Putchu Guinadji. Solo posti in piedi !

Solo posti in piedi !

Bei tempi il cinema d’altri tempi.

Si entrava quando capitava. Spesso vedevi prima il secondo tempo e poi, dopo, l’inizio del film. Ma non faceva differenza : si capiva tutto lo stesso. Forse. L’importante era andare al cinema. E in sala si entrava anche quando alla cassa ti dicevano : “Solo posti in piedi”.

Relitti di un naufragio, emergono questi ricordi degli anni ’50 mentre rifletto sulla posizione di molti di questi minuscoli cavalieri  che da anni studio, colleziono e soprattutto amo.

Molto spesso infatti i cavalieri  Kotoko

non sono tanto a cavalcioni  della loro cavalcatura, con le gambe una di qua e una di là sui fianchi del cavallo,

ma sono ritti in piedi sulla groppa del cavallo o sulla sella.

Come mai ?

Non è certo incapacità dell’artigiano di rappresentare il cavaliere

con le gambe sui due fianchi del cavallo, tanto è vero che

almeno altrettante  sculture rappresentano il cavaliere correttamente in sella.

Allora perché molto spesso

il cavaliere Kotoko

è rappresentato in piedi ?

Ho ipotizzato  alcune risposte

e mi piacerebbe conoscere il parere di chi mi legge

su ciascuna di queste possibili spiegazioni.

(1)

La figura è in piedi perché il cavaliere in questo caso non rappresenta un uomo bensì uno spirito che si è impossessato, che ‘possiede’ un essere umano e lo spirito non cavalca  come gli umani. E’ in piedi anche per rendere immediatamente visibile la sua differenza dagli uomini e dalle donne.

Questa ipotesi però non regge perché se così fosse, non ci sarebbero sculture di altri cavalieri  Kotoko con lo spirito che monta correttamente, in sella o  a pelo, ma con le due gambe  regolarmente attaccate ai due fianchi della cavalcatura. E poi molto spesso il cavaliere Kotoko viene ‘indossato’ protetto e nascosto da un astuccio di cuoio, che lo rende per sempre invisibile a tutti.

(2)

La figura è in piedi perché questa posizione estremamente audace e acrobatica  vuole esprimere visivamente e sottolineare il dominio totale e l’assoluto controllo che lo spirito possessore ha sulla sua cavalcatura,  cioè sulla persona che lui ‘possiede’.

Questa risposta potrebbe reggere, ma dovrebbe essere confermata da un antropologo che abbia raccolto conferme sul campo.

(3)

La figura è in piedi perché, come ancora oggi in Nord-Africa, nei rodei del West, nei circhi, in Sardegna e forse persino tra i butteri della Maremma, un cavaliere particolarmente abile riesce a correre in piedi su uno o anche due cavalli affiancati.

Riuscire a farlo è una dimostrazione  di grande destrezza e coraggio : la “balentìa” che in Sardegna sanno dimostrare non solo cavalieri particolarmente coraggiosi,  ma persino i cavallini selvatici della Giara di Gesturi o ‘sa Jara Manna’.

Però anche questa spiegazione non regge perché non si vede come mai alcuni spiriti possessori, o alcuni guerrieri o eroi mitici o antenati  (a seconda di come si voglia interpretare la figura del cavaliere in questi minuscoli eppure monumentali gruppi equestri), ma non tutti,  sentano il bisogno di dimostrare le loro acrobatiche  doti di cavallerizzi.

(4)

La figura è in piedi perché  forse c’è una relazione, sinora sfuggita a tutti, tra le incisioni di Taouardei (Gao, Mali) e l’iconografia dei cavalieri  Kotoko.

Se uno sfoglia i due preziosi volumi di Giulio Calegari dedicati alle incisioni rupestri di Taouardei *,  le immagini di cavalieri ritti in piedi sulle loro cavalcature non si contano : nove  in ‘Taouardei’ e decine e decine in ‘Le incisioni rupestri di Taouardei (Gao, Mali) : problematica generale e repertorio iconografico’.

