A Venezia ci si maschera. A Siena ci si veste.

Siena e Venezia sono le due città più belle del mondo.

Posso dirlo perché ci ho vissuto per anni.

In questi giorni di Carnevale una differenza tra Siena e Venezia –

preziosa per capire le due città, ma difficile da cogliere – salta agli occhi.

A Venezia ci si mette in maschera.

A Siena ci si veste.

Non l’aveva capito il simpatico idraulico brianzolo che saputo che da Milano ci trasferivamo a Siena, disse :

“ Siena ? Ah sì, ci sono stato. Ero in quella piazza che sprofonda

e a un certo momento sono saltate fuori le maschere !”.

 

Le maschere ? ! ?

Un senese lo avrebbe azzannato alla giugulare.

Io lo avrei abbracciato

Le sue innocenti parole mi avevano illuminato.

Enzo ok

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Venezia ok

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Venezia ci si mette in maschera.

A Siena ci si veste.

A Venezia scegli tu se metterti in maschera.

A Siena altri ti scelgono per vestirti, se ne sei degno.

A Venezia quando ti metti in maschera, tu rappresenti un personaggio.

A Siena quando ti vesti, tu rappresenti un popolo.

A Venezia mettersi in maschera è un gioco.

A Siena vestirsi è un atto estremamente serio.

Venezia è in maschera.

Siena è vita.

 

 

 

Da quando è iniziato Carnevale volevo pubblicare questa riflessione. Mi mancava un pretesto.
La straordinaria foto qui sotto, di cui ringrazio Pierangela Fiorani al timone de “La Nuova Venezia”,
è più che un pretesto : è un gioiello di raffinato umorismo da ritagliare e conservare negli anni :

vigili maschera jpeg

Il Carnevale 2017 ci regala la maschera più elegante e più simpatica e più divertente di tutta Venezia. E senza dubbio anche la più dolce : il carissimo e mitico pasticciere Paolo che ci dimostra non solo che la classe non è acqua, ma può essere addirittura dolcissimo zabaione :

Paolo in maschera

 

15 Responses to “A Venezia ci si maschera. A Siena ci si veste.”

  1. Dedico questa mia dichiarazione d’amore per Siena
    a 3 persone che mi hanno fatto amare questa realtà unica al mondo :
    ad Alessandro Falassi, che quando venimmo ad abitare su Piazza del Campo,
    mandò dei fiori a Giovanna con queste parole : “Bentornati a casa !”
    a Enzo Luppoli e Enrico Toti che in soli 56 anni ci hanno amorevolmente accompagnati
    a farci accettare in Contrada e avvicinati a capire un poco, solo un poco, la magia di Siena.

  2. A Siena “non ci si mette in costume” : ci si veste.
    Ne hanno scritto anche Giorgio Batini :

    «… quando un senese dice “oggi mi vesto…” e indossa il costume della propria Contrada,
    lo dice con l’aria di quello che un momento prima era nudo, girava nudo per la città. … »

    .. e Carlo Cassola, che pure parla di ‘costume’, ma ha capito lo spirito del ‘vestirsi’ :

    «… ovunque circolavano uomini, giovani e ragazzi di costume… Due giovani in costume ci venivano incontro diritti e disinvolti. Probabilmente se ne tornavano a casa a far colazione. Nelle loro facce e nel loro modo d’incedere non era possibile scorgere traccia alcuna di imbarazzo o di disagio, come accade invece a chi vada in giro mascherato e senza tutta la precarietà e l’inutilità della mascheratura. Le calze lunghe attillate, i calzoncini a sboffo, il giubbetto variopinto, lo stravagante copricapo non pesavano loro come qualcosa di appiccicaticcio e di posticcio. I giovani si sentivano perfettamente a loro agio in quei panni. Apparivano consapevoli di adempiere a una funzione sociale utile e necessaria ed erano lieti di essere stati scelti per sostenere un ruolo certamente ambito da molti, da tutti i loro coetanei… ».

  3. maurizio masini says:

    Le osservazioni di Franco sono sempre illuminanti. Quello che quotidianamemte è sotto i nostri occhi a volte può essere visto da un altro punto di vista, la prospettiva di chi oltre ad osservare riflette e prova a dare un senso a tutto quello che a volte “un senso non ce l’ha”
    Grazie Franco

  4. Enzo says:

    Adoro Venezia, la sua grande storia, il divertimento che ha sempre dimostrato nel suo modo di essere e sentire. Oggi dove sono i veneziani ???
    La differenza forse sta in questo commento. Si conosce una Venezia aggredita dai visitatori di tutto il mondo e per questo, forse,
    costretta ad essere usata e non goduta da tutti.
    Le maschere non sono solo il carnevale, sono in realtà coloro che accettano di essere comprati e usare la tradizione del carnevale
    in una maniera fuori luogo tutto l’anno. Questa mia impressione è dovuta dal fatto che pur avendo vissuto solo qualche giorno a Venezia,
    la città più che la sua gente mi è rimasta nel cuore e ho sempre affermato che se non fossi nato e vissuto a Siena sarei voluto essere veneziano.
    Per quanto riguarda la città di Siena, il paragone con Venezia è assai ardito, le nostre monture e non costumi
    le indossiamo nel Campo e solo in particolari occasioni, quelle più vicine al nostro modo di essere e sentire.
    I costumi non sono tali da poter fare paragone, però caro Franco capisco quello che tu dimostri con questa tua valutazione
    che è come sempre dalla parte senese. I Luppoli insieme anche a Pepe vi salutano e vi abbracciano.
    Enzo

