicemente un sogno folle reso realtà. Che questo pazzo netsukeshi sia effettivamente il Morita Soko a cui questo netsuke fu attribuito è in fondo irrilevante. A tali livelli di follia, pardon: a tali livelli di genialità il nome è una variabile irrilevante. Come nel piccolo uomo dentro la grande botte, è l’Umanità che trionfa. Arriva il momento di un ulteriore pazzo: si chiama Rino Tamanini. Vede il netsuke del Bottaio, non se lo lascia sfuggire e ne fa il gioiello della sua collezione. Ma oggi entra in gioco l’ultimo, ma forse penultimo folle: l’attuale possessore del netsuke del Bottaio. E’ Roberto Gaggianesi, un famoso Antiquario milanese che da decenni ama, colleziona e propone in tutta Europa splendidi netsuke. Roberto parla del suo “Bottaio” con parole appassionate. E poi aggiunge (questo non lo dice, ma gli si legge negli occhi): “Questo netsuke è una gioia. È una gioia guardarlo. È una gioia sfiorarlo. È una gioia, persino senza vederlo e accarezzarlo, è una gioia già soltanto sapere che c’è. Sarei un pazzo a venderlo. Dovrei trovare uno più pazzo di me”. Improbabile.

One Response to “Una storia da pazzi. Una storia di pazzi.”

  1. Scrivevo qui sopra : ” … Michelangelo che quasi novantenne distrugge uno splendido Cristo già terminato per inserire la nuova figura del Figlio letteralmente dentro il ventre della Vergine-Madre nella Pietà Rondanini (forse la ragione più valida perchè uno viva oggi a Milano) …..
    Oggi c’è un’altra ragione valida se non proprio per vivere, quanto meno per andare a Milano : il nuovo allestimento del Museo del Duomo. CIdeato con sincera passione come un percorso, come un film che si svolge davanti ai tuoi occhi con una sequenza di apparizioni emozionanti e indimenticabili (lo scultura costruttivista è in realtà l’antica struttura portante della Madonnina) ti abbaglia e ti accompagna fino al colpo di scena finale : il concorso per la quinta porta del Duomo, dove accanto al vincitore e pur splendido Minguzzi, scopri l’esplosione di creatività e genio assoluto del ‘perdente’ Lucio Fontana.

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