In queste incisioni rupestri il cavaliere appare in piedi sulla cavalcatura  solo perché, come suggerisce Calegari “.. in altri casi, su certi cavalli,  è stata in seguito disegnata la figura del cavaliere” (pagina 6 riga 14 dal basso) ?

Questo vorrebbe dire che l’artista del Sahara non poteva-o-non voleva rappresentare l’umano a cavalcioni  dell’animale ?  Se sì, perché ? E comunque questa ipotesi non spiega perché i cavalieri  Kotoko siano in piedi sulle loro cavalcature.

Chiedo : è pensabile, è ipotizzabile -

nonostante la grande distanza sia spaziale che temporale  –

un contatto visivo tra le due culture ?

Possono gli artigiani Kotoko

aver visto le incisioni rupestri o loro riproduzioni ?

Hanno forse subìto le stesse influenze (da Nord e/o da Ovest)

di popolazioni islamiche ?

E comunque, anche se così fosse :

perché queste influenze prevedono il cavaliere in piedi ?

Vorrei rivolgere questa domanda a quante più persone possibile : all’amico Gigi Pezzoli,  al grande collezionista e Kotoko-addict  Pierluigi Peroni, al ‘maestro’ Gérard Roso e a Giorgio Calegari in primis se è raggiungibile.

*

Giulio Calegari “Taouardei. Memoria di antichi cavalieri del Sahara” CSAA 1989

e ‘Le incisioni rupestri di Taouardei (Gao, Mali). Problematica generale e repertorio iconografico’ Memorie della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano – volume XXV – fascicolo I, marzo 1989

Giulio Calegari e Giovanna Soldini “Arte rupestre sahariana e popolazioni berberofone : le ultime espressioni figurative” in ’Dall’Archeologia all’Arte tradizionale africana” a cura di Gigi Pezzoli – CSAA 1991

5 Responses to “Putchu Guinadji. Solo posti in piedi !”

  1. Caro Franco,

    non sono in grado di rispondere alle tue domande e neppure confutare o confermare le ipotesi che proponi.
    Mi manca una conoscenza sul campo e certamente non mi sono letto tutti i libri che immagino avrai consultato.

    Posso però dirti qualche cosa frutto dei ricordi ormai lontani di quel viaggio di 30 anni fa nel nord Cameroun.
    a)
    i Kotoko erano islamizzati, secondo loro da molti secoli; i Kirdi (cioè gli animisti) li chiamavano con un nome tipo “Arab Shoua”
    (o qualcosa di simile) che comunque con “arab” alludeva alla loro fede (visto che sono assolutamente neri);
    b)
    in quell’area i contatti con i Touareg erano (immagino anche nel passato) tutt’altro che infrequenti
    visto che la siccità spingeva questi ultimi verso sud;
    c)
    nel sito di Taouardei le immagini di cavalieri sono riconducibili a popolazioni berberofone (cioè gli antenati degli attuali Touareg)
    in un momento di incipiente islamizzazione (che prelude alla sparizione della rappresentazione umana);
    d)
    alcuni motivi ricorrenti sui cavalieri Kotoko e cioè le “bandoliere” incrociate e il “velo” sulla testa
    sono singolarmente simili a immagini Touareg nelle quali il guerriero nasconde la sua presenza antropomorfa
    nascondendo il volto e geometrizzando la propria figura con bande incrociate di stoffa
    (cfr articolo di Giulio Calegari e Giovanna Soldini in “Dall’archeologia all’arte tradizionale africana pag. 19-35, CSAA 1992);
    e)
    mi pare quindi che la tua ipotesi (4) sia tutt’altro che peregrina, anzi una traccia da sviluppare.

    Quanto a Giulio, ci legge in copia e nessuno meglio di lui potrà darti qualche dritta sui cavalieri di Touardei.
    Ciao, Gigi

  2. Grazie, Gigi
    soprattutto le tue osservazioni sulla iconografia del cavaliere -
    ” .. e cioè le “bandoliere” incrociate e il “velo” sulla testa
    sono singolarmente simili a immagini Touareg nelle quali il guerriero nasconde la sua presenza antropomorfa
    nascondendo il volto e geometrizzando la propria figura con bande incrociate di stoffa..”
    mi sembrano rivelatrici e convincenti : è assolutamente vero !