  5. Franco Bellino says:

    La foto dell’alfiere dell’Oca nel testo qui sopra presenta Enzo Luppoli.
    Non ho mai visto nessuno in Piazza girare la bandiera con tanta sensibilità ed eleganza.

  6. Franco says:

    E, dopo tutto, che cos’è una bugia ?
    E’ solo la verità in maschera.

    Lord Byron aveva capito tutto.

  7. Franco Bellino says:

    Il Palio di Siena a Venezia.

    Amo Venezia e amo i Senesi.
    Però non riesco a far amare la mia Venezia ai miei amici senesi.
    Oggi proverò a parlare di Venezia ai miei amici senesi in un linguaggio che solo loro possono capire.

    I miei amici di Siena arrivano a Venezia (in auto, bus o treno), si incolonnano in gregge verso san Marco,
    poi vagolano tra Rialto e i Frari e la Salute. Esausti si riposano dove capita, mangiano male, si fanno derubare
    e ripartono delusi da Venezia, felici di ritrovare al più presto la loro bellissima città.

    Cercare di spiegare ai miei amici senesi che Venezia è città nata sull’acqua,
    che vive sull’acqua e che DEVE essere vista dall’acqua è impresa disperata. Ti guardano, ti ascoltano, non capiscono.

    Li dissuade più che l’atavica paura del contadino per il mare – paura che il senese non conosce –
    la pragmatica considerazione che per vedere Venezia come va vista, dall’acqua e non camminando,
    si dovrebbe prendere la gondola, il taxi, il barchino o il vaporetto. E tutti questi natanti costano.
    Mentre camminare si cammina gratis.

    Magari per vincere il Palio i mei amici senesi si svenano e si indebitano per migliaia di Euro, ma per vedere Venezia no : risparmiano.

    Perciò i miei amici senesi vengono a Venezia e poi ne ripartono
    senza aver fatto almeno 10 volte da un capolinea all’altro (da Piazzale Roma al Lido e ritorno)
    in tutte le ore del giorno e della notte, in tutte le stagioni dell’anno,
    in tutte le condizioni meteo (alba, tramonto, nebbia, pioggia, neve) il percorso unico al mondo del Canal Grande.
    E se pernottano, ripartono senza aver vissuto almeno qualche ora
    in un palazzo con le finestre che si affacciano sullo smeraldo del Canal Grande.

    Ostinandosi a non guardare Venezia dall’acqua, i miei amici senesi non vedono Venezia,
    non capiscono nulla della magia del rapporto che ognuno di noi “veneziano”
    (“veneziano” sia perché c’è nato, sia perché ha il privilegio di viverci anche soltanto per qualche ora)
    ha con l’acqua e con la luce e con i mille riflessi che luce ed acqua mettono ogni istante in scena per te.

    Però i miei amici senesi capiscono il Palio : lo amano, lo vivono e lo fanno vivere da secoli.
    Allora carissimo amico Contradaiolo, immagina questo : oggi è il giorno del Palio. E’ il 2 luglio o il 16 agosto.
    Tu stai parlando ad uno che viene da fuori e che ti chiede come vedere, come capire, come vivere il Palio.

    Tu gli dici : “Ascolta, il Palio si corre stasera. Per vederlo bene dovresti pagare un terrazzo o un palco.
    Sì, puoi vederlo anche da Piazza, senza pagare, ma da un palco è un’altra cosa.
    Però per risparmiare tu fa come ti dico io. Non andare in Piazza stasera, risparmia i tuoi soldi. Sai che fai ?
    Il giorno del Palio vai in Piazza la mattina presto e ti vedi la “provaccia”. E’ come il Palio :
    la Piazza è quella, i cavalli sono quelli, anche i fantini ormai sono quelli. C’è la mossa, c’è il mortaretto … hai visto il Palio !”.

    Non dico di vedere almeno una delle altre 5 prove che pure qualcosa del Palio già ti mostrano, dico proprio la “provaccia”.

    La “provaccia” è il Palio ?!?
    Le vedo le facce dei miei amici senesi : inorriditi !
    Ecco : la faccia dei miei amici senesi mentre dicono o ascoltano che vedere la “provaccia” è come vedere il Palio,
    è la stessa mia faccia quando li sento dire che sì hanno camminato tanto e hanno visto Venezia.
    No : se hanno “camminato tanto” avranno visto calli, campi, anche chiese stupendissime e musei
    e la Piazza (bella quanto, anche se totalmente diversa, tutta eleganza qui, tutta emozione là, Piazza del Campo)
    avranno visto vetrine e ogni tanto scorci magici, ma non hanno visto Venezia.

    Venezia si vede solo dall’acqua.
    Come il Palio si vive solo al tramonto.

  8. Franco says:

    E’ Carnevale.
    Per le calli di Venezia girano stupende maschere, curate nei minimi dettagli
    come neanche Milena Canonero per Kubrick o Piero Tosi per Visconti.
    Ieri però passa in calle una ragazza veneziana, carina, vestita normale, come tutti i giorni.
    Vede sulla porta di una bottega un amico e lo saluta : “Ciao, Andrea”.
    E lui fulmineo, cinico e geniale : “Ciao. Complimenti per la maschera !”.
    Complimenti per la maschera ?!?
    Credo che la ragazza non si sia ancora ripresa.
    Forse sta meditando di pugnalare Andrea alle spalle in una notte senza luna.
    Poco più in là infatti pugnalarono Paolo Sarpi.

  9. Sono una contradaiola della Selva, nonché appassionata di folklore.
    Volevo dire che condivido pienamente la considerazione sul significato di monturarsi (cioè vestirsi con la montura, il “costume” rinascimentale in uso in certe occasioni nelle Contrade), ma non condivido il paragone tra il Palio e il carnevale di Venezia per la semplice ragione che il Carnevale fin dal Medioevo e in tutti i luoghi è associato alle buffonerie, agli eccessi grotteschi e al rovesciamento dei ruoli (tra uomini e donne, servi e padroni, laici e religiosi, nobili e plebei ecc). Il mascherarsi è quindi parte integrante della tradizione carnevalesca proprio nel significato di recitare una parte normalmente opposta a quella assegnata dalla società, tanto quanto il monturarsi è connesso al Palio (ovviamente con tutt’altro significato). Infatti anche a Siena ci si maschera a Carnevale, che però ha un ruolo marginale nella vita cittadina. Insomma è proprio diverso il SIGNIFICATO PROFONDO delle due tradizioni, entrambe con vari secoli di storia alle spalle (il carnevale a Venezia è la principale festa cittadina fin dalla seconda metà del Cinquecento). Il paragone semmai andrebbe fatto tra l’importanza che ha per un senese monturarsi e l’importanza di partecipare al corteo in costume della Regata Storica per un veneziano. E qui ovviamente non credo ci sia nemmeno da discutere :-) esattamente come non c’è paragone tra l’importanza che assume il Carnevale per un veneziano rispetto a un senese.

  10. Franco Bellino hai fatto un paragone stupendo!

  11. Bravo Enzo infatti il paragone non regge perché sono due feste diverse, con significato intrinseco molto diverso: a Carnevale a Venezia (come in tutti i luoghi da secoli) si ribaltano i ruoli e si assume una parte, a Siena il Palio celebra (non rievoca!) la gloria e il prestigio della città.

  12. Franco says:

    Grazie, Elena : dici esattamente quello che io volevo dire. Però lo dici molto meglio di me. :-)

  13. Scrive Elettra :
    A Venezia l”acqua cancella le memorie del presente per ricongiungerle ad un unico passato,
    in cui si intravedono costumi autentici come dei Castellani e Nicolotti… Persi dal tempo e resi immortali.
    In Siena scorre una linfa vitale sotterranea, generatrice di vita e passione e materia,
    senza tempo, costantemente dinanzi a noi come un infinito presente.
    La maschera per celare un’identità e darsi al mistero
    e la montura per confermare l’orgoglio di identità perpetua e un’appartenenza con radici di sangue….
    Due dimensioni di spirito e materia, ideali per chi ha il privilegio di capire entrambe.
    Grazie per avermelo ricordato!

  14. Bellissime parole che nascono da pensieri profondi e da una grande sensibilità, Elettra.
    Vorrei averle scritte e pensate io, ma non ci sarei mai arrivato
    e per questo ti sono grato per averle pensate e scritte qui tu.

  15. Ho parlato a lungo di Siena qui sopra.
    Ritrovo oggi queste righe, troppo belle per non condividerle :

    “Ma alla fine dei miei giorni vorrei rifare a piedi la strada da Monte San Savino a Siena,
    costeggiare quella campagna d’olive e d’uve, di cui risento l’odore,
    vedere allora sorgere Siena nel tramonto con i suoi minareti,
    come una Costantinopoli di perfezione,
    arrivarci di notte, senza denaro e solo,
    dormire vicino a una fontana
    ed essere il primo sulla piazza del Campo in forma di palma,
    come una mano che offre ciò che l’uomo, dopo la Grecia, ha fatto di più grande…”.

    [Albert Camus, Taccuini giovanili]

    Camus stupendo. Ti consiglio anche l’arrivo a Siena di Lorentino
    alle pagine 142-145 di “Padroni e Servitori” di Pierre Michon : indimenticabili.

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