  3. Caro Franco
    non essendo riuscito a sfuggire all’entusiasmo dei cavalieri che in piedi cavalcano, mi paleso e rispondo.
    Le ragioni che mi spingevano a sottrarmi a quesiti tanto impegnativi sono da ricercarsi in :
    1)
    un mio attuale desiderio di “dimenticare a memoria”,in particolare quello che ho scritto,
    per non arroccarmi su convinzioni troppo radicate ;
    2)
    la certezza di non possedere alcuna verità, soprattutto in presenza dei Kotoko di cui so ben poco;
    3)
    per non influenzare con interpretazioni personali il percorso delle intuizioni altrui.
    Dico questo perchè mi piacerebbe avere dei dati nuovi e oggettivi da offrire senza ricorrere a voli pindarici.
    Ad ogni modo, tenuto per le briglie, non mi sottrarrò alla riflessione.
    Riguardo a Taouardei, io dico chiaramente che “… su certi cavalli è stata in seguito disegnata la figura del cavaliere…”
    e mi riferivo, senza possibilità di dubbi, alle tecniche di esecuzione ed alle sovrapposizioni, non a problemi iconografici.
    Del resto è più che evidente che nelle incisioni di Taouardei il cavaliere è quasi sempre figurato
    come se cavalcasse in piedi, sia il cavallo che il dromedario.
    La rappresentazione della figura umana, in quel sito, è così schematica che sembra posta come uno stampino per rappresentare l’uomo (in quei casi il cavaliere) forse nella sua interezza per evidenziarlo. Che poi si tratti di una cavalcata acrobatica di abilità e coraggio, come ho visto fare tante volte nelle “fantasie” magrebine dove i cavalieri arrivavano cavalcando in piedi, sparando
    per dimostrare la loro capacità guerresca, non lo posso escludere: a Taouardei i cavalieri berberofoni dimostrano dalle incisioni
    di voler esibire la propria presenza e forza e un’esibizione del genere potrebbe starci.
    Io non penso però ci sia un riferimento a mondi metafisici anche se ogni azione estrema (basta pensare a certi sport)
    nasconde un contatto con un mondo invisibile.
    Non posso dire nulla su un eventuale contatto con i Kotoko, anche se nell’area sub sahariana
    il cavallo può aver dato origine a modelli di pensiero con una radice comune elaborata dalle varie culture.
    Credo che su altre iconografie rupestri di questo momento tardivo, anche se con meno frequenza,
    si possa trovare la cavalcata in piedi di Taouardei.
    Dove invece, ma siamo in tutt’altro momento e area geografica, ho trovato delle cavalcate misteriose
    (antropomorfi che cavalcano animali da cui escono raggi) è la grotta di Sullùm Ba’atti, in Eritrea,
    ma è tutta un’altra storia che prima o poi cercherò di raccontare.
    Consapevole di non essere stato esaustivo, essendomi limitato ad alcune riflessioni sulle poche conoscenze in mio possesso,
    auguro di continuare la ricerca, ricordando che ogni idea che porta nuovi suggerimenti contribuisce come minimo
    a tener vivi e attualizzare gli antichi saperi e la loro verità poetica.
    Cordialmente, Giulio Calegari.

  4. Gigi Pezzoli says:
    April 2, 2011 at 2:03 pm

    Caro Franco,
    ti allego la poetica interpretazione di Giulio Calegari sui cavalieri in piedi sui loro destrieri :
    “Credo sia difficile raggiungermi. Cavalco in piedi, posseduto dal mio spirito guida e mi allontano…”
    Ciao, Gigi

  5. Henry Tourneux says:

    Vos cavaliers kotoko ne sont pas plus kotoko que n’importe quoi. Comment voudriez-vous que ces objets (qui existent aussi chez les Kotoko) portent un nom peul (pucci ginnaaji) s’ils étaient exclusivement kotoko ?

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